QUADRI

 
 
 

Edvard Munch nasce  nel 1863 in una cittadina nei pressi di Oslo da una famiglia benestante. Purtroppo a causa di un’epidemia di tubercolosi, la famiglia viene decimata e ridotta in povertà. Questi eventi lasciano un’impronta indelebile nella mente e nella sensibilità di Munch.

La sua bravura nel disegnare gli procura amicizie da parte di pittori norvegesi. Gli vengono organizzate mostre che tuttavia non riscuotono particolari apprezzamenti da parte del pubblico. Nel 1989 con una borsa di studio si trasferisce a Parigi. Qui viene attratto dal modo di dipingere degli impressionisti francesi, soprattutto Van Gogh e Paul Gauguin. In quel periodo scrive il Manifesto di Saint Cloud col quale prende le distanze dal naturalismo.

All’inizio degli anni Novanta abbandona le sperimentazioni nel linguaggio puntillista e divisionista per affacciarsi nell’ambito del movimento simbolista.

Dal punto di vista psicologico in Munch cominciano a manifestarsi i segni di una malattia mentale di natura depressiva, che vengono espressi in molti dei suoi quadri di quel periodo. Scrive: «Io cammino lungo un sentiero stretto. Da un lato un precipizio scosceso, un abisso dal fondo senza fine, un fondo di profondità abissale. Dall’altro i prati, le montagne, le case, la gente. Io cammino e vacillo su questo crinale.»

Sono di questo periodo quadri violenti, come l’Urlo, e nello stesso tempo riaffiorano i ricordi dell’infanzia e della morte che ha decimato la famiglia che si esprimono in quadri di intensa depressione.

Il pittore si trasferisce a Berlino dove frequenta circoli di intellettuali. Comincia a esporre in mostre, dapprima contestate, ma che successivamente, a partire dall’inizio del Novecento, gli creano un’aura di sempre maggiore notorietà.

Assieme alla notorietà, si manifesta in modo sempre più pesante la sua depressione, in questo periodo aggravata dall’abuso di alcol.

La sua ricerca pittorica non si arresta, fino al 1908, quando, in seguito ad una grave crisi viene ricoverato in una clinica psichiatrica con la diagnosi di “disturbo depressivo con spunti paranoici complicato da una dipendenza alcolica”. Vi rimarrà per otto mesi, e continuerà a dipingere, uscendo tuttavia da quelle espressioni nelle quali in passato la depressione lo costringeva.

Negli anni successivi Munch tende sempre di più a isolarsi. Si ritira nella sua tenuta di Ekely, in Norvegia, a poco distanza da Oslo, dove raggiunge una serenità che pervade il suo modo di dipingere. I suoi quadri raggiungono un successo sempre maggiore e il governo lo nomina cavaliere con la Gran Croce dell’ordine di sant’Olaf.

Negli anni della seconda guerra mondiale la Norvegia subisce l’occupazione tedesca. I nazisti considerano i quadri di Munch un’arte degenerata, e cercano di disperderli. Il pittore si rifugia in un rigido isolamento.

Munch muore in solitudine nel gennaio del 1944 all’età di 81 anni, lasciando le sue opere in eredità al comune di Oslo.

EDVARD MUNCH