OPERE

 
 
 

Nasce a Piacenza il 17/7/1895.

I suoi famigliari sono poveri artigiani, costretti a emigrare, per un breve periodo, in Argentina. Osvaldo è un ragazzo molto esuberante e gli viene dato come soprannome “il Terribile”, soprannome di cui egli farà tesoro e lo porterà con sé tutta la vita, firmandosi nelle sue opere BOT, ossia Oswaldo Barbieri Terribile.

Precocemente, nel corso della sua vita si dedica alla pittura e alle arti figurative. Il suo maestro è un celebre pittore piacentino vissuto a cavallo del XIX e XX secolo: Francesco Ghittoni.

Politicamente “interventista”, Osvaldo si arruola volontario  nella Grande Guerra, e rimane ferito sull’altopiano del Carso.

Al suo rientro in Patria, dopo un primo periodo dedicato alla pittura  figurativa e naturalistica, nel 1925 sposa una sua modella, Enrichetta, e si dedica a opera di ispirazione futurista e di ferroplastica.

Nel 1928 conosce Tommaso Marinetti che lo apprezza e lo iscrive d’autorità al movimento Futurista. Ciò lo coinvolge politicamente nello scontro fra Futuristi (guidati da Marinetti) e Novecentisti (guidati da Margherita Sarfatti) per conquistarsi la supremazia nell’arte legata al fascismo. In questo periodo partecipa a mostre importanti, fra le quali si devono ricordare due edizioni della Biennale di Venezia (1930 e 1932), e esposizioni a Parigi, Monaco e Roma.

Nel 1934, in concomitanza con la “conquista di un Impero”, spinto dall’amicizia con Italo Balbo, si dedica all’Africa, e molte delle sue opere dal 1934 al 1940 sono dedicate a immagini provenienti da quella terra.

Nel 1938 si apre la frattura con Marinetti, che vorrebbe un più stretto legame del pittore piacentino col futurismo, mentre BOT non abbandonerà mai , assieme a opere futuriste, l’aspetto figurativo e paesaggistico nei suoi quadri.

Dal 1940, nel corso della seconda guerra mondiale riprende uno stile prevalentemente naturalistico, improntato tuttavia a toni cupi e desolati. Di questo periodo sono le “Casacce”,  figurazioni che richiamano le distruzioni e le macerie provocate dai bombardamenti.

Nel dopoguerra la sua fama d’artista decresce grandemente, mentre si apre per lui un periodo di pesante indigenza. In questo periodo, tuttavia, realizza alcune opere che oggi vengono annoverate fra i suoi risultati più importanti: opere soprattutto in ceramica. Nel 1951 partecipa alla Quadriennale di Roma, dove viene pubblicamente apprezzato da Lucio Fontana.

Alla fine degli anni Cinquanta la sua salute declina rapidamente, e questo lo costringe a interrompere la produzione artistica. La morte sopraggiunge nel novembre del 1958.

 

OSVALDO BARBIERI (BOT)