SCULTURE

 
 
 

Piacenza è una città militare e contemporaneamente una città di devozione. Le aree occupate dall’Esercito hanno impedito il divulgarsi della speculazione edilizia, per cui il centro storico della città è ancora in gran parte conservato nella sua struttura storica. L’atteggiamento devozionale ha riempito la città, soprattutto appunto il centro storico, di chiese, oggi in buona parte sconsacrate, che vengono utilizzate per mostre o come teatri o come sale per uso collettivo, etc.

Percorrendo quasi quotidianamente via Nova, passavo davanti alla facciata di una di questa chiese, la chiesa del Carmelo, il cui portale rigorosamente chiuso mi sollecitava una certa curiosità.

Qualche giorno fa la mia curiosità è stata esaudita. Il portale era aperto. Ho così interrotto per un attimo il mio solitario percorso e sono entrato. Oltre alla bellezza, purtroppo decisamente in decadenza di uno splendido interno, quello che ha attirato anche la mia attenzione è stata una mostra di piccole ma simpaticissime sculture, una quarantina, distribuite nello spazio centrale e ai lati, dov’erano le cappelle.

Si tratta della esposizione delle sculture di Paola Foppiani, la figlia del pittore piacentino fra i più rinomati. Ho avuto occasione di incontrarla e di chiederle informazioni su questa sua attività, che mi è sembrata degna di grande attenzione e interesse, e di fotografare gli oggetti esposti.

La produzione artistica, il modo di fare “arte” è, per un vero artista, il modo di esprimere la propria identità. Che cosa ha spinto Paola a dedicarsi a questo tipo di scultura? La sua risposta mi ha convinto: “Io sono la mia scultura; io sono quei personaggi, quelle forme, quegli oggetti che vedi. Io sento assieme a loro, in loro, il dolore, il piacere, la gioia, la speranza, il modo di vivere.” E i diversi titoli, scritti a mano su un cartellino posto accanto alla figura sembrano proprio confermare questo aspetto.

Paola, nata nel 1966, ha cominciato a lavorare, “mettere le mani nel fango” come dice lei, nel 2002 (o per lo meno questa è la data che appare nelle opere più antiche presenti nella esposizione). Ha esposto in diverse sedi, fra cui le ultime due a Palazzo Farnese nel 2015 (titolo della mostra “Dialogo tra figure”) e al Castello di San Pietro in Cerro nell’ottobre del 2018. Tutte le sue sculture sono in terracotta e argilla. “Ho trovato nel fango l’anima e le mani l’hanno aiutato a pulirsi” è il messaggio scritto sul manifesto che annuncia l’esposizione.

Questo mi ha fatto pensare subito che Paola non è solo una “scultrice”, ma anche una poetessa: anzi un’artista che pensa in linguaggio poetico le sue sculture. Ecco alcuni suoi versi che mi ha permesso di riprendere e riportare.


TEMPO MAESTRO

Il tempo che vivo

mi passa Addosso

Ed io lo lascio fare

Sarà lui

Padrone del mio corpo

Lui Sì è un grande ...
E sa cosa fare di me.


VISO
Dolcezza d’un viso
Fierezza d’un viso
Bellezza d’un viso
che un uomo non ha...
E adesso aspetti
che qualcosa arrivi e ti porti

con sé
(vi conoscevate già) tu lo Sai.

Lui ancora
no.


GENESI
Leggerezza e dolcezza ed esci tu...

Eccitamento e Frenesia e Arrivi tu...

Ti faccio il naso, le Mani, gli Occhi...

No, gli occhi te li faccio 100 volte...

Poi sei stanca...
(O superba)
Tu mi dici chi vuoi essere.

Tu hai paura dell’altro perché hai paura di te.


TERRIBILE FANGO

Non sporcarti
Non sporcarti
ci insegnano...

ma come potevo non farlo

da Bambino tantomeno

Adesso

Tu sei
quella che resta

di me
quando io
me ne vado.


Per leggere altre sue poesie vai al sito:

http://www.dicoseunpo.it/Poeti/Voci/2019/5/27_PAOLA_FOPPIANI.html

 

PAOLA FOPPIANI