Il triplano sorvolò i pioppi e con dolcezza

si posò sul prato di betulle (o cipressi nani?)

le sue lamiere rosso lucenti sfolgoravano al sole

il suo motore ritmava armonioso il silenzio

della campagna

poi improvvisamente di alzò

e volò via simile a una farfalla

era primavera




piovve per molte ore

solo a pomeriggio inoltrato

il cielo si aprì

e in quella azzurra breccia

che si andava sempre più estendendo

apparve il triplano

simile    (colore a parte)

a un grande rosso condor della Ande

Corrado Costa notre frère imaginaire

volò via  inseguito da una gru spaventata




stanotte mentre il secondo pilota stava dormendo

spinto da una passione irresistibile

                 ho preso possesso del triplano

ho accarezzato il suo liscio timone di direzione

e abbracciato la fusoliera

infine ho sganciato la cerniera della copertura di plastica

       e ho preso tra le mani

       il morbido rotondo imbottito volante




abbiamo trascorso una magnifica domenica

il secondo pilota io e il triplano sorvolando il deserto




il triplano questa mattina fa strani rumori

       pare sia il circuito elettrico

       nessuno ha più voglia di parlare




il fiume sotto sembra un serpente argentato

mi giro verso il mio collega di bordo

«come carta stagnola» dice




stanotte il mio collega ha sognato Marilyn Monroe

erano insieme sul triplano

il vento le scompigliava i capelli

    le sollevava la veste leggera

lui voleva toccarle le coscie e lei rideva come una pazza




a mente serena tutt’e due siamo convinti

che le donne fanno bene a portare

avanti le loro istanze liberatorie

        fatto sta che donne in triplano non ne abbiamo mai viste!




un giorno sorvolammo Cipputi

era presbite  si tolse gli occhiali

« l’occhio vigile dell’Avvocato vola sicuro »




ieri siamo stati individuati da un emiro

            (è passato in elicottero)




l’altro giorno ero in crisi

              (avevo appena finito di leggere alcune pagine

             di un Nouveau Philosophe)

e ho domandato al mio compagno;

« è giusto che noi ce ne stiamo su questo cazzo di triplano

   mentre sotto avviene quello che sappiamo tutt’e due? »

lui si è girato

e lentamente come se parlasse a una scolaresca di bambini

          « perché là sotto fino adesso cosa abbiamo fatto? »




quando (nome) Marconi (  detto anche Der Blaue Reiter  )

vide il triplano

fermò il suo cavallo   (  il cavallo fece ih!ih!ih!ih!ih!  )

trasse un sigaro di tasca    l’accese

e aspirò due profonde boccate

          il vento gli soffiava alle spalle

          sembrava Clark Gable




«chi inviteresti a una gita in triplano?»

                   mi dice il mio collega

« Sofia Loren » ho risposto

questa notte l’ho sognata

tenevo le  sue tette calde e pesanti nelle mani

(non pensavo avesse capezzoli così grandi e bluastri)




Armando Marocco si disinteressa dei triplani

ha troppe cose da fare

in this moment sta dipingendo forse la sua opera

migliore:  «Les Demoiselles d’Avignon»

        e poi è tutto preso da Olimpia

la sua ultima amante    (fa la modella da Manet)




« in fondo in fondo noi due se fossimo D.C.

   saremmo icariani » ho detto l’altro giorno al mio amico




quando vide il triplano Vittorio Fagone

       si trovava in aperta campagna

vestito da esploratore  (ma carico di bombe)

con aria annoiata osservò lo strano oggetto e disse:

                             «dilettanti!»

subito dopo si introdusse nella fitta boscaglia

     quella notte avremmo avuto il colpo di Stato Linguistico

                 (se gli andava bene)




quel giovedì d’agosto

Ersi alzò gli occhi al cielo stellato

          ohh! guarda          Orione il cacciatore

(felicissimi sparimmo in proiezione ortogonale

  rispetto all’asse longitudinale del Partenenone)




mentre sorvolavamo le Alpi francesi

notammo il Fausto impegnato a scalare il Galibier

sentivamo il sibilo dei raggi delle ruote Universal  (zzzimmmm)

  il mio amico aveva gli occhi lucidi

« è un film di Francio Ford Coppola » disse




quando ci rovesciammo con il triplano

vedemmo sopra le nostre teste un prato

da cui non proveniva alcun rumore

(   )  dentro un sole così bianco da darci il capogiro


Testi Triplano 2°

Lettera ad Adolgiso