TRITTICO DELL’INFANZIA

 
 


 

CENTRO PSICOPEDAGOGICO

Inaugurazione pubblica dell’installazione realizzata da William Xerra

Sabato 30 aprile 2016 ore 16

Via Campagna, 83

PIACENZA

Con “Palla e Girotondo” i bambini al potere

Inaugurati i due nuovi mosaici di Xerra, omaggio di Novara al rione di San Sepolcroo


      Di bambini se ne vedono ben pochi nell’anziana e nobile via Campagna, rione tra i più popolosi negli anni ’60. Solo il Centro Psicopedagogico (Cpp) che fa angolo con via San Sepolcro, tiene alta la bandiera dei giochi di una volta, eco lontana di una scuola di vita utile a misurare le forze, il coraggio e la furbizia, la generosità e il talento insieme agli amici.

      Il Centro lavora ancora con e per i bambini, richiama esperti da tutto lo Stivale e ieri ha regalato a quel lembo di città antica tra la chiesa del Tramello e l’Ospedale vecchio due nuove opere d’arte pubbliche, visibili a chi passa per via. Si completa così il Trittico del Gioco Infantile dopo il primo mosaico intitolato “Cielo”, collocato nel 2009.

      I nuovi lavori spiccano sulla parete color mattone dell’edificio, un palazzo del cinquecento dove ha sede il Centro. Sono firmati ancora dall’artista William Xerra, tradotti in mosaico da Dino Maccini su idea di Daniele Novara che ha fondato il Cpp.

      Tanti amici, amici e abitanti di oggi e di ieri di San Sepolcro non hanno mancato alla scopertura delle due opere ispirate al gioco della “Palla” (un pallone dorato balza in alto inseguito dalla mano che lo ha lanciato) e di “Girotondo” (bambini sullo sfondo di un mappamondo da cui si stacca un arcobaleno e la scritta “Vive”). Molto più chiaristi rispetto al primo mosaico di fondo scuro, le opere, di segno delicatissimo, insieme suggeriscono un distacco dalla terra e una salita che profuma di utopia.

     Novara, in veste anche di mecenate, racconta la sua storia che si intreccia con quella del quartiere e con la crescita del Cpp, parla dei giochi esposti, “Cielo” ha origini antichissime, ne furono trovati esempi in Mesopotamia. I lavori «sono un piccolo sogno che si realizza», affidati all’idea creativa «del più grande artista piacentino». I giochi di una volta conservano un senso di sorpresa che i videogiochi non hanno, incapaci di forgiare quel «pensiero magico» così utile ai bimbi. Una città si misura su due pilastri, dirà Novara: il benessere di bambini che la abitano e la bellezza dell’arte quando esce dall’ombra.

     Il sindaco Paolo Dosi annuisce: «Si passa davanti ogni giorno a cose splendide» quasi senza più vederle e poi ringrazia Novara per l’aver dato valore a un pezzo di storia piacentina.

     Xerra ricorda quando, mezzo secolo fa, si giocava scalzi in piazza Duomo, e in quanto ai lavori, di come ricerchino l’estrema semplicità, mossi dai ricordi della moglie Rosalba che abitava da quelle parti. La palla in volo suggerisce la sospensione di un’azione dinamica, «una pausa di infinito» che resta dentro.

      Parlano l’ex direttore di Libertà, Gaetano Rizzuto, gli artisti Franco Scepi e Alberto Esse, Carla Danani, docente di filosofia morale, l’urbanista Lorenzo Spagnoli, Rosalba Xerra e Dino Maccini, il prete ortodosso Padre Iurie («Lavoriamo insieme per i bambini»), Paolo Ragusa del Cpp, il capocronista di Libertà Giorgio Lambri, il regista Francesco paladino («sembra che quella palla rompa un vetro a Novara…», Ivano Fortunati, maestro della banda Ponchielli (ci sfidavamo a biglie con quelli di via Borghetto e viale Malta»). L’attore Gianni Schicchi, con il Fez in testa si commuove: «Ci sentiamo tutti bambini», l’assessore Giulia Piroli spezza una lancia per uno sguardo diverso sul gioco infantile che spesso viene visto come «disturbo».

      Invece è un piacere enorme per tutti assistere, di lì a poco, ai giochi di un tempo davanti a San Sepolcro. Fantastici, portati da “Truccioli Monelli” calamitano bambini e genitori. Ci sono fucili all’elastico, il ciclotappo, biglie a quadrato, la corsa con i sacchi, il telefono senza fili. Ma su tutto e tutti vince la cerbottana. E nell’andarcene sentiamo un sibilo vicinissimo.

Patrizia Soffiantini

Libertà, 1 maggio 2016