Archivio di dicembre 2006

Aida alla Scala

giovedì 14 dicembre 2006

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Rappresentazione del 14 dicembre

Questa rappresentazione dell’Aida alla Scala ha richiamato in modo alquanto prepotente, ma forse anche un po’ per caso, l’attenzione su personaggio di Radames. La discussa prestazione di Alagna alla prima; il suo abbandono della parte alla seconda rappresentazione, a seguito delle contestazioni al termine della romanza del primo atto; il subentro immediato e un po’ rocambolesco del tenore del secondo cast, Antonello Palombi; le polemiche, i battibecchi, eccetera e infine la definitiva sostituzione di Alagna con Walter Fraccaro, sono tutti episodi che mi hanno stimolato a riflettere sul carattere del protagonista maschile dell’opera. In sostanza chi è Radames? Un eroe? Un ambizioso? Un debole? Un innamorato che ha perso la testa? Uno stupido che non sa esattamente quello che vuole? Leggendo il libretto appare evidente la contraddittorietà che guida le sue azioni. Spera nel comando dell’esercito egiziano, lo ottiene e ne trae onore e gloria, ma poi non esita a passare al nemico quando l’amata Aida glielo chiede; quando viene scoperto fa marcia indietro, si sente disonorato e si consegna ai sacerdoti che lo dovranno giudicare; infine in uno strano sussulto di orgoglio rifiuta di discolparsi affermando nel contempo di non avere alcuna colpa, e di avere la coscienza a posto.
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Uccidete la democrazia

giovedì 14 dicembre 2006

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Il film di Beppe Cremagnani e Enrico Deaglio.

Definirlo film, secondo me, è un’esagerazione. Si tratta, più modestamente, di un servizio giornalistico filmato con alcune scene recitate (male) da una giornalista e da un attore definito “gola profonda” che dovrebbe interpretare la parte di un testimone di fatti avvenuti la notte dell’11 aprile 2006, la notte dello spoglio delle schede elettorali.
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La vicenda di Piergiorgio Welby

martedì 12 dicembre 2006

Il secondo comma dell’art. 32 della Costituzione italiana recita:

“Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizioni di legge. La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana.”

La vicenda di Piergiorgio Welby è vergognosa. Welby ha detto a chiare lettere che non vuol più continuare a vivere una vita che per lui è una prigione e che giudica i trattamento sanitario cui è sottoposto solo un testardo e insensato accanimento nel mantenere attive delle funzioni biologiche. In sostanza chiede che sia staccata la spina che lo tiene in vita. È un suo diritto costituzionale. Vi è un parere positivo della Procura di Roma.
Eppure fra ricorsi, rigetto di ricorsi, controricorsi etc., si rinvia continuamente una decisione che sembra essere lampante e improcrastinabile. E non si tiene conto che alle sofferenze fisiche in questo modo si stanno aggiungendo le atroci sofferenze morali di chi attende una morte che desidera, ma che persone, che non possono non essere definite crudeli, si sentono in diritto di rinviare.
E questo perché? Credo che si tratti di una questione ideologica. Si teme forse che accettare la morte di Welby potrebbe essere un varco attraverso il quale i sostenitori dell’eutanasia cercherebbero di passare.
Questo oltre ad essere disumano è vergognoso.

Niente funerali di Stato per Pinochet

martedì 12 dicembre 2006

Mentre sono previste non meglio specificate cerimonie militari, compresa l’esposizione a mezz’asta della bandiera nazionale nelle caserme.
Per quanto sia da apprezzare il rifiuto dei funerali di stato, rimane la macchia di queste cerimonie militari.
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Le notti bianche di Luchino Visconti

martedì 12 dicembre 2006

Di questo film mi ha colpito subito l’incipit: una città che sul calar della notte si spegne. Si spengono le luci delle insegne, le vetrine chiudono, la gente intabarrata per il freddo si affretta verso casa dove l’aspetta la cena calda e la luce e l’allegria della famiglia, le finestre delle case si illuminano e si spengono. Chi rimane per strada avverte un profondo senso di solitudine. Sente il calore che si può immaginare dietro le finestre dei palazzi, ma sente anche di esserne escluso. E questo fa sentire un lieve ma ben distinto senso di malinconia.
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