Primi atti del governo Berlusconi.

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Il suo impegno per liberare Napoli dalla spazzatura mi sembra apprezzabile. Non solo ha provveduto a dare l’incarico a un sottosegretario alla presidenza del consiglio, nella figura di Bertolaso, ma è andato a Napoli più di una volta, addirittura ha convocato a Napoli una seduta del governo. Insomma ha offerto al paese una volontà che sarebbe sbagliato considerare solo di facciata.

In questo mi sembra che Prodi sia stato molto al di sotto delle necessità, pur affidando l’incarico a un commissario sulla carta capace, quale Di Gennaro. Ma il problema non è tanto e solo l’uomo incaricato di programmare e attuare il piano, quanto di mettere alla sua spalle una forte volontà politica, e quindi garantire all’incaricato un potere effettivo. In questo Berlusconi ha saputo fare meglio di Prodi. L’unica critica che gli si deve fare è la ripetuta minaccia di militarizzare le discariche per vincere le resistenze della popolazione. Bertolaso è stato più bravo. Ha cercato la cooperazione delle popolazioni. E questa mi sembra la via giusta: quella di far capire che lo stato c’è, che nello stato la popolazione può e deve riporre fiducia.

L’abolizione dell’ICI sulla prima casa. Provvedimento legittimo (io credo che la tassa sul patrimonio, come la tassa di successione, sia illegittima e molto ingiusta: secondo me non si devono colpire le ricchezze, ma il modo di accumularle), ma così isolato rischia di creare problemi ai Comuni, che dovranno sostituire le entrate dell’ICI con altre entrate, sempre gravando sui cittadini. Che cosa succederà, lo vedremo presto.

La guerra ai fanulloni della pubblica amministrazione dichiarata da Brunetta. Anche questa, se fosse vera e fatta con accordi con i sindacati potrebbe essere un elemento positivo. Ma messa lì così, come una specie di minaccia, un “cupio puniendi” mi fa pensare che lascerà le cose come stanno. Quello che occorrerebbe è una profonda riforma della pubblica amministrazione, e poi una scuola al livello di quella francese. Ma entrambe le cose sembrano impensabili in Italia allo stato attuale. Personaggi come Bassanini e come Ichino hanno cercato di imboccare questa strada in governi passati, ma con successi molto relativi.

Finiti questi elogi, si apre la lista delle lamentazioni.

La prima è quella del progetto di decreto “salva rete 4”. Già vediamo che, con tutti i grossi problemi che vi sono da affrontare e da risolvere, si gabella un salvataggio di una rete televisiva, già condannata da un incredibile numero di corti di giustizia, dell’azienda del presidente del consiglio per un necessario adeguamento alle direttive europee (!?). E quando l’opposizione denunciava questo ennesimo tentativo di far fare al governo leggi “ad pesonam”, si obiettava (è tutto da ridere) che queste denunce non avevano senso e che, davanti a problemi ben più gravi, alla gente di rete 4 non poteva importare più di tanto.
Va beh, occorre riconoscere che alla fine, davanti al coro di proteste, questo emendamento al decreto legge è stato ritirato (rossore del premier fino alla punta delle orecchie?).

Decreto sicurezza. Introduzione del reato di clandestinità. Maroni giustifica questo orrore giuridico motivandolo con fatto che il clandestino dovrebbe essere sottoposto a giudizio di un magistrato e quindi espulso con un provvedimento giudiziario e non con un atto amministrativo.
Obiezioni: prima di tutto siamo davanti ad un atto di elementare giustizia. Il reato è configurato come un atto che produce un danno ad un cittadino o alla cosa pubblica. Il clandestino, di per sé, non arreca alcun danno di nessun genere.
In secondo luogo, si dovrebbero impegnare magistrati per giudicare un reato (inesistente) sottraendoli a un sistema giudiziario in grave crisi e che non riesce a espletare in modo soddisfacente le proprie funzioni.
In terzo luogo non si capisce quali provvedimenti giudiziari dovrebbero essere presi per gli oltre 700.000 immigrati irregolari (non chiamiamoli clandestini, poiché i loro nomi sono ben conosciuti), impiegati in varie attività lavorative, molto spesso giudicate essenziali dai datori di lavoro, e che hanno fatto richiesta di permesso di soggiorno. Non si deve effettuare alcuna sanatoria, si dice in ambiente governativo (ma il precedente governo Berlusconi di sanatorie, ben più sporche di questa ne ha effettuate: sanatorie fiscali, edilizie, di esportazione capitali, etc.), perché questo incoraggerebbe altra immigrazione clandestina. E allora? Non ci sono modi più civili, come ad esempio accordi con i paesi di provenienza, per ostacolarla? Poi c’è il problema delle “badanti”, in grandissima misura clandestine, e, allo stato attuale, giudicate utilissime se non addirittura indispensabili. Si farà un’eccezione. E per gli altri? È questo uno stato si diritto o si va ad orecchio nel giudicare fatti, eventi, persone?
È forse un pensare male sostenere che questa decisione è solo di facciata e serve solo per far vedere che il governo vuole fare “sul serio”?

Accanto al decreto sicurezza, sbuca una novità. Le città saranno presidiate dall’esercito! Non si capisce bene. Significa che la polizia non ha abbastanza uomini? Se così fosse i soldati agiranno agli ordini delle autorità di polizia? Oppure ci immaginiamo che città come Milano, Napoli, Roma, Torino, Genova siano da paragonarsi a Beirut, Kabul, le città del Kossovo, della Bosnia etc? E poi l’esercito, per definizione, è una forza armata. Delle armi che cosa ne facciamo?
L’immagine che diamo agli altri stati, europei e non, è devastante. Uno stato che non riesce a garantire l’ordine pubblico con le forze dell’ordine, quelle appunto deputate a questo servizio, e deve ricorrere alla forze armate, quelle deputate alla difesa nazionale e per la quale sono state addestrate, rischia di apparire agli occhi dell’opinione pubblica come uno stato da terzo e quarto mondo.
Ma anche questa ha tutto il sapore di essere una trovata del ministro della difesa La Russa, che vuole legare il proprio nome a una decisione traumatica per dimostrare il suo impegno a favore della sicurezza della popolazione. Naturalmente si tratta di un impegno di facciata, privo di conseguenze reali.

Intercettazioni. L’annuncio fatto dal premier è stato traumatico: per decreto legge le intercettazioni telefoniche saranno permesse solo per reati di terrorismo e criminalità organizzata. Ai contravventori cinque anni di reclusione. Applausi scoscianti dalla folla di imprenditori presente al convegno. Di fatto, via libera ai reati di concussione, corruzione e tutti i reati caratteristici di una imprenditoria stracciona e imbrogliona che in Italia ha fatto nidi sicuri.
Le reazioni non si sono fatte attendere, anche nell’ambito della stessa maggioranza. Quello che è troppo, è troppo: il tempo delle leggi smaccatamente ad personam sembra essere finito. Sarà vero?
Così, grazie anche all’intervento del Presidente della Repubblica, si è dovuto correggere il tiro: passaggio dal decreto-legge al disegno di legge; intercettazioni permesse solo per reati che prevedono una pena superiore ai 10 anni; ammessi i reati di corruzione; riduzione della pena a tre anni. Insomma, rivoluzione nella rivoluzione. Qual’è l’obiettivo di questo disegno di legge? Proteggere la privacy dei cittadini. Considerazioni: la privacy dei cittadini o dei malfattori? Non mi risulta che il cittadino comune, quello che lavora e guadagna (poco), che non ruba, che non corrompe, che non entra in associazioni per delinquere, si senta minacciato dalle intercettazioni telefoniche. Certamente intervenire su questa materia con grande urgenza interessa al cittadino comune meno del salvataggio di rete 4.

Alitalia. La famosa cordata preannunciata da Berlusconi al tempo del governo Prodi, e che ha gravemente turbato le trattative con Air France, non è ancora spuntata all’orizzonte. In compenso il prestito di 300 milioni di euro che avrebbe dovuto essere eccezionale e assolutamente transitorio, si è trasformato in un aumento del capitale dell’azienda, quindi di fatto in un aiuto pubblico, in contravvenzione a tutte le norme europee e prelevando soldi dalle tasche dei cittadini. Questo con quale obiettivo? Ufficialmente con l’obiettivo patriottico di trattenere in Italia la compagnia di bandiera; di fatto con obiettivi oscuri. Il rischio del fallimento, nonostante il preteso “prestito”, è sempre più vicino.

Per finire la tassa cosiddetta “Robin Hood”, cioè la tassa sui petrolieri proposta da Tremonti, per trasferire un po’ di risorse economiche dai ricchi speculatori alle famiglie con basso reddito che non arrivano al 27. L’enunciazione sembra buona. Come questo avverrà non è ancora chiaro. E il come, in progetti di questo genere, è essenziale. Chi pagherà in realtà? E chi ne beneficerà? Lo sapremo presto.

In politica estera le uniche dichiarazioni che fanno pensare a una specie di progetto riguardano la nostra presenza in Afganistan. Sarà rafforzata. Ma non si sa il perché. O meglio, lo si sa: ce lo chiede Bush. Dove questa guerra, che mediante il “bipensiero” di Orwelliana menoria in vigore oggi in Italia, chiamiamo “pace”, porterà il nostro Paese, e soprattutto l’Afganistan, non è chiaro. E soprattutto non è chiaro quello che vuole la sua popolazione. Certamente l’accresciuta aggressività dei Talebani fa pensare che la popolazione non guardi con enorme simpatia le truppe straniere sul suo territorio.
È chiara invece una cosa: che questo governo ha in mente progetti ben lontani dal perseguire la pace. Direi che ha in mente soprattutto di accodarsi alle mire militaristiche di Bush. E se in novembre gli USA cambieranno governo? Berlusconi diventerà amico di Obama? “Oh, dear Barack, how are you?”. Ce lo vediamo?

Qualche nota, secondo me va fatta, oltre che sui provvedimenti annunciati o in corso di attuazione, sul clima che il trionfo elettorale di questa maggioranza e i proclami dei diversi esponenti del governo hanno creato nel paese.
Quello che si vede è un aumento degli atti di violenza. Sempre maggior insofferenza di fasce di popolazione verso gli immigrati, soprattutto i Rom, incendi di campi di nomadi costretti a scappare (ma nessuno sa dove), pestaggi di varia natura, soprattutto giovani contro altri giovani (non c’è matrice politica si dice, ma emergono termini come “ultrà”: ultrà contro chi? contro che cosa?).
In ultima analisi, il problema dello sprofondamento culturale, della rinascita di una mentalità fascista che sembra delegare all’uomo della provvidenza la soluzione di ogni problema, magari attraverso la violenza, e che secondo me è stata alla base del trionfo elettorale del PdL e alleati, sta emergendo anche nelle forme più corrotte di razzismo, xenofobia, violenza giovanile gratuita.
C’è veramente da chiedersi: in quale direzione sta marciando questo nostro disgraziato paese, che nel passato ha costretto all’emigrazione le nostre menti migliori, e ora si abbandona nelle mani di una classe dirigente rozza e fanfarona?

Aggiunta del giorno dopo (16/5/2008) alle lamentazioni:

Riproposta di una specie di lodo Schifani: oggi viene proposta, come emendamento surrettizio al pacchetto “sicurezza”, la sospensione dei processi in corso per le cinque più alte cariche dello stato. Quindi per Berlusconi (processo Mills) e, toh, guarda un po’, anche per Schifani (così si smontano eventuali sempre possibili processi a suo carico), il rimpianto autore dell’anticostituzionale “lodo” che porta il suo nome. Insomma, tutto in famiglia.
Quindi, prima emendamento sulle intercettazioni, poi sulla sospensione dei processi… Il lupo perde il pelo ma non il vizio, ovvero Berlusconi non cambia mai. Il parlamento deve prima di tutto essere al suo servizio personale.

Quante altre aggiunte dovrò fare nei prossimi giorni?

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