L’ALTRA DONNA, di Doris Lessing

lessing2.jpg

Sono tre novelle lunge che hanno come protagonista una donna.

La prima novella (L’altra donna) si svolge a Londra durante la Seconda Guerra mondiale. Rose è fidanzata con George. Dopo la morte della madre, per assistere il padre che altrimenti rimarrebbe solo, rinuncia al matrimonio. Gorge si sposa con un’altra donna, e da lei ha una bambina Jill.Durante un bombardamento aereo, la casa di Rose viene distrutta e il padre muore. Rose viene aiutata da un uomo, Jimmie, che con lei si comporta molto dolcemente e la convince a vivere in un nuovo appartamento. Rose si innamora di lui, ci convive e spera di sposarlo. L’uomo le confida tuttavia di essere sposato e che la moglie si oppone testardamente a concedergli il divorzio. Le cose si complicano ulteriormente. Rose conosce la figlia di George, Jill che dopo la morte della madre in un bombardamento e la morte del padre in guerra rimane sola. Rose decide di adottarla, ma Jimmie si oppone. Rose vuole assolutamente la bambina, che per lei, oltre a un atto umanitario è fonte di ricordi di cui ha grande rimpianto. In un colloquio che dovrebbe essere chiarificatore con la ex-moglie di Jimmie, Rose viene a scoprire che Jimmie è in realtà già divorziato e che si tratta di un tipo non affidabile. A seguito del colloquio stringe amicizia con la donna, e, su suo invito, va a vivere con lei. Questa nuova situazione permette anche l’adozione di Jill.Il racconto è scritto con mano ferma, la prosa scorre in modo avvincente. Il carattere indeciso di Rose emerge con evidenza, e si rivela essere la principale causa delle sue disavventure. La soluzione, affidata all’incontro delle due donne ingannate dall’uomo, è liberatoria.

Il secondo racconto (Il quadro) ci porta nella Rhodesia del sud, terra ben conosciuta dall’autrice per avervi vissuto a lungo. Anche qui la protagonista è una donna, Marina, che, col marito, si trasferisce in Africa nella speranza di riuscire a trovare ciò che a Londra è diventato estremamente difficile: un alloggio decente e a un prezzo accettabile.La realtà che incontra è molto diversa. Nella città, case decenti a buon mercato non si trovano. Dopo varie ricerche, i due coniugi riescono a trovare casa in affitto in un condominio degradato. Marina si scontra ben presto con i condomini, che, stando ai costumi degli inglesi che abitano nell’Africa coloniale, nei confronti dei neri si comportano con un razzismo che una persona liberal non riesce ad accettare. Ma la difficoltà non è solo nei rapporti con i bianchi. Anche i neri, abituati alla discriminazione non capiscono comportamenti dissimili. Il suo servo, Charlie, mette incinte una giovane fanciulla, Therese, e dovrebbe sposarla. Ma Charlie è già sposato al villaggio natio. Le abitudini del luogo pretendono che un uomo possa avere più di una moglie, ma ogni volta che desidera sposarsi deve pagare il prezzo alla famiglia. Il padre di Therese vuole un prezzo esorbitante, e Charlie ha speso tutti i suoi averi per la prima moglie. Marina si dà da fare e alla fine la soluzione si trova regalando al padre di Therese un quadro contenente l’immagine di buoi.Ma questa è solo una soluzione apparente. Resta il distacco fra la mentalità liberal della donna e una società in cui le chiusure razziali riguardano non solo la popolazione bianca, ma coinvolgono in modo diverso anche la popolazione nera. Cultura dell’ apartheid e cultura tribale convivono in una situazione di apparente equilibrio.Anche questo secondo racconto è scritto con intensità e lascia intravedere indignazione dell’autrice nei confronti di una organizzazione sociale che basa sul razzismo e sull’apartheid la propria economia, senza per questo rendere la vita dei bianchi più facile e gradevole di quanto non lo sia in Inghilterra.

Il terzo racconto (Eldorado) ci porta di nuovo in Africa meridionale. Ancora una volta la protagonista è una donna, Maggie, moglie di un colono, Alec. La loro fattoria è con fatica, ma con entusiasmo, coltivata a mais. Entrambi i coniugi rifiutano coltivazioni economicamente più vantaggiose ma che umiliano la terra, come il tabacco. La coppia ha un figlio, Paul. Maggie vorrebbe che Paul studiasse, andasse all’università e trovasse una professione più redditizia di quella dei genitori. Ma Paul non ha passione per lo studio.Nella vita della coppia si verifica una svolta. La terra dove essi vivono, oltre che essere una terra agricola, è anche una terra ricca di filoni auriferi. Nelle vicinanze della loro proprietà esiste una piccola miniera tenuta da un loro amico, James. Il filone della miniera non è ricco e permette a James di sopravvivere. Alec, improvvisamente, dopo la visita di un uno strano figuro, un esperto di rabdomanzia e uno di quei cercato d’ori d’oro che s’aggirano per quelle terre, si entusiasma all’idea e decide di cercare nella propria proprietà la eventuale presenza di oro. Studia quella che egli ritiene essere una scienza, la rabdomanzia, e si convince che con quel metodo riuscirà a trovare un filone ricco e potrà diventare famoso per la sua scoperta. Scava pozzi e trincee seguendo le indicazioni di piccole lancette che volta a volta si costruisce di sostanze differenti, e dovrebbero indicare la presenza di filoni auriferi. Il suo interesse diventa praticamente esclusivo, e la coltivazione del mais viene sempre più trascurata. Inutilmente il figlio sedicenne cerca di ricuperare la coltivazione, che è quella che dà da vivere. Alec non ci sente, e prosegue nella sua utopia.Naturalmente non riuscirà a trovare nulla, mentre, senza “l’aiuto” della rabdomanzia, ci riusciranno, proprio nella sua proprietà, James e il figlio Paul, che in poche settimane di ricerca troveranno un ricco filone.Questo racconto forse è lievemente meno convincente dei primi due. La mania di Alec è un po’ artificiale, il finale un po’ troppo costruito, ma quello che mi sembra più interessante del racconto è la ricostruzione della vita dei coloni inglesi nelle fattorie della Rhodesia del sud: la descrizione, è facile immaginare, ricostruisce un po’ quella che è stata la vita della scrittrice nel paese, quando era ragazzina, in una famiglia di coloni non ricchi, che sopravvivevano sui frutti di una terra fertile ma in un clima che alterna piogge dilavanti a siccità distruttive. Anche la ricerca dell’oro, con le sue illusioni, ha fatto parte di quel paesaggio.Nello sostanza i tre racconti costituiscono un insieme omogeneo e ci introducono alla tensione della scrittrice nella sua rivendicazione del ruolo femminile, in grado di portare il buon senso anche laddove gli uomini, rispondendo a impulsi assoluti rischiano di fallire.

Leggi la Prolusione al Premio Nobel di Doris Lessing (2007)

Scrivi un commento