IRINA PALM, di Sam Garbarski (2007)

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Film bello, di argomento scabroso ma trattato con leggerezza e ironia. In una famiglia, a Londra, il figlio unico soffre di una malattia rara che, nonostante le cure, tende ad aggravarsi. Forse c’è una speranza. Un ricercatore medico sta studiando una terapia che potrebbe portare il bambino a guarigione; tuttavia occorre andare in Australia. La cura è gratuita, ma viaggio e permanenza sono a carico della famiglia. Il costo è molto alto, e la famiglia ha già speso tutti i risparmi per i precedenti ricoveri ospedalieri. Anche la nonna paterna (Maggie, la protagonista del film, interpretata da Marianne Faithful) ha contribuito alle spese con grandissima generosità arrivando a vendere la propria casa. Le banche, interpellate per un nuovo prestito, si sono rifiutate. Sembra quindi che non esistano mezzi per ricuperare l’enorme somma necessaria.

La nonna, in un’ultima speranza decide di trovare un posto di lavoro e realizzare uno stipendio da offrire in garanzia per un prestito. Ma alla sua età le ricerche non hanno esito. Una sola occasione le si apre. Presso quello che sembra un locale notturno campeggia una scritta “Cercasi hostess”. In realtà, come si vedrà poco dopo, si tratta di un locale porno. La donna va a parlare col proprietario (Mikky, interpretato da Miki Manojlovic), e questa volta viene assunta. Ma non si tratta di fare la hostess come il termine significherebbe (“fare le pulizie, preparare il caffè, fare queste cose qui”, dice Maggie quando Mikky le chiede se sa qual è il compito delle hostess). Il termine in realtà è un eufemismo; in questo caso significa “puttana”. La donna rimane sbalordita. Ovviamente non verrà assunta come puttana (età, aspetto fisico, mentalità etc. non lo consentirebbero), ma, data la morbidezza delle sue mani, per masturbare gli uomini al riparo di una parete che le rende invisibile. Il danaro che potrà guadagnare sarà tale da consentire di portare il nipote in Australia. Il nome d’arte sarà proprio Irina Palm.

Il film prosegue descrivendo i suoi tentativi per tenere nascosta questa attività, la curiosità delle amiche, il figlio che verrà a sapere la verità e si arrabbierà terribilmente con lei rifiutando (a parole) i soldi guadagnati in quel modo, la nuora che cercherà di riportarlo alla ragione, le amiche che la disprezzeranno ma lei saprà rispondere a tono, e infine il viaggio del bambino verso quella che si spera sia la salvezza.

Tutto è condotto con leggera ironia, a partire dalle espressioni di Maggie davanti alla proposta, al suo adattarsi, ai suoi tentativi di nascondersi, ma anche al suo successo (si vede la fila degli uomini che scelgono di farsi masturbare da “Irina Palm”), ai suoi tentativi di rendere meno squallido il locale appendendo qualche quadro, al fatto che la concorrenza cerca di strapparla al locale di Mikky, al licenziamento di un’altra donna molto più giovane e carina ma meno appetita dagli uomini, agli affettuosissimi rapporti della nonna e del nipotino, agli scontri con il figlio, alla riconciliazione con la nuora, etc.

Montaggio molto efficace. Straodinari primi piani di Marianne Faithful che con le sue espressioni fra l’ingenuo, lo sbalordito, il soddisfatto, l’affettuoso etc; si domostra veramente una grande attrice. Bella fotografia. Insomma un film che ho visto con interesse e grande piacere. Il finale, nel quale tutto va a posto, anche un rapporto affettuoso che nasce fra Maggie e Mikky, tuttavia mi è sembrato un po’ troppo zuccheroso.

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