È SCOPPIATA LA PRIMAVERA

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È un’espressione che in questi giorni si sente frequentemente fra la gente. Effettivamente facendo la mia camminata mattutina, l’ho proprio incontrata, mi è venuta incontro con l’allegra violenza che nei suoi momenti migliori l’accompagna. Per me è sempre un’emozione.

La mia camminata si snoda lungo il  Facsal, prima sotto e poi sopra le mura della città. C’è un prato bellissimo che le costeggia. Fino a qualche giorno fa era ancora triste, di un verde cupo, stanco. Da qualche giorno il verde si è ravvivato: un verde chiaro, leggero, che dà la sensazione del nuovo, del giovane. E nel prato, i fiori: tanti e di tanti colori. Una festa. Nel mese di marzo facevano capolino le violette. Ma si sa, questi sono fiori timidi, crescono vicino alle mura, quasi temono di farsi vedere. Bisogna cercarli. Quando li si trovano, sembrano sorridere: sii lieto, siamo le avanguardie della primavera! Coll’arrivo di aprile le violette hanno lasciato il posto alla sinfonia dei colori: le margherite, innanzitutto. Sono tante e stendono il loro bianco a grandi chiazze sul prato verde. Ogni giorno che passo di lì le chiazze bianche si estendono, trionfanti. E assieme alle margherite, qua e là, per interrompere una possibile monotonia, i fiori gialli, i piccoli fiorellini celesti, i nontiscordardime, e poi ancora alzano la testa fiori di cui ignoro il nome , dai bellissimi colori: azzurri, viola, etc. una festa per gli occhi. Tutto sembra preparare il trionfale ingresso del rosso dei papaveri a maggio-giugno: sono i fiori dell’estate. Lì, sui prati del Facsal invadono il bordo delle mura. Mentre cammino non riesco a distogliere gli occhi dal loro splendore superbo.

Sopra le mura intanto prendono vita anche i grandi platani, e i tigli. I tigli, con i loro tronchi scuri, ormai mostrano una chioma verde, intensa: preannunciano l’intenso profumo che dà inizio all’estate. Mentre i platani, i grandi platani dal tronco chiaro, offrono una chioma ancora molto delicata, verde chiaro, che si disegna su un cielo azzurro, limpido, fresco. È la firma della primavera. Quando il loro verde sarà più intenso, e il cielo sarà di un azzurro più denso ma anche meno limpido, saremo entrati nell’estate. Il paesaggio cambierà. Ma, credetemi, non la amo come amo la primavera! Vi trovo lo stesso rapporto che c’è fra la speranza, o meglio l’attesa, e la realizzazione. Alla mia età di realizzazioni se ne sono viste tante, ma la speranza non muore mai.

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