Perché voterò alle primarie del PD e sceglierò Franceschini

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Il congresso e l’elezione del Segretario del Partito Democratico, a mio avviso, rappresentano un momento molto importante nell’evoluzione della situazione politica attuale.

Il governo Berlusconi, guidato da una personalità che non ha remore nel cercare di porsi al di sopra delle leggi e della stessa costituzione, e che si appella a un consenso di una maggioranza (reale o presunta) della popolazione per imporre la propria volontà e il proprio potere al resto della nazione, è responsabile di un degrado culturale, economico e civile della società che è indispensabile cercare di arrestare.

È indiscutibile che tutte le persone dotate di buon senso debbano opporsi con tutte le loro forze a questa situazione e in particolare alla persona che la incarna. Non si tratta di odio personale, come i supporter di Berlusconi cercano di avvalorare, ma di seria preoccupazione che l’involuzione alla quale stiamo assistendo ci trascini nel gorgo di un ventennio per fortuna passato, e neppure troppo lontano.

Dal congresso del Partito Democratico può finalmente uscire una forza capace di dar corpo ad un’opposizione che abbia come obiettivo l’inversione di questa sciagurata tendenza: opposizione che, per vari motivi, non ultimo quello di inutili e dannose divisioni interne, non si è saputa esprimere in modo efficace in questi ultimi 15 anni. Si tratta di dar vita a una forza che, pur ispirandosi a culture diverse, e comunque nobili, come la cultura del cattolicesimo democratico e la cultura socialista, ha come motore interno la valorizzazione di una Costituzione nata dalla Resistenza e dalla Lotta di Liberazione, e il progresso economico, civile e culturale del Paese, a partire dalla tutela e dalla protezione delle classi più deboli.

Il centro delle prospettive che questo congresso del Partito Democratico fa nascere è, finalmente, lo svilupparsi di una dialettica reale, non imprigionata dal potere di correnti, gruppi, singoli personaggi legati agli apparati dei partiti che si sono uniti (anche se questo pericolo, purtroppo continua ad essere presente). E l’elezione diretta del segretario attraverso una procedura che comprende elezioni primarie alle quali possono accedere tutti, iscritti o semplici simpatizzanti è lo strumento più appariscente, ma anche più reale di democrazia interna. Non sfuggirà a nessuno che questa forma organizzativa, preceduta da ampie e magari anche accese discussioni, potrà far emergere una nuova responsabilità, verificata sul territorio e vivificata dalle idee. Quello che, assieme all’elezione diretta del segretario, dovrà emergere è la volontà unitaria che deve animare il Partito e che lo porterà a elaborare una linea politica univoca e condivisa.

Per questi motivi io, pur non essendo un iscritto, mi recherò a votare. I tre candidati, Bersani, Franceschini, Marino offrono condizioni di credibilità, serietà e capacità senz’altro opportune per la creazione della forza di cui parlavo più sopra. Quello che spero, mi auguro, ritengo molto importante è che i tre candidati, dopo le ampie discussioni avvenute, non esitino a schierarsi assieme a colui che sarà eletto segretario, e che lavorino fianco a fianco per concretizzare l’unità del Partito e realizzarne la linea politica uscita dalla mozione vincente.

Detto questo, penso che sia utile, da parte mia, esporre qualche riflessione in merito a chi, il 25 ottobre, darò la mia preferenza:la persona che sceglierò al seggio sarà Franceschini. In positivo: a Franceschini mi sembra di riconoscere una forza maggiore, una maggior foga nell’opposizione a Berlusconi, e quindi un segno importante di consapevolezza del pericolo che esso rappresenta. Poi, mi trovo d’accordo con lui sulla considerazione di un partito in cui i potenziali elettori abbiano voce in capitolo; quindi un partito aperto e non un partito di soli iscritti. È importante che se oggi si deve costruire un alternativa al governo Berlusconi, questo lo si deve fare avendo la consapevolezza che in questo momento quello che più conta è l’opposizione, e che sull’opposizione il partito deve essere schierato in modo serio e unitario. E bisogna tener conto della necessità che il partito sia ben radicato sul territorio, cosa che mi pare ben in risalto nella mozione Franceschini.

Bersani è indubbiamente un uomo di grande esperienza, e la sua candidatura dà sicuramente lustro al Partito Democratico. Tuttavia ritengo di non votare per lui soprattutto per due motivi: 1) la sua concezione del partito è quella di un partito di iscritti quindi chiuso e aperto al pericolo dell’insorgenza di gruppi di pressione; 2) la sua immagine è quella di un uomo di apparato, appoggiato dalla maggioranza di un apparato che è stato responsabile della fallita opposizione alla resistibile ascesa di Berlusconi. Moretti in un celebre discorso affermò che con un tale gruppo dirigente noi avremmo “perso”, cioè avremmo aperto la strada all’involuzione della democrazia. Questo discorso, secondo me è ancora valido e non andrebbe dimenticato.

Marino. Al contrario di Bersani è realmente l’uomo nuovo, al di fuori dei centri e dei gruppi di potere interni. La sua concezione sulla laicità dello Stato è certamente affascinante. Il suo desiderio di opposizione senza se e senza ma, è convincente. Inoltre è certamente una garanzia per quanto concerne l’importanza della cultura nella crescita di una stato moderno. Tuttavia qualche elemento di dubbio mi viene lasciato dalla sua esperienza forse troppo recente nella guida di quella che dovrebbe essere un’autentica forza.

Sulla base delle considerazioni che ho fatto spero di avere giustificato la mia scelta, dichiarando comunque la mia disponibilità a schierarmi con una Partito, cioè una Forza che faccia una seria e dura opposizione a Berlusconi e alla sua epoca, e ricuperi nella sostanza i valori della nostra Costituzione.

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