9 SETTEMBRE data funesta per il nostro paese

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Oggi 9 settembre è una data funesta per la nostra Patria e per i nostri soldati. Dopo che il 25 luglio del 1943 Vittorio Emanuele III aveva deposto Mussolini e nominato un governo presieduto dal maresciallo Badoglio, decise di chiedere l’armistizio alle potenze alleate contro le quali avevamo fino allora combattuto come alleati della Germania di Hitler, e che erano già penetrate in parte del nostro territorio. L’armistizio fu accettato e venne firmato a Cassibile il 3 settembre 1943 dal generale Castellano in rappresentanza di Badoglio per l’Italia e da Walter Bedell Smith in rappresentanza del genera Eisenhower per le forze alleate.

L’armistizio così firmato avrebbe dovuto distaccare l’Italia dalla alleanza con la Germania e far cessare tutte le ostilità da parte dei nostri soldati contro gli eserciti angloamericani. L’armistizio (di fatto una resa incondizionata) venne reso noto e applicato l’8 settembre, con un comunicato radio letto dallo stesso generale Badoglio:

« Il governo italiano, riconosciuta la impossibilità di continuare la impari lotta contro la soverchiante potenza avversaria, nell’intento di risparmiare ulteriori e più gravi sciagure alla Nazione ha chiesto un armistizio al generale Eisenhower, comandante in capo delle forze alleate anglo-americane.

La richiesta è stata accolta.

Conseguentemente, ogni atto di ostilità contro le forze anglo-americane deve cessare da parte delle forze italiane in ogni luogo.

Esse però reagiranno ad eventuali attacchi da qualsiasi altra provenienza »

L’armistizio venne così comunicato senza alcun piano che potesse mettere in sicurezza i soldati del nostro esercito. I re, con tutto lo stato maggiore fuggì vigliaccamente su una piccola corvetta, il Baionetta, dal porto di Ortona, per approdare a Brindisi. Il 9 settembre i nazisti, che, consapevoli dell’imminente armistizio, avevano già predisposto un piano militare, invasero l’Italia, attaccarono ogni nucleo armato bell’esercito italiano disperso per il mare Mediterraneo, fecero migliaia di morti e centinaia di migliaia di deportati.

Anche Piacenza venne invasa, e il tentativo di difesa da parte dei soldati italiani, come in tutte le altre città, non ebbe successo e lasciò sul terreno numerosi morti militari e civili.

L’ANPI si occupò di rintracciare i nomi dei caduti in modo da poter dedicare a questi nostri eroi una lapide che ne ricordasse il sacrificio. È giusto che oggi, anniversario della loro morte, si faccia in modo che i Piacentini possano avere un momento di tenero ricordo guardano i loro nomi incisi sul bronzo. Uno solo non ha nome, e lo potremmo considerare il milite ignoto di Piacenza.

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