COSÌ È (SE VI PARE) di Luigi Pirandello

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La commedia, con la definizione propria di “parabola”, è stata scritta nel 1917. La trama è tratta dalla novella La signora Frola e il signor Ponza scritta un paio di anni prima (Novelle per un anno in “Una giornata”). La prima rappresentazione avvenne all’Olympia di Milano il 18 giugno del 1917. Gli interpreti principali sono stati Annibale Betrone (Laudisi), Maria Melato (signora Frola), Ruggero Lupi (signor Ponza).

Con questa parabola Pirandello entra nel mondo dell’ambiguità, trattandolo in modo magistrale e attribuendo a un personaggio, che potremmo definire il protagonista dietro la facciata, Lamberto Laudisi, di commentarne e farne risaltare gli aspetti più indefiniti e più contradditori. È una delle commedie di Pirandello più rappresentate. Personalmente ne ho tre diverse edizioni in video: una è quella con la regia di De Lullo trasmessa dalla RAI nel 1974 e con protagonisti Romolo Valli nella parte di Laudisi, Rossella Falk nella parte della moglie del sig. Ponza, Paolo Stoppa nella parte del signor Ponza e Rina Morelli nella parte della signora Frola. Un’altra è quella con la regia di Massimo Castri, trasmessa dalla Rai nel 1991, e con protagonisti Valeria Moriconi nella parte della signora Frola, Omero Antonutti nella parte del signor Ponza ed Eros Pagni nella parte di Laudisi. Infine quella diretta da Zeffirelli, tramessa dalla RAI nel 1985, e con protagonisti Paola Borboni nella parte della signora Frola, Pino Colizzi nella parte del signor Ponza e Alfredo Bianchini nella parte di Laudisi.

La commedia  inizia mettendo al corrente lo spettatore dell’antefatto: Il Consigliere provinciale Agazzi assume un nuovo segretario, il signor Ponza. La cosa che in città nessuno si spiega e che tutti muoiono dalla curiosità di sapere è il perché egli viva con la moglie in un appartamento all’ultimo piano di un caseggiato di periferia, mentre la suocera,  giunta assieme ai due, viva da sola, pur frequentemente visitata dal genero, in un appartamento al centro della città, vicina di casa della famiglia Agazzi. Inutilmente la signora Amalia, moglie del Consigliere, e sua figlia Dina, per cortesia ma anche per curiosità, cercano di farle visita. Non vengono ricevute, e di questo si lagnano con amici, i Sirelli, e con altre persone che vengono a trovarle.

L’atto prosegue con due spiegazioni alternative della situazione. Ciò fa sghignazzare Laudisi, fratello di Amalia, che si diverte a dimostrare che la verità, così tanto cercata da tutti, in realtà non esiste come fatto oggettivo, ma solo come proiezione esterna delle nostre convinzioni, quindi frutto di un’ambiguità che nessun documento, testimonianza o versione riuscirebbe a risolvere.

Allora: la versione del signor Ponza rivela che la figlia della signora Frola, Lina, che è stata la sua prima moglie, è morta quattro anni prima, e che in conseguenza la madre sarebbe impazzita, rifiutandosi di riconoscerne la morte. E quando il genero due anni dopo si è risposato con Giulia, la signora Frola in questa seconda moglie ha voluto riconoscere la figlia, che quindi ella continua a considerare viva. In questa illusione si è tranquillizzata. Il signor Ponza, per il bene della ex suocera, deve fare in modo che ella continui a nutrirsi di questa illusione, impedendole tuttavia di venire a contatto diretto con Giulia per rispetto a quest’ultima. Quindi gli incontri fra le due donne avvengono stando la signora Frola in cortile, e Giulia affacciata al balcone dell’ultimo piano dello stabile in cui abita.

La versione della signora Frola è opposta. Quando il signor Ponza sposò sua figlia Lina, il suo amore si dimostrò talmente possessivo e soverchio che gli si dovette sottrarre la donna, di salute cagionevole, per ricoverarla in una casa di salute. Questa sottrazione sconvolse la mente dell’uomo tanto da convincerlo che la moglie fosse morta. Inutilmente la donna cercò di riprendere contatto col marito, una volta ristabilita. Egli non volle più riconoscerla, e si dovette ricorrere due anni dopo ad un falso secondo matrimonio (la donna assunse il nome di Giulia) in  modo da poter riunire di nuovo la coppia. Ora il timore che la donna gli venga nuovamente sottratta lo induce a tenere la moglie chiusa a chiave e a tenerne lontana la suocera.

Naturalmente le due versioni anziché calmare le curiosità le accentuano. Chi dei due è il pazzo: la signora Frola o il signor Ponza?  Laudisi, davanti alle diverse considerazioni dei presenti, al loro credere o non credere alle due versioni, etc., sghignazzando, fa considerazioni negative sulla possibilità di trovare quella che si vorrebbe definire la verità. La verità, sostiene egli, è il quadro che ciascuno di noi, davanti a fatti non completamente spiegabili, si costruisce e crede essere vero.

I presenti non demordono. La ricerca della verità attraverso testimonianze di parenti o vicini che abitavano nel villaggio di provenienza, documenti (per esempio l’atto di morte di Lina, oppure l’atto del secondo matrimonio) e atti pubblici non sembra possibile. Un sisma terribile distrusse completamente il villaggio; tutti i suoi abitanti, compresi i parenti del signor Ponza e della signora Frola morirono, tutti i documenti andarono distrutti. L’unico modo per chiarire la contraddizione sembra essere quello di far incontrare i due e sentire le due versioni a confronto. Questo avviene nel secondo atto. Ma il confronto ha un esito imprevisto. Ponza, in presenza della suocera, l’accusa in toni violenti di credere e di raccontare in giro che la figlia sia ancora viva, mentre lei sa benissimo che è morta, e che in realtà Giulia è la sua seconda moglie. La donna, piangendo non si difende e dà ragione al genero, gli chiede scusa e se ne va. Che cosa è successo? Lo spiega subito dopo Frola. Egli ha detto la verità simulando uno stato alterato al limite della pazzia in modo che la signora Frola possa continuare nella sua illusione di pensare la figlia ancora viva e mantenersi in una stato di tranquillità. In sostanza il confronto non ha portato a nessuna soluzione, fra gli sghignazzi di Laudisi.

Rimane una terza possibilità. Sentire la versione dell’attuale moglie di Ponza. Ella è la figlia della signora Frola o la seconda moglie del signor Ponza? Per affrontare questa situazione è necessario coinvolgere il prefetto: sicuramente il signor Ponza non lascerà uscire la moglie se non a seguito di un’autoritaria imposizione del prefetto. Infatti, con grande riluttanza Ponza accompagnerà la moglie a casa del Consigliere Agazzi, dove il prefetto le farà la fatidica domanda, ovviamente in assenza del marito, per evitare che la sua presenza influenzi la risposta. Ma ancora una volta le cose non vanno come previsto: un attimo prima dell’arrivo della Giulia/Lina entra la signora Frola agitatissima, e nessun invito a lasciare libero il campo la convince. Si teme che Frola abbia la sensazione che gli sia stata tesa una trappola. Ma non è così. Suocera e genero si abbracciano piangendo, mentre la giovane donna, interrogata, afferma ambiguamente: «Io sono la figlia delle signora Frola e la seconda moglie del signor Ponza. Per me, io sono colei che mi si crede». Con questa frase esce dalla casa assieme agli altri due, mentre Laudisi, scoppia in una risata derisoria e grida rivolto ai presenti: «Ed ecco, o signori, come parla la verità!».

La commedia è bellissima e molto godibile, e, stante a quello che ho visto nelle tre diverse rappresentazioni, si presta a impostazioni registiche anche molto diverse, ma sempre col fine di dimostrare l’ambiguità di un mondo in cui la verità documentata soffre spesso di contraddizioni insanabili. È l’uomo, con la sua cultura, il suo modo di pensare, i suoi interessi a decidere quale interpretazione dare a una realtà che si mostra continuamente in modo difforme. Il personaggio che dà maggior spessore all’interpretazione è certamente quello della signora Frola e, in misura forse un po’ minore, quello del signor Ponza. Laudisi presenta invece caratteristica abbastanza uniforme nelle diverse rappresentazioni. Nel mio caso tutte e tre le attrici che danno voce alla signora Frola, Rina Morelli, Valeria Moriconi e Paolo Borbone disegnano un personaggio vivo e commuovente: Rina Morelli disperata e in certi momenti terrorizzata; Valeria Moriconi più aggressiva e non disposta a cedere al suocero; Paolo Borbone debole, soffocata dall’età e dalla fragilità fisica. Il signor Frola ha in Paolo Stoppa in interprete d’eccezione, ma anche Omero Antonutti e Pino Colizzi svolgono il loro ruolo in modo eccelso. Dal punto di vista dell’impostazione, la versione di De Lullo tratta i presenti (gli Agazzi e i loro amici) in modo piuttosto caricaturale, quasi fossero un gruppo compatto; nelle versioni di Castri e in quella di Zeffirelli viene lascito più spazio alla commedia, con toni più descrittivamente “realistici” nel secondo caso.

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