RAPINA A MANO ARMATA (Stanley Kubrick, 1956)

 

È il secondo lungometraggio di Stanley Kubrick, tratto dal romanzo omonimo di Lionel White. Anche questo film, come il precedente è bianco e nero. Si tratta di un noir molto intenso con un finale che potremmo definire di buon auspicio, ma che, a mio avviso, è abbastanza prevedibile nel corso del racconto.

La trama: cinque uomini si organizzano per fare una rapina in un ippodromo. L’obiettivo è l’incasso della giornata, previsto sui due milioni di dollari. Il capo e organizzatore è Johnny Clay, interpretato da Sterling Hayden, un gangster professionista che è appena uscito dal carcere dove ha scontato una pena di cinque anni. Degli altri quattro, il punto debole è rappresentato da un cassiere dell’ippodromo, George Peatty (Elisha Cook Jr.). Si tratta di un personaggio debole, con una moglie, Sherry (Marie Windsor), che lo disprezza e che ha un amante. George, per cercare di trattenere la moglie, le rivela che presto avrà molti soldi, e su insistente richiesta della moglie, anche il piano in cui è coinvolto. Naturalmente la rivelazione apre una falla. La moglie rivela tutto all’amante che a sua volta si propone di rapinare i rapinatori.
La storia prosegue con la descrizione della realizzazione del piano, ricostruita seguendo singolarmente le specifiche attività dei cinque rapinatori nei vari momenti della realizzazione del piano, con una operazione cinematografica originale che viene definita di flashback sincronico. L’evento ricorrente è l’inizio e lo sviluppo della corsa dei cavalli all’ippodromo, immagini che rappresentano un po’ il filo conduttore dell’opera.
Il piano si svolgerà nel seguente modo: innanzitutto il trasporto all’interno dell’ippodromo dell’arma che servirà a convincere i cassieri a versare i dollari; poi l’uccisione da parte di un complice appostato in luogo opportuno del cavallo favorito, in modo che i premi delle scommesse vengano trattenuti in ricevitoria; quindi un altro complice dovrà provocare una rissa in modo che George possa aprire la porta della ricevitoria e consentire a Johnny di entrare, minacciare gli impiegati, farsi riempire un sacco appositamente portato con i dollari dell’incasso; infine buttare fuori dalla finestra il sacco dove il quinto complice sarà pronto a riceverlo e nasconderlo in luogo sicuro. La rapina è andata bene. Alla sera tutti si ritrovano nel luogo previsto in attesa dell’arrivo di Johnny col malloppo per la spartizione. Johnny è in ritardo. Al posto suo arriva l’amante di Sherry con un complice, armi alla mano, che vogliono impadronirsi del bottino. George capisce che la moglie ha un amante con il quale lo ha tradito e senza esitare estrae la pistola provocando una sparatoria nella quale tutti i presenti restano uccisi. George, sopravvissuto e ferito gravemente torna a casa e un attimo prima di morire uccide la moglie.
Nel frattempo Johnny, giunto in ritardo all’appuntamento, si rende conto che qualcosa è andato storto. Decide allora di trasferire i dollari dal sacco a una valigia acquistata all’ultimo momento, passa a prendere la sua donna e si reca all’aeroporto dove aveva già prenotato un volo. Al check in tuttavia non gli consentono di portare la valigia come bagaglio appresso. La valigia viene così portata all’aereo sul solito carrello che trasporta i normali bagagli. Il carrello per un banale incidente sbanda durante il percorso, la valigia cade a terra, si apre e i dollari in essa contenuti si sparpagliano al vento con immagini simili ai coriandoli di carnevale. Questo episodio fa sì che Johnny, rimasto inerte e rassegnato davanti allo spettacolo, venga riconosciuto e arrestato dalla polizia.
Il film è condotto molto bene. La tecnica di raccontare in successione (flashback sincronico) le attività preparatorie dei cinque rapinatori dà al racconto un tono di insistenza che ne accentua l’interesse. Il filo conduttore, o la base del racconto, rappresentata dalle corse dei cavalli, imprime al racconto una tensione. La linearità della trama è chiara, ben comprensibile, con un certo suspence. La recitazione è di buon livello in tutti gli attori, forse un po’ sopra le righe in Marie Windsor nei suoi rapporti col marito George. Ci sono alcune scene veramente geniali. Una è, ad esempio, la sparatoria mentre si attende Johnny. Si vedono i due gangster armati di fucile che impongono ai presenti di consegnare il malloppo, mentre tutti tengono le mani alzate; poi l’inquadratura cambia, si vede George che esce da una porta con la pistola in pugno; si sente una rapida sparatoria, poi la cinepresa fa una carrellata su tutti corpi a terra morti, mentre George esce dalla stanza tutto insanguinato. Un’altra scena geniale è quella finale della valigia che, cadendo dal carretto portabagagli, si spalanca e lascia fuoriuscire una nuvola di dollari che si spargono per l’aria come coriandoli, illuminati da una luce radente, e ricadono lentamente al suolo davanti alla schermo ponendo fine alla delirante avventura.

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