LOLITA (Stanley Kubrick, 1962)

Dopo Orizzonti di Gloria, anche Lolita è in bianco e nero, e come Orizzonti di Gloria un capolavoro. Il film tratto dal romanzo omonimo di Vladimir Nabokov, riesce a farne rivivere lo spirito in modo magistrale. Nulla di erotico o di perverso. Solo l’immagine di Humbert Humbert disperatamente attratto di una ragazzina che se lo trascina dietro, ricattandolo, ingannandolo, e poi lasciandolo quando dal vecchio Humbert giudica di non poter ricavare più nulla. L’interpretazione di James Mason è superlativa: nella mimica facciale, nell’incedere, nell’impegnarsi alla ricerca di un amore che gli si rivela disperato ma che riesce sempre, almeno crede, a ricuperare fino alla fuga definitiva della fanciulla. Perfetta anche l’interpretazione di Sue Lyon, con una mimica infantilmente perversa, che passa repentinamente dai sorrisi invitanti nei momenti della seduzione all’ira più sconcertante quando i caratteri si scontrano. Fra i personaggi di secondo piano una menzione particolare merita Quilty, l’artista, l’uomo che seduce Lolita, interpretato da un grottesco Peter Sellers, mentre forse un po’ troppo carica, anche rispetto all’immagine che ne dà il romanzo, mi è parsa la Charlotte di Shelley Winters.

Il film comincia con Humbert alla ricerca di Quilty nella sontuosa residenza turistica del Nuovo Messico, dove il regista vive contornato da una folla di improbabili amici. Quando Humbert arriva la residenza è nel caotico disordine che segue feste scatenate in cui succede di tutto. Gli ospiti se ne sono andati. Quilty, ubriaco fradicio, è sdraiato in una poltrona coperto da un lenzuolo bianco. Quando Humbert, entrando, lo chiama egli fuoriesce dal lenzuolo, si alza e cerca di capire che cosa vuole l’intruso che lo ha svegliato. Humbert ha una pistola puntata, lo vuole semplicemente ammazzare. Gli ricorda di aver sedotto una ragazzina, la sua ragazzina, Lolita, portandogliela via, e ora gli vuol far pagare l’atroce sgarbo. Inutilmente Quilty cerca di coinvolgerlo in una ridicola partita a ping pong, o a collaborare con lui per comporre una musica che ricordi proprio Lolita, il suo tema. Humbert è inflessibile e lo uccide scaricando contro di lui la piccola pistola.

Humbert si è vendicato di una storia cominciata quattro anni prima, quando egli, professore profugo dall’Ungheria, era stato invitato a tenere delle conferenze in una Università del New England. La ricerca di un’abitazione in cui vivere per il tempo delle lezioni universitarie lo conduce a visitare una villetta dove è possibile affittare una camera con bagno. La proprietaria è la signora Charlotte Haze, donna ancora giovane e piacente, vedova da alcuni anni. I sorrisi, le risatine, gli ammiccamenti di Charlotte infastidiscono tuttavia Humbert, che educatamente vorrebbe sganciarsi. Colpo di fulmine: quando il nostro eroe, guardando verso il giardino, vede languidamente sdraiata a prendere il sole una affascinante biondina in bikini i suoi sensi sono messi in subbuglio. È Lolita, la figlia di Charlotte. Humbert non ha più esitazioni. Accetta di affittare la stanza, e, sempre più attratto dalla piccola bionda bellezza, comincia a vivere una vita in sintonia con le due donne, sopportando malamente gli insistenti approcci di Charlotte, e cercando invece una complicità sempre più intima con la fanciulla. Charlotte è evidentemente attratta da Humbert e cerca ogni occasione per rimanere sola con lui; lo accompagna al ballo, gli fa conoscere comuni amici, giunge fino ad abbracciarlo, offrendosi nella speranza di convincerlo ad andare oltre. Ma le speranze della donna non giungono a conclusione. Sul più bello arriva Lolita e tutto sfuma. Charlotte vive una forma d’insofferenza nei confronti della figlia: la invia in un camping estivo e successivamente si ripromette di mandarla all’università dove finalmente crescerà fuori dai piedi. Ma Humbert a questa notizia è disperato. La prospettiva che gli si prospetta è quella di non rivedere più la sua Lolita. In un tentativo disperato di evitare il peggio, accetta di sposare Charlotte. In questo modo spera di poter esercitare un maggior potere sulle due donne. Le cose tuttavia seguono un itinerario imprevisto. Humbert tiene un diario, accuratamente nascosto, cui affida i suoi più intimi pensieri, sia sulla figlia, e immaginiamo quali, sia sulla madre, che egli disprezza senza mezzi termini. Charlotte, pochi giorni dopo il matrimonio scopre il diario e le valutazioni che Humbert ha scritto su di lei. La reazione è immediata. La donna esce disperata di casa e, attraversando la strada di fretta, viene investita da una macchina e muore.

Ora Humbert è libero. Corre al camping dove c’è Lolita, e la porta via. In un primo momento le tace la morte della madre. Le rivela solo che ella è molto malata e che è ricoverata in un ospedale. In macchina dovranno raggiungere la città dov’è situato, e per far questo dovranno trascorrere due notti in albergo. È l’occasione per Humbert di avere il tanto sospirato rapporto con la fanciulla. Il film si guarda bene dal descrivere, anche per soli accenni, il rapporto, che anzi, è solo sottinteso; ma descrive minuziosamente i tentativi goffamente comici di Humbert di giungere al dunque. Alla fine si scopre che Lolita è perfettamente al corrente delle effusioni sessuali, avendole più volte praticate al camping con i soliti ragazzini. I due oramai formano una coppia clandestina. A Lolita viene rivelata la morte della madre, e Humbert diventerà il sua patrigno, oltre che amante. Vanno a vivere in una città dove il professore continua a svolgere il proprio compito di insegnante, mentre Lolita va a scuola, e prende lezioni di pianoforte. La vita è abbastanza tetra e monotona. Humbert oltre che da amante si comporta da padre. Si impegna a controllare lo sviluppo educativo della ragazza. Ma la gelosia è il sentimento che lo guida. A un certo punto Lolita vorrebbe partecipare a una recita scolastica, ma Humbert non è d’accordo, la considera un’attività frivola, cerca di impedirglielo. Tuttavia a sua insaputa si sta sviluppando un tresca fra Lolita e l’autore della commedia, il regista commediografo Quilty. Questo personaggio, dal comportamento piuttosto strano, piace moltissimo alle fanciulle, e Lolita se ne innamora. La partecipazione alla recita scolastica è sostanzialmente una scusa affinché i due si possano vedere. Le opposizioni di Humbert vengono superate con strani travestimenti di Quilty che, camuffato da psicologo, lo convince che tutto è fatto in modo da giovare alla fanciulla, che deve crescere all’interno della scuola sviluppando la sua creatività. Humbert accetta, la recita ha successo, ma poi si rende conto che qualcosa non funziona. La ragazza non segue più le lezioni di pianoforte, si attarda eccessivamente a scuola, etc. Insomma, la gelosia dell’amante si impone: occorre correre ai dei rimedi. Si farà un bel viaggio. Tutto sembra risolto, quando Humbert si rende conto di essere seguito da una macchina. Preoccupazione. Potrebbe essere la polizia che ha scoperto l’impropria relazione fra i due. Lolita cerca di tranquillizzarlo. Durante una sosta in albergo Lolita contrae un raffreddore con febbre elevata. È necessario un ricovero in ospedale. Humbert l’accompagna, l’accudisce, le porta regali, ma un bel giorno Lolita è scomparsa. È stata dimessa il giorno prima, dicono i medici, ed è venuta a prenderla suo zio. Humbert è sbalordito. È chiaro che la fanciulla è scappata con qualcuno, e probabilmente proprio con l’uomo alla guida della macchina che li seguiva.

Ormai non c’è più niente da fare, e Humbert è stato ingannato ed ora costretto a vivere senza più vedere la sua benamata. Passa il tempo, e il film ci riporta al periodo in cui si sono svolte le scene iniziali, cioè quattro anni dopo. Humbert riceve una lettera proprio di Lolita. Viene informato che la fanciulla si è sposata e sta per avere un figlio. Ma la famiglia che ha costituito è povera, non ha soldi, e la fanciulla chiede di essere aiutata con un po’ di danaro in modo che le sia consentito, assieme al marito e al figlio nascituro, di emigrare in Alaska dove potrà realizzare una vita meno miserabile. Humbert va a trovare Lolita nella sua nuova poverissima casa. Dopo un ultimo tentativo, ovviamente fallito, di farla tornare a vivere con lui, Humbert prende una decisione. Si fa rivelare il nome dell’uomo che l’ha portata via dall’ospedale, e dà alla fanciulla e al marito tutti i soldi di cui dispone, un sostanzioso aiuto che consentirà loro di partire per l’Alaska. Poi sale in macchina e raggiunge la residenza di Quilty nel New Mexico. In tal modo il film si riallaccia alla scena dell’uccisione del regista, con la quale il film ha inizio. Ovviamente Humbert sarà accusato di omicidio. Ma, ci informa una didascalia alla fine del film, egli prima morirà in carcere per trombosi coronarica nell’attesa di subire il processo.

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