ARANCIA MECCANICA (Stanley Kubrick, 1971)

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Altro film straordinario di questo regista. Qui il tema centrale è quello della violenza: della violenza gratuita espressa da una gioventù che ha perso ogni senso morale non avendo nessuna prospettiva per il futuro; e della violenza, altrettanto gratuita, utilizzata dalle autorità per reprimere la violenza giovanile anziché farlo dando le prospettive necessarie. Quello che il film intende denunciare, usando forme di ironia e di esagerazione, è proprio la gratuità della violenza che ha come scopo finale quello di provocare gratificazione in chi la compie. Un modo sublimato di esercitare la violenza è condizionare chi la commette in modo che in lui la violenza non dia più gratificazione ma sofferenza. È una specie di circolo vizioso, che apparirà particolarmente manifesto nel finale.

Il film è a colori. Nel corso del film, girato a Londra, i colori servono a realizzare ambienti e paesaggi che si immedesimano con gli episodi di violenza. Ad esempio il Korova Milk Bar, dove vengono presentati Alex e i suoi drughi (dal russo drug, amico), è un ambiente cupo, i tavolini sono rappresentati da statue bianche di donne nude che sembrano offrirsi, e dove si beve un latte mescolato a droghe stimolanti. I drughi sulla strada camminano affiancati per quattro quasi come ronda, vestiti con una specie di uniforme bianca di sapore vagamente militare e agitando ritmicamente i bastoni, vere e proprie armi della violenza. In un sottopassaggio i drughi picchiano a sangue un mendicante, mentre le loro ombre si allungano sul terreno minacciose. E così inquadrature come quelle descritte si susseguono in varia misura, creando nel complesso un clima che si colloca in una via di mezzo fra erotismo, disgusto, ironia, e curiosità. Come in 2001: Odissea della spazio, anche in questo film c’è un ampio ricorso alla musica classica: la parte del leone è fatta dalla IX sinfonia di Beethoven che per Alex, è una specie di mito; la si può ascoltare in molte diverse scene; altre scene sono accompagnate da brani particolarmente famosi: l’introduzione, con i titoli del film, e le prime inquadrature con un primo piano molto esplicito di Alex e poi l’interno del Korova Milk Bar, sono accompagnate dalla Funeral Music for Queen Mary di Henry Purcell, che la si ascolta anche in altre occasioni, come durante la prova della guarigione o l’incontro con gli ex drughi ora trasformti in poliziotti; la scena dello stupro, dello scontro fra bande rivali e la folle corsa in macchina hanno come sfondo l’ouverture della Gazza Ladra di Rossini, dove l’allegria della musica non fa che interpretare l’allegria della violenza; altra occasione per l’ascolto della Gazza ladra è quando Alex picchia e butta nel lago i drughi ribelli e quando Alex penetra nella palestra gestita da una donna e aggredisce quest’ultima; l’orgia in casa di Alex con le due ragazzine trovate al negozio di dischi mentre leccano un cono gelato dalla forma fortemente allusiva, ripresa in accelerazione, è accompagnata dall’ouverture del Guglielmo Tell; la canzone Singin’ in the Rain è zuffolata da Alex in casa dello scrittore Alexander mentre gli violenta la moglie, cosa che avrà molta importanza nel finale del film; la Marcia N° 1 di Pomp and Circumstance di Sir Edward Elgar accompagna il ministro mentre va far visita ai carcerati; la Marcia n° 4 sempre di Pomp and Circumstance si fa sentire quando Alex viene trasferito al laboratorio dove subirà il trattamento Ludovico (notare che questo trattamento ha lo stesso nome di Beethoven, e vi sarà un rapporto fra le due cose, che emergerà verso la fine del film.).
Questi brani musicali, a differenza di quanto avveniva in 2001: Odissea della spazio, dove avevano una funzione elegantemente descrittiva, qui hanno un significato di pesante ironia, essendo le situazioni in cui essi si ascoltano il contrario dello stato d’animo che la musica vorrebbe suscitare. Interventi diretti o sui brani accennati sono eseguiti elettronicamente da Wendy (Walter) Carlos.

Il film è raccontato in prima persona da Alex (Malcolm McDowell), il cui bellissimo e significativo primo piano al Korova Milk Bar è la prima immagine. Inizia subito con scene di violenza gratuita: il pestaggio brutale di un vecchio mendicante alcolizzato, lo scontro della banda dei drughi di Alex contro quella di Billy Boy impegnata a fare uno stupro, una folle corsa in macchina per provocare incidenti, l’irruzione nella casa dello scrittore Frank Alexander (Patrick Magee) dove tutto viene messo a soqquadro, l’uomo selvaggiamente picchiato, la donna stuprata.
Alex, alla fine della giornata rientra in casa, dove i genitori, persone della media borghesia, si chiedono quale sia l’attività del figlio, senza indagare ulteriormente e accettandone le evasive risposte, ed egli stesso, nella sua camera, mette al sicuro la refurtiva della giornata e si dedica sognante all’ascolto del suo mito: Ludovico van e la sua IX sinfonia.
Il giorno successivo vede ancora come protagonisti il sesso e la violenza: un incontro di Alex con il signor Deltoid (Aubrey Morris), un ispettore giudiziario minorile, che dovrebbe aiutare il giovane a trovare prospettive ma che non gli sa offrire altro che minacce; poi un incontro con due ninfette che si conclude nella sua stanza con un’orgia a tre, ripresa all’acceleratore e accompagnata dall’ouverture del Guglielmo Tell; la nascita di una discussione all’interno del gruppo che porta a mettere in discussione la leadership di Alex; e la riscossa di Alex che bastona e ferisce i suoi drughi ristabilendo le distanze. Anche questa giornata finirà con un episodio di violenza a domicilio: l’irruzione di Alex in una palestra tenuta da un’anziana signora che nella colluttazione viene uccisa. A questo punto c’è una svolta: nel film la violenza gratuita dei giovani si tramanda nella violenza dell’autorità. La tenutaria della palestra, prima di soccombere è riuscita a telefonare alla polizia. Alex fugge, ma i suoi drughi vedono l’opportunità di ribellarglisi in modo definitivo. Lo colpiscono e fuggono lasciandolo in balia della polizia in arrivo.

C’è un’accusa per le lesioni alla donna. La violenza della polizia comincia con l’interrogatorio: violenza tradizionale, pugni schiaffi. A questa segue l’arrivo di Deltoid, che lo accusa di non avere seguito le sue istruzioni. Violenza umiliante: l’uomo gli sputa in faccia.
La sentenza è di omicidio (la donna è deceduta) e la condanna è a 14 anni di carcere. Anche il carcere è una violenza: violenza dell’ambiente. Il carcerato è per definizione un essere ignobile e pericoloso, e il clima è dettato dal maresciallo capo delle guardie di custodia (Michael Bates): atteggiamento militaresco, modo di parlare tra l’autoritario e l’anonimo, passo marziale, continuo schioccar di tacchi, saluti scattanti a tutti i superiori, etc. Alex capisce subito l’antifona (la violenza gli è ben nota) e pensa subito a difendersi, eseguendo con pignoleria e sottomissione ogni ordine superiore, facendosi amico il prete, leggendo libri sacri come la Bibbia (ma i suoi sogni, mentre legge, sono di essere parte delle scene di violenza che vi sono descritte), servendo alle funzioni religiose.
Passano due anni.
Il governo sta lavorando a un progetto di ricupero dei detenuti colpevoli di violenza attraverso una forma di condizionamento, chiamato progetto Ludovico. Questo progetto avrebbe il compito di rendere più sicura la vita della gente, e nello stesso tempo darebbe più forza al governo per vincere le imminenti elezioni politiche. Il ministro (Anthony Sharp) arriva al carcere in pompa magna, accompagnato dalla Marcia N° 1 di Pomp and Circumstance di Edgar per vedere se vi è qualche soggetto adatto. Il premio, per la riuscita dell’esperimento è la liberazione dopo 15 giorni. Alex non si fa scappare l’occasione e, al suono della Marcia N° 4 di Pomp and Circumstance viene trasferito al laboratorio.
Violenza psicologica. Il condizionamento: consiste nella visione coatta di film con scene di violenza e di sesso sotto l’azione di un farmaco che gli viene ogni volta somministrato. Bellissime sono le scene in cui Alex, seduto nel cinema con gli occhi tenuti sbarrati da apposite pinze, e continuamente inumiditi da gocce che gli vengono somministrate, è costretto a guardare le scene filmate senza riuscire a distogliere lo sguardo, con espressioni sempre più allucinate e terrorizzate. Il risultato del condizionamento consiste nell’insorgenza di un profondo malessere, accompagnato da nausea e vomito, ogni volta che l’impulso alla violenza, anche se solo per ragioni di difesa, insorge nel soggetto.
I risultati, ottenuti dopo quindici giorni, vengono trionfalmente mostrati alle autorità di governo riunite attorno al ministro il quale si compiace e si sente sicuro, con questi risultati, di vincere le prossime elezioni politiche.

Alex torna a casa. Subito si mostrano i segni della cosiddetta “guarigione”. Alex non può riprendere il suo posto, occupato da un inquilino che i genitori hanno adottato mentre il figlio era in prigione. Non può reagire ed è costretto ad andarsene. Ma fuori, sulla strada viene avvicinato e riconosciuto dal vecchio mendicante che lui e i drughi, a suo tempo, avevano massacrato di botte. La risposta è ovvia. Tutti i mendicanti del vicinato lo aggrediscono e restituiscono le violenze subite, senza che il giovane possa far nulla, in preda com’è al condizionamento. Due poliziotti sopraggiungono a salvarlo, ma la salvezza è effimera. I due poliziotti non sono altro che due dei suoi drughi che, visto che la violenza libera non paga più, si sono decisi a trasferirsi nelle polizia dove possono adire alla violenza sotto la protezione della legge. E in questo caso la violenza i due la esercitano contro Alex in maniera estrema.
Alex, stremato trova rifugio (anche qui una combinazione filmistica) proprio nella ben nota casa dello scrittore Frank Alexander, che in un primo momento non lo riconosce. Alexander è un avversario del partito al governo, e sentita la storia di Alex e del trattamento subito, coglie l’occasione per attaccarlo, considerando inammissibile che il governo eserciti una violenza psicologica di tal genere, tanto più che il condizionamento non riguarda solo il problema della violenza, ma si estende anche altri aspetti della vita. Per esempio, nel caso di Alex il condizionamento è esteso anche al fatto che non può più ascoltare la IX sinfonia del grande Ludovico van, dato che questa musica spesso accompagnava, come sottofondo, i filmati del condizionamento. Ma, a un certo punto, si rivela che Alex non è solo la vittima del governo; è anche un carnefice. È uno di quelli che due anni prima lo hanno aggredito, gli hanno stuprato la moglie, la quale, in seguito alla violenza, è morta: e lo riconosce proprio perché nel corso dei suoi racconti, Alex si mette a fischiettare Singin’ in the Rain, proprio la canzone che gli aggressori fischiettavano in quella famigerata occasione. La vendetta non si fa attendere. Alex viene chiuso in una stanza dove è costretto ad ascoltare a tutto volume la IX sinfonia. La situazione è talmente straziante che egli finisce per gettarsi dalla finestra.
Il suicidio non riesce. Pieno di fratture, Alex è ricoverato in ospedale dove viene curato sia fisicamente che psicologicamente. Ora tutta la stampa è per lui: la famosa cura Ludovico viene accusata di essere stata la causa di questo tentativo di suicidio, e viene giudicata una mostruosità. Anche lo stesso governo fa marcia indietro, e lo stesso ministro, in una scena di graffiante ironia, va a rassicurare il ragazzo. Ora gli occorre il suo appoggio per superare le critiche che potrebbero mettere in forse la vittoria alle elezioni; lo coccola, lo imbocca, addirittura, lo assicura che lo scrittore Alexander, un terrorista nemico del governo e della società, è stato sistemato per le feste e reso innocuo (si immagina come), e alla fine gli fa un grande regalo: fa portare un enorme giradischi con enormi altoparlanti e gli fa sentire la nona di Beethoven. Questa volta Alex è effettivamente guarito, il condizionamento è stato annullato, ed egli può ascoltare il suo brano preferito senza più sofferenza. Passerà dalla parte del governo e in particolare del ministro. Naturalmente è sottinteso che è guarito anche dal condizionamento dalla violenza, che d’ora in poi potrà usare in appoggio del governo, come, tutto sommato, hanno fatto i suoi colleghi drughi quando sono diventati poliziotti.

Le interpretazioni di tutti gli attori sono di altissimo livello. Strepitosa l’interpretazione di Malcolm McDowell come protagonista, capace di assumere atteggiamenti di esplicita ferocia, di paziente sottomissione, di felicità nella speranza quando viene imboccato dal ministro nelle ultime scene, con la bocca protesa come un uccellino nel nido che richiama la madre. Strepitosa anche l’interpretazione del capo delle guardie carcerarie Michael Bates. Molto divertente l’interpretazione di Anthony Sharp nella parte del Ministro e di Aubrey Morris nella parte di Deltoid.

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