LA PELLE CHE ABITO, di Pedro Almodóvar, 2006

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La trama di questo film intreccia fra loro generi differenti: thriller, fantascienza, dramma e forse addirittura horror.
Un chirurgo di grande fama, abilità e ricchezza (Robert, interpretato da Antonio Banderas) piange la morte della moglie, avvenuta per un incidente stradale. L’ incidente è stato provocato nel corso della fuga di questa con l’amante (Zeca, interpretato da Roberto Álamo), personaggio ambiguo.


In alcuni flashback si viene a conoscere la storia che lega i due personaggi, Robert e Zeca. Essi, sono in realtà due fratelli che non sanno di essere tali, entrambi figli di Marilia (Marisa Paredes) che aveva lavorato a servizio per anni nella casa dei Ledgard. Robert, è cresciuto in casa Ledgard, prendendone il nome; Zeca, è cresciuto in lontananza, sotto la tutela del padre malavitoso, dedito a sua volta alla malavita. Zeca, ad un certo punto, per ragioni di approvvigionamento di droga, si insinua nella famiglia di Robert, diventa amante della moglie e la rapisce. La fuga finisce con l’incidente stradale di cui si è detto, dal quale l’uomo si salva e fugge, mentre la donna rimane gravemente ustionata in tutto il corpo e, nonostante le cure del marito, non riesce a sopravvivere.
Robert ha una figlia, Norma, dedita agli stupefacenti e con gravi disturbi della psiche. Una sera, alla festa di un matrimonio, la fanciulla viene corteggiata da una ragazzo, Vicente, che la porta in un luogo solitario dove vorrebbe avere con lei un rapporto sessuale. La fanciulla, in un primo tempo consenziente, sotto l’effetto della droga, successivamente, quasi come a un risveglio, lo respinge in modo violento e assume un atteggiamento di rifiuto totale verso il sesso maschile che per lei assume il valore di sinonimo di violenza. Il quadro psicologico della ragazza è irreversibile e porta Norma al suicidio.
Il chirurgo è al corrente dell’evento che ha provocato la reazione della figlia, e identifica quello che gli risulta esserne stato lo stupratore. Lo cerca, lo scova e lo rapisce imprigionandolo.
A questo punto il film fa una decisa virata verso la fantascienza. Robert ha compiuto studi approfonditi sul trapianto di pelle transgenico, e soprattutto sul trapianto del viso. Questi studi sono illegali, ma egli li conduce privatamente nella sua villa, che è anche una clinica e un laboratorio.
Così decide di intervenire sul suo prigioniero prendendo su di lui una vendetta e una fonte di consolazione. Con una serie di interventi chirurgici basati sul trapianto transgenico, lo fa diventare una donna con l’aspetto identico a quello della moglie defunta. Il procedimento è lungo, ma, come previsto dai suoi studi, il cambiamento dell’aspetto, soprattutto del viso, trasforma non solo il modo di pensare, ma addirittura quello di essere della persona, che gradualmente accetta la sua nuova condizione di donna, e come tale finisce per comportarsi. Il suo nuovo nome sarà Vera. Tutto il lavoro eseguito sul ragazzo consiste nella ricostruzione del volto, nella vaginoplstica, e nella sostituzione della pelle con una pelle più resistente ottenuta mediante il procedimento transgenico.
Robert lo tiene per un certo periodo di tempo in una stanza arredata, e chiusa, della sua villa, dove lo vede e lo controlla attraverso le telecamere. In questo gli è di aiuto Marsilia, la madre, che è l’unica a conoscere la situazione.
Il film ha ancora un’inversione di 180 gradi e riprende il suo carattere di thriller quando all’improvviso irrompe nella villa il fratello di Robert, inseguito dalla polizia. Mentre la madre cerca di nasconderlo, egli vede sugli schermi televisivi l’immagine di quella che era stata la sua amante. Ella giace nel letto, viva e vegeta. Ovviamente pensa che il marito l’abbia salvata, e quindi approfitta per riprenderne possesso con una scopata. Sfonda la porta della stanza e salta addosso alla donna, o a quella che lui crede la donna sua amante. Lei gli si concede, ma l’irruenza è tale per cui la vagina nuova di zecca ne soffre particolarmente. Il ritorno improvviso di Robert risolve la situazione: Zeca viene ucciso con un colpo di pistola e Vera liberata. D’ora in poi si instaurerà fra Vera e Robert un rapporto che sembra essere amoroso. La ragazza viene lasciata libera, e questo è l’errore che Robert pagherà con la vita. Durante un episodio di libertà ella viene a sapere che la madre, titolare di un negozio di abbigliamento, non ha mai smesso di cercarlo. In lui ritorna il desiderio se non di tornare il ragazzo di prima, almeno di ritrovare gli antichi rapporti. Decide così di liberarsi del tutto, uccidendo in un momento di apparente tenerezza il chirurgo e sua madre, per tornare poi alla propria madre e alle antiche amicizie, pur sotto la veste femminile alla quale si è sostanzialmente adattato.
Il film è condotto molto bene, come sempre avviene in Almodóvar. L’inverosimiglianza della vicenda viene molto ben nascosta dall’intensità narrativa, anche se sono necessari alcuni flash-back per ricostruire un passato che rende spiegabili gli eventi presenti. La struttura psicologica dei protagonisti è la chiave di lettura del film: l’ambizione ma anche l’affetto morboso del chirurgo per le persone; la moglie morta gravemente ustionata e fisicamente irriconoscibile; la figlia dedita alla droga e in preda a fobie che ne condizionano la vita, apparentemente stuprata da Vicente; Vera, il giovane ricostruito che gli riporta in vita non tanto la moglie, quanto l’attrazione che Robert ha per lei; e l’ambizione spasmodica che lo spinge a esperimenti sul corpo umano non ammessi dalla comunità scientifica. Tutto si risolve nel modo classico dei thriller con un lieto fine, abbastanza leggero e, tutto sommato scontato.

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