LETTERE DI CUPERLO E DI RENZI AGLI ISCRITTI AL PD PER SOLLECITARE IL LORO VOTO ALLE PRIMARIE. Novembre 2013

CUPERLO:

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Cara democratica, caro democratico,
io non so quale candidato hai deciso di sostenere come segretario nazionale o se stai ancora valutando chi, tra noi, corrisponda meglio alla tua idea di partito. Se hai già scelto di sostenere un altro candidato, ti porgo i miei più sinceri auguri e ti ringrazio se vorrai continuare a leggere queste righe.
Ho inteso questo congresso, fin dalla scelta di candidarmi, come un grande momento di libertà e di discussione, tra noi e con il mondo intorno a noi. Un congresso di svolta, che non fosse finalizzato soltanto alla scelta di un leader, ma alla ricostruzione della nostra comunità. Nel rispetto delle idee che pure possono dividerci, ma anche nella consapevolezza del molto di più che ci unisce.
Ti scrivo perché voglio provare a raccontarti le mie idee per il partito e per l’Italia. Idee che nel PD sono patrimonio di molti, ma che finora non siamo riusciti a mettere in pratica. Ne Il club degli incorreggibili ottimisti di Jean-Michel Guenassia mi è sembrato di trovare una frase illuminante: “Quello che per loro contava nella Terra promessa non era la terra. Era la Promessa”. Diciamocelo con franchezza: non abbiamo saputo mantenere la promessa, che avevamo fatto a noi stessi e al Paese dando vita al Partito democratico, di un cambiamento di luoghi, strumenti e linguaggi della politica.
È questa la ragione di fondo per cui ho deciso di candidarmi alla Segreteria del Pd. Perché per quelle idee e per quella promessa voglio battermi fino in fondo, assumendone la responsabilità in prima persona. Il Partito democratico ha bisogno di un Segretario che si dedichi, a tempo pieno, a ricostruire il legame con la società sulla base di una visione del futuro che non sia solo un programma di Governo. Questa è la politica in cui credo, in un partito che nonostante limiti ed errori rimane una speranza per l’Italia e di cui con orgoglio espongo il simbolo perché è immagine di libertà, di dignità, di comunità.
È’ tempo di dire con coraggio chi siamo e per chi siamo. Nostro compito è portare nel futuro l’idea di una sinistra moderna ma radicale nei suoi valori, non subalterna alle culture che hanno dominato gli ultimi decenni. Senza la sinistra non c’è il Pd e oggi solo il Pd può guidare la riscossa morale, civile, sociale del Paese. Ma ci vuole un partito forte alle spalle, perché nessun Governo da solo è in grado di cambiare l’Italia. L’illusione tecnocratica è l’altra faccia della degenerazione populista. La nostra Repubblica, provata dalla crisi più drammatica della sua storia, ritroverà la fiducia solo in un nuovo patto di cittadinanza fondato su libertà e giustizia sociale. Ecco il compito primario del PD: mettersi a servizio di una rivoluzione della dignità.
Per cambiare l’Italia, però, il PD deve cambiare se stesso. Deve farlo alzando lo sguardo sull’Europa e sul mondo, portando avanti battaglie riconoscibili sul lavoro buono per giovani e donne, sulla lotta alle povertà vecchie e nuove, sulla qualità della vita dei cittadini e delle relazioni umane nei territori, per un nuovo modello di sviluppo sostenibile sul piano sociale e ambientale.
Il PD deve cambiare radicalmente partendo dal suo modo di stare tra le donne e gli uomini che sceglie di rappresentare, a cui vuole dare voce e potere. Deve dotarsi a ogni livello di organismi dirigenti profondamente rinnovati, più snelli e autorevoli e al tempo stesso coinvolgere direttamente i propri iscritti nell’elaborazione dei programmi e nelle decisioni. Deve rispettare il pluralismo, ma contrastare la piaga del correntismo, privilegiando sempre passione, impegno e competenza. E deve saper guardare e attingere al molto di buono che c’è fuori di noi, aprendosi alla rete del civismo, della solidarietà, delle autonomie sociali. Promuovendo le comunità, la società che si organizza: le più solide fondamenta della speranza.
È un percorso difficile, ma sono certo che la nostra stagione congressuale sarà la semina di quell’alternativa – di quel nuovo centrosinistra – che dovrà candidarsi a guidare l’Italia per i prossimi anni, chiusa la parentesi delle larghe intese: la nostra prospettiva politica non può certo essere quella di un neocentrismo esplicito o camuffato.
Cara democratica, caro democratico, è questo il Partito democratico per il tempo nuovo che ho in mente. Il tuo PD per il Paese di tutti è quello che ho provato a raccontare nella mozione di accompagnamento alla candidatura e nelle note che l’avevano preceduta. Sono documenti maturati negli incontri che ho avuto con molti di voi in giro per l’Italia, ne raccolgono la preoccupazione e la voglia di riscatto, la passione e il coraggio di un rinnovato impegno. In questi giorni, fino al 17 novembre, avrai la possibilità di discuterne nei circoli di tutta Italia, e di far valere la tua opinione e il tuo voto nelle assemblee per l’elezione della Convenzione congressuale. E questa discussione appassionata e sincera, se vorrai, potrai promuoverla con gli elettori e simpatizzanti costituendo i Comitati per Cuperlo Segretario direttamente dal sito www.giannicuperlo.com nell’area “Crea un Comitato”.
Sabato 9 novembre, potrai seguire in diretta streaming su www.giannicuperlo.it il discorso che terrò a Milano durante l’incontro dal titolo “La bellezza della dignità”.
Ti prego di contattarci per ogni suggerimento o critica, ma anche per quell’incoraggiamento di cui abbiamo tutti bisogno.
Infine, ti segnalo che sul mio sito www.giannicuperlo.it potrai scaricare la mozione congressuale “Per la rivoluzione della dignità”.
Nell’area “Info sul voto” potrai scaricare il Fac Simile della scheda per l’elezione del Segretario nazionale che avverranno dal 7 al 17 novembre nei circoli, giorni nei quali i tesserati saranno chiamati al voto.
Se vorrai essere sempre informato sulle mie dichiarazioni e le mie iniziative puoi iscriverti alla mia Newsletter o seguirmi su Facebook e Twitter.
Grazie, per quello che farai e stai già facendo.
Con amicizia, Gianni Cuperlo

RENZI:

Adesso! Matteo Renzi per le primarie del Partito Democratico

Scrivo questa lettera a persone i cui indirizzi sono stati forniti dalla sede nazionale del Partito Democratico. Mi scuso dunque se entro nelle caselle di posta elettronica di persone che non sempre conosco. Vorrei trasmettere però con forza, con grinta, con determinazione l’idea dell’urgenza e della possibilità.
L’Italia deve cambiare.
Deve cambiare profondamente la burocrazia, la giustizia, il fisco, il sistema di scuola università ricerca. Solo così cresceranno le occasioni di lavoro per i nostri giovani e per chi è rimasto coinvolto – magari a cinquant’anni – in una delle tante crisi aziendali in corso. E solo così torneremo a essere degni di noi stessi. Perché la Costituzione dice che siamo una Repubblica democratica fondata sul lavoro. Ma in questi anni l’hanno spesso avuta vinta quelli che campano di rendita, non chi vive di lavoro.
L’Italia può cambiare.
Non è vero che siamo spacciati, che decidono tutto in Europa, che possiamo solo seguire la tecnocrazia. Tocca a noi provarci. Tocca a noi cambiare verso. Tocca a noi: straordinaria, angosciante, magnifica responsabilità. Il destino del nostro Paese è nelle mani di chi legge questa lettera, di chi va a votare, di chi fa delle proposte. Non tutto è spacciato, anzi. Dare un’opportunità all’Italia dipende da noi.
Però servono idee chiare, servono donne e uomini capaci di realizzarle. Serve la politica, insomma. In tanti dicono che dobbiamo diminuire il tasso di politica. No. C’è bisogno di più politica. Più politica, ma meno politici, meno costi e posti di un sistema che in questi anni ha moltiplicato le poltrone ma ha diminuito i voti. Troppi cittadini sono stanchi e purtroppo in Italia il primo partito è quello degli astenuti.
E servono i voti degli italiani: quei voti che non abbiamo saputo prendere alle ultime elezioni. Tra di noi c’è chi dice che è meglio perdere restando pochi, che vincere aprendosi e convincendo gli altri: io credo che sia importante costruire un PD capace di vincere e di convincere. Altrimenti non facciamo politica: facciamo filosofia, sociologia, cultura ma non politica. Un Partito corre per vincere, non per partecipare: noi puntiamo alle elezioni, non alle Olimpiadi.
Il Partito Democratico è oggi l’unica vera grande speranza perché questo cambiamento sia radicale, serio, profondo. Tocca a noi, nessuno si tiri indietro. Se non lo facciamo noi, nessuno lo farà al posto nostro.
Mi sono candidato perché vorrei che questa comunità di donne e uomini, che questo popolo sconfitto alle ultime elezioni, che questo gruppo di cittadini provasse finalmente a vincere per cambiare finalmente l’Italia. Senza gli intrighi del passato, dove quando abbiamo vinto: abbiamo mandato a casa i nostri leader. Senza l’esasperata guerra di correnti: giudichiamo le persone sulla base delle loro idee, non della loro appartenenza a singoli gruppi interni. Ho detto più volte che questo discorso vale innanzitutto per chi si professa “renziano”: voglio che ci chiamiamo con il nome proprio di persona, non con il cognome altrui di corrente.
Vengo dall’esperienza delle amministrazioni locali. Ho fatto il Presidente della Provincia per cinque anni. Poi ho smesso, perché ho detto che per me le Province andavano abolite. Ho vinto le primarie nella mia città e sono diventato Sindaco a Firenze. Si può essere d’accordo o meno sulle mie idee, ma considero un onore aver realizzato ciò che avevo promesso, dal piano strutturale zero mattoni alle pedonalizzazioni, dall’abbattimento delle liste d’attesa negli asili nido fino all’aumento dei soldi per la scuola, dall’aumento della differenziata fino al recupero di efficienza delle partecipate. Se dovessi dirlo con uno slogan direi che la mia amministrazione ha moltiplicato per due le biblioteche e ha diviso per due gli assessori: in quattro anni infatti abbiamo raddoppiato i metri quadri e gli utenti delle biblioteche e dimezzato il numero degli assessori previsti dallo Statuto. Abbiamo venduto all’asta le auto blu e abbassato l’addizionale Irpef. Sono piccole cose, lo so. Ma è solo per dire che ciò che ho promesso, poi l’ho mantenuto. Mi hanno insegnato che quando ci si candida oltre a dire: Io vorrei fare, bisogna anche dire: Io in questi anni ho fatto.
Ho anche fatto tanti errori. Penso che sia più bello sbagliare e ripartire che restare alla finestra limitandosi a criticare gli altri. Ho conosciuto il sapore della sconfitta, come lo scorso anno quando ho perso il ballottaggio delle primarie contro Bersani: in quel caso ho rifiutato tutte le proposte di premio di consolazione e sono rimasto al mio posto.
Oggi mi candido con una mozione titolata “L’Italia cambia verso”, che trovate sul sito www.matteorenzi.it (su cui volendo potete anche darci un sostegno di idee e economico). Lì ci sono le idee che vorremmo realizzare con il PD di domani. Per adesso difendo ovunque, anche sulla stampa e in tv, il PD di oggi. Chi in queste settimane spara nel mucchio dicendo che ci sono casi anomali nel tesseramento dovrebbe fare i nomi e i cognomi delle singole località. Altrimenti diamo l’impressione che 370 mila persone che vanno a votare sono 370 mila imbroglioni. Non è così. Se ci sono imbroglioni, si prendono e si cacciano. Ma non si fa di tutta l’erba un facio. E io difendo la dignità delle centinaia di migliaia di persone perbene che vanno a votare al congresso prima (solo i tesserati) e alle primarie dopo (tutti). Difendo in particolar modo la dignità di chi non vota per me: così deve fare il responsabile di una comunità.
Se vi va, vi propongo di restare in contatto, creando un comitato o semplicemente mandandomi un email con idee e proposte (matteo@matteorenzi.it)
In ogni caso vi aspetto nei seggi del partito, per gli iscritti, fino a domenica 17 novembre. E aspetto tutti domenica 8 dicembre alle primarie. Molti ironizzano sul fatto che noi facciamo le primarie, sui nostri confronti e talvolta anche sui nostri scontri. Ma noi siamo gli unici in Italia che invitano centinaia di migliaia di persone a uscire di casa e mettersi in gioco. A provarci davvero. A essere cittadini, non solo utenti. Giochiamo a carte scoperte, noi. Perché ce lo possiamo permettere: siamo un Partito Democratico, di nome e di fatto.
Un sorriso.
Matteo

QUALCHE CONSIDERAZIONE MIA

Immagino che molti, fra quelli che hanno la pazienza di leggere quello che scrivo, avranno ricevuto le lettere di Cuperlo e di Renzi che invitano a votare per loro alle primarie. Mancano ancora quelle di Civati e di Pittella, ma arriveranno.
Se non fosse una cosa drammatica, sarebbe una cosa divertente. Entrambe le lettere partono dicendo che sono contro le Correnti. Beh, un po’ di dignità, vero, è possibile? Loro che sulle correnti hanno costruito le loro candidature. Meno male.
Ma non importa, tutto fra brodo, dice il vecchio detto. Entrambi si danno da fare per dirci che loro vogliono un nuovo forte partito per un nuovo e più forte Paese, e rimandano ai loro (prolissi e illeggibili, almeno per una persona, come me e tantissimi altri, che nella vita ha anche altro da fare e che parla italiano e non politichese) documenti.
Una cosa manca in entrambe le lettere (e credo anche nei relativi documenti): il fatto che il PD è così disastrato perché non ha un’identità. E forse, i segni di questa mancanza di identità si riscontrano in quasi ogni decisione che viene presa, o dalla direzione o dal gruppo parlamentare o da qualsiasi altra istituzione che può porsi con autorità (ma non con autorevolezza) alla base delle decisioni da prendere. Ne fa fede una interminabile, ridicola, e disastrosa nei risultati, discussione sulle regole; ne fa fede la mancanza di un benché minimo accenno allo sconcio dei 101 che hanno imposto un cambiamento di linea clandestino che ci ha portato ad allearci col pregiudicato truffatore Berlusconi; ne fa fede il fatto di essere nei fatti aggrappati a una legge elettorale oscena; ne fa fede la volontà di cambiare la Costituzione nel senso voluto dalla P2 (ancora viva e vegeta e dotata di rande potere) togliendo potere al Parlamento; ne fa fede la lite attuale (con minaccia di scissioni) sulla partecipazione o meno del PD al congresso del PSE, la forza politica europea che dovrebbe rappresentare il centro sinistra in Europa, e quindi il preteso, ma lontano dall’essere realizzato, europeismo del partito. Prodi ha detto che non voterà per le primarie. Credo che Prodi, con tutti i difetti che gli si possono attribuire, è ancora l’unico uomo politico che alle chiacchiere ha fatto seguire fatti, ed è stato l’unico che ha sconfitto, per ben due volte, il pregiudicato truffatore Berlusconi. Che il suo sia l’esempio da seguire?

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