IL PAPA E LA STREGA di Dario Fo, 1989-90

Dario Fo e Franca Rame

Dario Fo, in questa pièce teatrale interpreta la figura del papa. Non si identifica in modo esplicito con un papa realmente esistente o esistito, ma da alcune allusioni si capisce che la figura interpretata faccia riferimento a quella di papa Wojtyła. Diverse allusioni si riferiscono a eventi e personaggi dell’epoca (fine anni Ottanta). Oggi, ovviamente hanno perso parte della forza satirica.


L’inizio ci porta in Vaticano: giornalisti affollano la sala delle udienze. Il cardinale addetto è preoccupato perché il papa è in ritardo. Ma il papa in questo momento è preoccupato dal fatto che piazza San Pietro è invasa da bambini di ogni razza, provenienza, età. E questi bambini urlano, vogliono vedere il papa, e il papa non sa cosa fare. Anzi pare decisamente infastidito. Viene chiamato uno psichiatra che dovrebbe aiutare il papa ad uscire dalla situazione di rifiuto in cui sembra essere incorso, tanto più che in sala del vaticano vi sono numerosi giornalisti convocati per una conferenza stampa e che intendono are diverse domande. Lo psichiatra è accompagnato da una donna, vestita da suora (Franca Rame) che in realtà non è proprio una suora, ma è un personaggio che gestisce una comunità di soccorso per gente emarginata (drogati in stato di astinenza, donne emarginate che non hanno altra soluzione che l’aborto, etc.); la si può definire una guaritrice. All’inizio tuttavia nessuno in Vaticano conosce la vera attività della donna.
Mentre papa, cardinale segretario, psichiatra, e la guaritrice, discutono sul da farsi, in piazza San Pietro si affollano i bambini: centinaia, migliaia, che provengono da ogni parte del mondo; bambini tutti privi di famiglia, di appoggio, abbandonati a se stessi, e in probabile procinto di morire di fame o di abbandono. È chiaro che quella che pare un’idiosincrasia da parte del papa ha invece un riferimento ben preciso: da indagini effettuate si viene a sapere che questa ondata di bambini è stata organizzata al fine di far capire al papa che la condanna della contraccezione perseguita dalla Chiesa, ha come conseguenza quella di riempire il mondo di infelici, di bambini senza possibilità di sopravvivenza, e quindi di aumentare in modo esponenziale la mortalità infantile. E proprio questo gridano gli altoparlanti nella piazza, e questa verità mostrano le scritte sugli striscioni portati in volo da migliaia di palloncini. Il papa non può accettare questo ricatto, e si irrigidisce nella sua idiosincrasia, finché i bambini non libereranno la piazza dalla loro presenza.
A questo punto il papa deve incontrare i giornalisti. Quali domande saranno poste al Papa? Domande imbarazzanti, che, ancora una volta, ritornano sul problema della contraccezione. Come è possibile che alle soglie del terzo millennio la Chiesa continui a condannare quello che è una stato di evidente necessità?
Anche in questo caso il papa si irrigidisce. Le interviste vengono rinviate e il papa, in preda a una crisi di nervosismo, si blocca nei movimenti e subisce il classico colpo della strega. La guaritrice viene chiamata in causa, e si incarica di risolvergli la patologia con metodi naturali, sottoponendo le articolazioni e le vertebre del papa a una trazione progressiva mediante una specie di argano improvvisato.
Alla fine il papa riesce a ricuperare la sua normale motilità. Ma la sua soddisfazione è interrotta dalla notizia, portatagli dal cardinale addetto alla sicurezza: l’attività della guaritrice ha a che fare con l’aborto e con la somministrazione di droga. Qui non c’è alternativa. La guaritrice viene cacciata con ignominia, ma il papa finisce di essere nuovamente vittima del colpo della strega.

Il secondo atto ci trasferisce nello squallido scantinato dove la guaritrice, esercita l’attività che sappiamo. Fa arrivare in modo clandestino dell’eroina e la usa gratuitamente, o meglio, a prezzo farmaceutico, per calmare le crisi di astinenza di poveri diavoli che non hanno più alcuna possibilità di procurarsi la droga sul mercato. In più si dà da fare per risolvere le più urgenti situazione di danno fisico. Mentre è intenta al suo lavoro, le viene annunciato che il papa stesso, affetto da irriducibile blocco delle articolazioni delle braccia, verrà, sotto mentite spoglie, per farsi curare da lei, visto il suo successo nella precedente occasione.
E infatti il papa arriva, vestito in abiti comuni, con le braccia bloccate. È un papa in visita clandestina. Solo la guaritrice e lo psichiatra conoscono la sua identità. Ed è proprio il papa a portare, ovviamente a sua insaputa, in una tasca del vestito la quantità di eroina quotidiana che la guaritrice utilizza per lenire le sofferenze dei poveri ragazzi in crisi di astinenza. Misteri della diffusione clandestina della droga. Ma l’azione della guaritrice non è solo un’azione umanitaria. La sua azione ha anche un significato di lotta reale contro la gravissima malattia generalmente associata allo spaccio clandestino, l’AIDS. Utilizzando la droga a prezzi farmaceutici, e usando siringhe sterilizzate, la comunità aiuta a diminuire la mortalità per AIDS, e offre una sia pur tenue speranza di disintossicazione. Questa attività d’altra parte crea anche scompiglio e interferisce con gli affari degli spacciatori, che infatti ben presto si fanno vivi. Armi in pugno, essi minacciano i presenti, vogliono che si dica loro come questa associazione umanitaria si procura la droga a prezzi così bassi, etc. poiché intendono bloccare questo traffico. Nel grande trambusto che segue, gli spacciatori vengono liquidati in modo rocambolesco, mentre il papa guarisce dal suo “ingrippamento”, ma capisce anche il significato dell’attività di cui è stato testimone. In risposta allo psichiatra che gli fa rilevare come i drogati, davanti al trip del buco, non vedano altro, non li muove né la ragione, né la riconoscenza, né l’amore… il papa risponde che bisogna essere comprensivi verso questi nostri figlioli… “ripeto «nostri figlioli» travolti dentro un gorgo di alienazione terrificante, di cui noi abbiamo qualche responsabilità”.
Il finale ci riporta in Vaticano. Il papa ha capito come la rigidità applicata dalla Chiesa contro la contraccezione e contro la droga abbia un saldo fortemente negativo. Se la lotta alla contraccezione e all’aborto è fatta per difendere la vita, il risultato finale nella realtà è un aumento della mortalità, sia per i bambini che muoiono di fame, sia per i drogati che muoiono di AIDS. Verrà pubblicata un enciclica papale nella quale queste istanze verranno accolte come il segnale di un nuovo corso: Eroinum et omnia medicamenta stupefactiva et potionem psicotropicae libera sunt. Questo non è privo di conseguenze. Da una parte le istanze progressiste accolgono l’invito contenuto nell’enciclica, ma dall’altra parte vi sono resistenze, scissioni e quant’altro. Si arriva a una specie di guerra civile, nella quale anche il papa viene coinvolto e alla fine ucciso dalla fucilata di un cecchino.

Il lavoro ha un chiaro intento di mettere in rilievo l’assurdità di certe prese di posizione della Chiesa, e della società che ascolta le sue direttive, in merito a fenomeni a larga diffusione sociale, che se di per sé non sono da considerarsi accettabili, tuttavia il proibirli senza interventi specifici, finisce per aggravare le conseguenze della loro diffusione. Ne è prova come la contraccezione possa ridurre l’enorme tasso di mortalità infantile; come l’aborto, ancorché non utilizzato come metodo contraccettivo (nessuna donna lo userebbe come tale), potrebbe evitare grandi tragedie familiari; come l’aiuto ai drogati offrendogli la droga a prezzi farmaceutici (liberalizzazione) e l’uso di siringhe sterili, potrebbe ridurre drasticamente da una parte la mortalità per AIDS (malattia per la quale si muore), e dall’altra ridurrebbe la criminalità legata allo spaccio clandestino.

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