COPPIA APERTA, QUASI SPALANCATA di Dario Fo, 1983

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Si tratta di un atto unico che, rappresentato sulla scena, ha la durata di circa un’ora. È una delle commedie di Dario Fo più rappresentate nel mondo.


Il video di cui dispongo è quello della televisione Svizzera (RTSI), del 1991 ed è interpretato da Franca Rame e da Giorgio Biavati. Il tema principale della pièce tratta del ruolo della donna nella coppia in una società nella quale la parità dei sessi è diventato obiettivo inarrestabile. Sappiamo che nella tradizione di tempi non troppo antichi, mentre nella coppia il marito godeva di una certa libertà e nessuno, o al massimo in pochi si scandalizzavano se egli trovava ogni tanto qualche diversivo alle proprie smanie sessuali, il ruolo della donna doveva essere quello della fedeltà assoluta. Ogni tradimento diventava oggetto di dramma familiare, di minaccia di separazione, se non addirittura di violenza. E comunque la condanna della donna “infedele” da parte della società era unanime.
È ancora così? O il nuovo modo di intendere il ruolo della donna nella società ha cambiato nel profondo anche i rapporti interni alla coppia? L’affermazione che uomo e donna nella coppia hanno stessi diritti e stessi doveri, non dovrebbe essere più considerata frusto rito celebrativo, ma realtà di fatto. È così?
A questa domanda si cerca di dare una risposta, fra le altre cose, anche tramite la concezione di coppia cosiddetta “aperta”, cioè coppia nella quale sia l’uomo che la donna hanno ugualmente la possibilità di contrarre rapporti sessuali al di fuori del matrimonio, senza che questo ne pregiudichi l’unità.
Il lavoro di Fo è una satira in cui si scopre che in Italia, il paese bigotto per eccellenza, il termine “coppia aperta” spesso non è altro che una formula utilizzata per giustificare le marachelle del marito, mentre la donna, per ragioni culturali, psicologiche e spesso anche materiali è costretta a subire senza avere la possibilità di accedere a quella libertà cui teoricamente avrebbe diritto. Franca Rame, che interpreta la donna della coppia, e che si rende conto delle difficoltà che incontra a realizzare la sacrosanta libertà ci dirà: “Prima regola: perché la coppia aperta funzioni, deve essere aperta da una parte sola, quella del maschio! Perché… se la coppia aperta è aperta da tutte e due le parti… ci sono le correnti d’aria!”

La storia rappresentata è quella di una coppia nella quale l’uomo si incontra con grande frequenza con altre donne con le quali fa sesso. La moglie Antonia è disperata, ha crisi terribili, minaccia di uccidersi, e inutilmente il marito cerca di tranquillizzarla: “con le altre donne è solo sesso. – dice – La donna importante per me sei tu. Io per te ho una grande stima…” “Stima! che m’importa della stima! – risponde lei ¬– io ho bisogno dell’amore! Da quanto tempo non facciamo l’amore…” E così la discussione fra coniugi prosegue, finché il marito ha una grande idea: perché non fai anche tu come me? Facciamo una coppia aperta. Oggi è di moda. È ora di smetterla con questa fedeltà che non porta da nessuna parte. E allora anche la moglie entri nell’ordine di idee. Perfino il figlio ventottenne la stimola. Per trovare qualcuno che ti faccia la corte non devi più sembrare una posata donna sposata, ma devi darti arie da ragazzina, vestirti in modo appropriato, darti una camminata sensuale, magari andare in discoteca, etc. Questo tuttavia non attira folle di corteggiatori. Antonia non è capace di seguire i consigli. Ha una ritrosia di fondo che la tiene legata alla famiglia, che le impedisce di lanciarsi. Il marito ne è consapevole, e continua a stimolarla, mentre nel suo intimo sa perfettamente quello che accade, e ne è soddisfatto, mentre continua a frequentare altre ragazzine.
Finché un bel giorno Antonia contrae un rapporto amoroso con una persona. Lo confessa al marito, ed egli tenta subito di minimizzare l’accaduto. Chissà chi è questa persona, un poveraccio senza né arte né parte… Invece no, – risponde Antonia – è un professore di fisica. E mentre il colloquio fra i due va avanti in questo modo, con il marito che da una parte cerca di disprezzare l’amante della moglie e la moglie invece che ne rivela tutte le virtù e le capacità, ci si rende conto che il marito sta ricevendo queste notizie con sempre maggior ira. All’inizio, (“la moglie è mia, etc.”) vengono riesumati tutti i vecchi luoghi comuni per cui nella coppia quello che tiene uniti è il possesso della donna da parte dell’uomo e il dovere della donna è la fedeltà. Insomma la coppia deve essere aperta solo da una parte, quella del maschio. Poi il marito cerca di riconquistare la moglie con i mezzi tipici del maschio. “Cara, tesoro, sei mia, facciamo subito l’amore”, cerca di spogliarla, di farla sdraiare, ma con scarso successo. Poi all’ira si sostituisce lo strazio. Lo spazio ottenuto dalla donna nella coppia è ormai irreversibile. Non si può più tornare alle vecchie logiche. La donna ha smesso definitivamente di essere proprietà dell’uomo. Allora il marito, sconfitto, minaccia il suicidio. Entrerà nella vasca da bagno con l’asciugacapelli elettrico attaccato alla corrente elettrica. Antonia, davanti a questa evenienza, è spaventatissima e confessa al marito che questo suo meraviglioso amante è solo un’invenzione. Ma anche il marito ha mentito sul potenziale suicidio. In realtà prima di entrare nella vasca aveva staccato la corrente. Doppio inganno, allora? No. Proprio in quel momento entra in casa l’amante della moglie, che esiste davvero, non è un’invenzione e allora il marito, questa volta senza più togliere la corrente entra nella vasca da bagno con l’asciuga capelli connesso alla rete elettrica.

L’atto unico è interpretato in modo quasi esclusivo da Franca Rame, mentre l’uomo, Giorgio Biavati fa una specie di spalla, sulla quale Franca appoggia la sua rutilante recitazione. La recitazione di Franca Rame è sempre molto brillante, anche se il suo modo di calcare la scena è molto simile nelle varie commedie del teatro di Dario Fo.

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