IVANOV, di Anton Pavlovič Čechov, 1887

AChekhov89

È il primo lavoro teatrale importante del grande scrittore russo. Ha avuto alcuni rifacimenti. Le prime rappresentazioni non hanno avuto alcun successo. Solo in un secondo tempo, dopo un rifacimento piuttosto importante il pubblico e la critica hanno cominciato ad apprezzarlo. Si tratta di un dramma in quattro atti che si svolge nella campagna russa, lontano dalle grandi città.


Ivanov è un proprietario terriero, di età attorno alla quarantina, che alcuni anni prima ha sposato una fanciulla ebrea, Anna, proveniente da una ricca famiglia. La fanciulla per poterlo sposare ha dovuto rinunciare alla sua fede e abbracciare quella cristiana, cosa per cui la famiglia l’ha disconosciuta e non ha mai versato al marito la dote dovuta e che questi si aspettava. Nei primi anni Ivanov ha lavorato intensamente per far fruttare l’azienda, ma col passare del tempo le sue ricchezze si sono esaurite, anche per il suo carattere poco incline a trarre profitti illeciti, e tale da lasciarsi facilmente imbrogliare dall’amministratore. Ora, all’inizio del dramma, troviamo Ivanov praticamente senza soldi, mentre la moglie è gravemente ammalata di tisi e destinata a morire in breve tempo. Ivanov, coerentemente con un carattere privo di attivismo, si sta lasciando andare, è sommerso da sensi di colpa, soprattutto nei riguardi della moglie, che è ancora intensamente innamorata di lui, mentre egli sente per lei sempre meno affetto.
Questo lo induce a uscire tutte le sere per recarsi dai Lebedev, dove si raccolgono diverse persone della società della cittadina, dove si gioca e dove la figlia del padrone di casa, Saša, non nasconde di essere innamorata di lui.
La moglie viene lasciata a casa con la scusa che l’aria della sera aggraverebbe la sua malattia, e viene curata da un giovane medico, L’vov, che attribuisce a Ivanov pesanti responsabilità sullo stato di salute della donna. L’accusa che più lo colpisce, e che non è solo di L’vov, ma gira anche negli ambienti cittadini, è che egli abbia sposato Anna nella speranza di avere una ricca dote, cosa che non è avvenuta a causa della rottura fra Anna e i genitori; e che ora, andato a male questo tentativo, fa di tutto per affrettare la morte della moglie e rivolgere le sue attenzioni a Saša, sposando la quale potrebbe impossessarsi di una ricca dote. È un’accusa veritiera? Ivanov è un malfattore, come lo definirà alla fine L’vov? Čechov non prende posizione, si limita a descrivere i fatti senza giudicare i comportamenti e le persone.
Altri personaggi del dramma sono Šabel’skij, zio di Ivanov, sessantenne, che ha il titolo di conte, ma, avendo sperperato tutte le sue sostanze in gioventù, ora vive in casa del nipote; Pavel Lebedev, il padre di Saša, e sua moglie Zinaida Savišna, colei che detiene la chiave delle sostanze di famiglia e che è notevolmente avara; poi Borkin, lontano parente di Ivanov e amministratore della sua tenuta e in gran parte responsabile dei furti a suo danno; la Babakina, giovane vedova, ambiziosa, abbastanza ricca per eredità da parte del marito, e attirata dall’idea di sposare il conte Šabel’skij così da ottenere il titolo di contessa; e in fine altri personaggi minori che popolano la provincia russa e che si ritrovano ogni sera dai Lebedev.
Il dramma ha il suo sviluppo quando Ivanov, uscendo ogni sera per recarsi dai Lebedev, rifiuta il pressante invito della moglie, stufa e annoiata di essere lasciate sola, di passare la serata con lei; e lo invita a dare un nuovo impulso all’amore che li ha legati e che ella sente ancora. Tuttavia, visto che le sue preghiere non hanno avuto seguito, e il marito esce comunque, ella decide all’improvviso di recarsi dai Lebedev. Il destino vuole che la donna entri nella casa proprio mentre Ivanov e Saša parlano d’amore e si baciano. Anna sviene.
Le cose nei giorni successivi precipitano. Ivanov è caduto in una depressione sempre più profonda, e il suo senso di colpa gli toglie ogni capacità di decisione; inutilmente cerca di venire incontro alla moglie e di farsi perdonare non recandosi più dai Lebedev. Saša, che non lo vede e non lo sente da diversi giorni e non trova risposta alle sue lettere, è preoccupata, e si reca lei stessa da Ivanov per cercare di chiarire la situazione. L’incontro non porta ad alcuna conclusione. Ivanov sembra essere indifferente a tutto, Ma Anna non lo è. Venuta a conoscenza della visita di Saša, affronta il marito accusandolo di menzogna, e rompendo con lui ogni rapporto. Il suo amore si è definitivamente spento. Ivanov si difende da ogni accusa. poi, di fronte all’insistenza di Anna, le rivela che la sua malattia la sta portando alla tomba.
Nel giro di pochi mesi la moglie muore, e Ivanov riprende il rapporto con Saša. A distanza di un anno da questi fatti, si è alla vigilia della celebrazione del matrimonio.
Ma il matrimonio non si celebrerà. I due, per motivi differenti sembrano ripensarci. Ivanov si rende conto di non essere innamorato della ragazza e sente sempre più rimorso per la morte della moglie della quale si sente responsabile; Saša si rende conto che questo matrimonio non risolverà i problemi di Ivanov e che quindi sarà destinato a una brutta fine. Mentre la situazione sta precipitando, un duro intervento del medico che ha assistito Anna accusa Ivanov di essere un mascalzone per avere inseguito, nei suoi matrimoni, solo lo scopo della dote. Ivanov non regge all’accusa. Estrae la pistola e si ammazza.
Il lavoro non prende posizione morale sul comportamento di Ivanov. Forse le dicerie sul suo canto sono vere, ma quello che importa è la psicologia dell’uomo che si sente coinvolto da fatti più grandi di lui: la mancanza di denaro che lo costringe a ricorrere a prestiti che non è in grado di onorare; non può pagare i lavoranti; non può fare investimenti per far rendere la proprietà, etc. La depressione economica, finisce per coinvolgere una sempre più profonda e invincibile depressione psicologica, che lo allontana dalla moglie, lo allontana dall’amante e alla fine lo conduce al suicidio. Tutto questo avviene nel bel mezzo di una società dove la natura umana è ignorata, e i rapporti fra le persone sono limitati alle apparenze e gli spettegolamenti esprimono l’unico interesse che legano le persone più o meno amiche che vivono nella provincia russa.

Nella versione che ho avuto modo di vedere, trasmessa dalla RAI nel 1982, con la regia di Franco Giraldi e interpretata da Giovanni Visentin nella parte di Ivanov, e Giuliana De Sio nella parte di Saša, non ho potuto apprezzare fino in fondo la profondità di Čechov. La recitazione mi è apparsa piuttosto piatta: direi più da telenovela che da lavoro teatrale. Visentin ha di fatto mantenuto un’espressione costante per tutta la durata del lavoro, senza introdurre un minimo di vivacità; la De Sio ha atteggiato le espressioni del viso alle battute da lei pronunciate, senza riuscire a costruire un personaggio autentico.

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