VITA COL PADRE (Life with Father) di Howard Lindsay e Russel Crouse, 1939

143788-004-CE45224C

Questa commedia teatrale, che deriva da un libro in forma autobiografica di Clarence Day dallo stesso titolo, è stata messa in scena a Broadway nel 1939 da Howard Lindsay e Russel Crouse, e per la RAI nel 1956 da Sandro Bolchi e interpretata, nelle parti dei protagonisti, da Paolo Stoppa e Rina Morelli.

Si narra delle vicende di una famiglia della media borghesia che vive a New York in una bella casa. Il padre, Carlo, è una persona autoritaria, attenta ai problemi economici della famiglia e che gestisce la vita quotidiana con polso fermo. La famiglia è composta dalla moglie, Vinnie, e da quattro figli di età crescente, Carlo junior o Carletto, Gianni e gli altri. Apparentemente la vita scorre senza particolari sussulti, ma non è difficile rendersi conto che l’autoritarismo paterno è molto di facciata, e facilmente e felicemente controllato dalla moglie che con la gentilezza impone le proprie scelte alle quali il marito finisce per adeguarsi. La comicità degli eventi deriva soprattutto da questo pseudo-contrasto.
Ad esempio, Carlo è molto attento, non vuole che si facciano spese per inutili sciocchezze, e impone alla moglie di tenere i conti. Ma la moglie non ha alcuna intenzione di farlo, e propone (ovvero impone) che i conti siano rappresentati semplicemente dall’elenco dei crediti che i fornitori mensilmente inviano alla famiglia come saldi delle spese fatte. Ovviamente, nulla a che fare con la tenuta di un bilancio famigliare e il controllo delle spese.
La vita famigliare scorre in questo modo, fra frequenti cambi di cameriere, partecipazione alle funzioni religiose e alla vita religiosa della comunità, studio del catechismo da parte dei minori, discussioni sui vestiti da indossare, e rispetto, da parte della moglie e dei figli, per le abitudini del capofamiglia.
Un bel giorno a New York arriva Cora, una cugina di Vinnie, invitata a trascorrere alcuni giorni nella casa, accompagnata da una giovane amichetta, Mary. L’accoglienza è festosa, ma subito si sviluppa uno dei soliti contrasti fra Carlo e la moglie sulla durata dell’ospitalità.
Carletto conosce con piacere la coetanea Mary. Fra i due nasce una simpatia, forse un’attrazione. Ma Carletto ha delle remore, si sente a disagio. Il vestito che indossa è il riattamento di un vecchio vestito dal padre, e questo lo inibisce nei contatti con Mary. Vorrebbe un vestito nuovo, tutto suo, ma il padre glielo nega; quello che indossa va benissimo.
Un altro argomento di discussione che coinvolge i due ragazzi è l’appartenenza religiosa: Mary è metodista, mentre Carletto proviene da una famiglia episcopale. Emerge quello che si dimostra essere un problema importante che coinvolge non solo la famiglia, ma tutta la comunità: Carlo non è mai stato battezzato.
La notizia crea scompiglio. Vinnie vuole assolutamente che il marito si battezzi: aver contratto matrimonio con uno non battezzato le fa sembrare di non essersi affatto sposata e quindi di essere in peccato mortale. Anche il pastore viene coinvolto, e fa una predica in chiesa esplicitamente per condannare il non battesimo di Carlo. Carlo risponde con una violenta scenata e, davanti alle insistenze, si rifiuta categoricamente di ricevere il battesimo.
A nulla valgono le proteste della moglie, degli amici. Vinnie soffre l’ostinazione del marito e comincia a lamentare cefalee, non esce dalla propria camera, sembra soffrire molto e soprattutto sembra che la situazione si aggravi. Carlo è sempre più preoccupato, ma non cede.
L’atteggiamento dell’uomo, secondo Carlo, è quello di tenere duro davanti alle insistenze femminili. Questo è l’insegnamento che il padre impartisce al figlio.
Carletto intanto insiste sulla necessità di cambiare vestito. Se il padre si rifiuta di dargli i 15 dollari necessari, deve trovare un modo per guadagnarseli. Dato che il fratello Gianni, più intraprendente, sembra aver trovato un lavoro, Carletto si dà da fare anche lui. Si tratta di vendere in giro dei flaconi contenenti una medicina contro varie infermità. Per ogni flacone venduto al costo di un dollaro l’uno, a lui saranno lasciati 20 centesimi. I due ragazzi danno il via all’operazione. Gianni si procura un buon numero di flaconi e assieme ne programmano la vendita alle persone che conoscono. L’etichetta dei flaconi descrive meraviglie, e fra la altre cose, si descrive efficace contro i mali delle donne. Dato che la madre sembra essere preda di malattia, i due ragazzi, prima di intraprenderne le vendite, pensano di tastarne l’efficacia somministrandole il prodotto. E lo fanno senza avvertire nessuno.
Naturalmente le condizioni della donna si aggravano. Compare vomito, dolori addominali, capogiri, etc. Nessuno si rende conto di che cosa sia successo, e di quale sia l’origine di questo male. Viene il medico, si consulta un professore di larga fama, ma la diagnosi non viene fatta. Carlo, il marito, è fortemente preoccupato, sente pesargli il rimorso, pensa che tutto dipenda dal dolore che il suo rifiuto a battezzarsi le ha provocato, ed si dichiara disponibile a farsi battezzare. Secondo i medici invece l’ipotesi più probabile è quella di un avvelenamento. Il mistero viene chiarito quando una vicina si lamenta di aver comprato dai due ragazzi il flacone di sostanza miracolosa e di averne dato il contenuto al cane che è morto nel giro di poche ore. I due ragazzi confessano. Hanno dato una dose alla mamma credendo di farla guarire. Ecco spiegata la causa del grave malessere. Carlo, come è naturale, si infuria, costringe i ragazzi ad andare a ritirare tutti i flaconi venduti, restituire i soldi agli incauti acquirenti, e rimanere così senza paghetta fino alla completa restituzione del debito.
Il tutto sembra tornare nella norma, ma vi sono alcune cose lasciate in sospeso che devono essere risolte. Il vestito nuovo di Carletto e la sua possibilità di fare la corte a Mary. Con una abile trucco, la madre riesce a spillare al marito i 15 dollari necessari. Carletto si fa fare il vestito e quando Mary, con Cora, torna a New York, i due potranno cominciare una relazione. Poi per completare l’accordo generale, Carlo padre si lascia convincere e si fa battezzare.
La commedia è molto carina, la vita quotidiana di una famiglia americana e descritta con leggerezza e simpatica ironia. Vengono sottolineati i rapporti fra moglie e marito, e soprattutto l’abilità delle donne americane a prendere, senza darne apparenza, il sopravvento nella gestione della casa, mentre al marito finisce per essere riservato il compito di provvedere ai finanziamenti. Ma anche le appartenenze religiose, l’interferenza di esse nella vita quotidiana, il rapporto con i figli, le amicizie, sono il terreno sul quale la commedia esprime la sua leggera ironia.
La regie è buona, tutte le discussioni, i confronti, gli eventi si svolgono nella grande sala dell’abitazione della famiglia disposta in modo elegante e rispondente all’epoca dei primi del Novecento. Paolo Stoppa nella parte del padre è bravissimo, le sue arrabbiature nei contrasti con la moglie, i figli, le stesse cameriere, tengono alta la tensione della recitazione; brava ma, forse un po’ più monotona e priva di colpi di genio la recitazione di Rina Morelli nelle parti della madre.

Scrivi un commento