OSSESSIONE, di Luchino Visconti (1943)

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È il primo film di Luchino Visconti. L’ha girato durante la guerra. Forse per questo motivo il film è intensamente intriso di un sentimento doloroso che lo percorre dall’inizio alla fine. Il rapporto fra i due amanti non lascia mai trasparire quella felicità che il loro incontro, all’inizio, sembrava presagire. Le immagini del film sono terribilmente veritiere, sia quando mostrano le espressioni e gli atteggiamenti dei due amanti, sia quando ci offrono la visione dell’ambiente in cui le vicende del film si svolgono.

All’inizio del film siamo lungo una strada quasi deserta sulle rive del Po, provincia di Ferrara. Si vede una grande casolare dove c’è una rozza trattoria, e al di fuori un distributore di benzina, di quelli classici che, si vedevano negli anni Quaranta. Le immagini sono grigie, scarsamente in rilievo, quasi piatte, e trasmettono una sensazione di freddo, più psicologico che fisico, pur essendo estate. Il film è, ovviamente, in bianco e nero.
Un camion si ferma a fare rifornimento. Accorre il proprietario della trattoria, un omone di mezza età piuttosto corpulento, Giuseppe Bragana. Mentre, assieme al conducente, introduce nel serbatoio del camion la spina del carburante, scopre che, sdraiato sul rimorchio dell’automezzo c’è un clandestino che sta dormendo. Viene fatto scendere in malo modo. Questi si sveglia, e si reca verso la trattoria. Entra nel locale deserto, vede la porta che dà sulla cucina. Spinto dalla fame, l’attraversa e, seduta a un tavolo, vede una bella giovane donna: Giovanna, interpretata da Clara Calamai. L’uomo ne è immediatamente attratto. Vuole mangiare, ma anche l’attrazione della donna è molto forte. Si avvicina ai fornelli dove c’è cibo in cottura, e si toglie la giacca rimanendo in canottiera. È un bell’uomo, di giovane età e offre allo sguardo un torace scultoreo e virile. La donna, che in primo tempo si era ribellata all’ingresso dell’uomo, lo guarda con ammirazione. Appare evidente, dagli sguardi, dai modi di fare, che fra i due è scattata un’attrazione che troverà nell’amore il suo destino.
Il rientro del marito apre inevitabilmente un problema: chi è quell’uomo, che cosa ci fa, perché è lì. L’uomo, che si chiama Gino (interpretato da Massimo Girotti), è un disoccupato che ama viaggiare. Insomma, un vagabondo. Ha conoscenze di diverse cose, ed è anche un meccanico. Il marito ha nel garage della locanda un camion rotto. È in grado il vagabondo di aggiustarlo? Sì, certamente, ma per farlo funzionare è necessario un pezzo che si può trovare solo nel paese vicino. Occorre andare a prenderlo. Il marito, decide di andarvi. E ci va in compagnia del prete, che pure si sta recando al paese. In bicicletta i due si allontanano, e Gino ha tutto il tempo e la possibilità di contrarre finalmente un rapporto con la moglie. Il rapporto che si sviluppa è forte. La donna odia il marito, al quale si è sposata solo per evitare la miseria. Gino si innamora. Ne scaturisce la decisione di fuggire insieme.
Questo avverrà dopo qualche giorno, ma lungo la strada della fuga, la donna non resiste. La vita con Gino le si apre come un periodo di miseria, proprio quella da cui era fuggita col matrimonio. Gino se ne va da solo.
Lungo la strada incontra un girovago che si mantiene facendo spettacoli e giochetti di prestigio in mezzo alla gente, lo Spagnolo. Questi lo invita a mettersi in società con lui. Ad Ancona fanno alcuni di questi spettacoli, con la gente che accorre. Siamo a ferragosto. Nella città si è organizzato un concorso per cantanti lirici dilettanti.
Si dà il Caso che Giuseppe Bragana sia un dilettante lirico e questo lo induce a partecipare al concorso. Si reca così, assieme alla moglie, nella città marchigiana. E qui, incontra Gino. Dopo alcune ovvie esitazioni si riaccende la passione fra Gino e Giovanna, e si rinnova il loro desiderio di vivere insieme. Questa volta non sarà una fuga, come quella fallita in precedenza. Questa volta i due organizzano l’omicidio del marito, che avverrà con la provocazione di un incidente stradale. Ci sarà un’inchiesta della polizia. Emerge qualche dubbio, ma le testimonianze raccolte finiscono per scagionare i due amanti.
Gino e Giovanna ora abitano la locanda, finalmente libera dal vecchio. Ma, mentre Giovanna è felice e si immagina una vita quale l’ha sempre desiderata a fianco a un uomo di cui è innamorata, Gino non lo è. Certamente è innamorato di Giovanna, ma l’assassinio del marito lo tormenta. La casa continua a ricordarglielo; nel sonno gli si presenta la sua immagine. Insiste con la donna per vendere la locanda e cercare di costruirsi una vita altrove. Ma Giovanna è contraria. La locanda è un’ottima fonte di reddito. Riprende l’attività, la gente accorre, si fanno feste e Giovanna lavora intensamente, mentre Gino partecipa poco. I giorni passano, ma gradualmente in giro sorgono chiacchiere. Il fatto che Giovanna stia insieme a un uomo a poca distanza dalla morte del marito, mette la gente in qualche sospetto. La morte di Giuseppe sembra essere venuta a proposito. Anche la polizia non è del tutto convinta, e un agente si reca di quando in quando alla locanda, come per osservare i comportamenti di Giovanna e soprattutto di Gino.
In una giornata di festa, si rifà vivo lo Spagnolo. Anche lo Spagnolo ha dei dubbi; ha sentito parlare della vicenda e vuole incontrare Guido, quasi per una verifica delle sue condizioni. E, parlando con lui, gli sembra che il carattere dell’uomo, quale lui l’aveva conosciuto, sia molto cambiato. Gino, non sopporta le perplessità dell’amico, si arrabbia, lo picchia. Lo Spagnolo se ne va.
Tutte queste vicende sembrano introdurci in una situazione di tensione crescente, nella quale Gino si allontana sempre di più da Giovanna, che avverte il cambiamento e ne soffre.
Giovanna e Gino sono chiamati a Ferrara. Mentre Giovanna è occupata presso gli uffici assicurativi che le stanno notificando l’esistenza di una assicurazione sulla vita del marito a sua favore, Gino, passeggiando per la città, incontra una puttana di aspetto attraente, con la quale scambia qualche parola. Intanto Giovanna ha finito le procedure per il ritiro dei soldi dell’assicurazione, e informa Gino di questa novità. Ora i due hanno molti soldi, e potranno vivere senza problemi. Gino non accetta. Anzi si arrabbia moltissimo, e accusa Giovanna di essersi servita di lui al fine di ammazzare il marito e intascare l’assicurazione. La percuote e l’abbandona. Giovanna, distrutta, torna alla locanda. Gino va a casa della puttana conosciuta in precedenza e intende riprendere la vita del vagabondo.
Ma le cose si complicano ulteriormente. Alla polizia arrivano due testimoni, in precedenza non sentiti, che rimettono in discussione la natura puramente accidentale della morte di Giuseppe. Ormai si fa strada l’ipotesi dell’omicidio, e di conseguenza la necessità di arrestare Guido e sottoporlo a un nuovo interrogatorio.
Si apre la caccia all’uomo che, rendendosene conto, scappa. Sfuggendo alla polizia, raggiunge la locanda, dove la moglie nel frattempo si era ritirata, fa pace con lei e assieme decidono di fuggire. Salgono in macchina e partono di tutta fretta.
Il finale è drammatico. Guido e Giovanna corrono con l’automobile lungo la strada che costeggia il Po. Sale la nebbia, la visibilità cala rapidamente, e in un momento critico la macchina va a sbattere contro un grosso camion. L’urto è gravissimo, la macchina esce si strada e rotola nel fiume. Guido esce incolume, ma Giovanna muore. Gino, disperato, la porta sulla strada dove la depone, mentre arriva la macchina della polizia che li stava inseguendo, e Gino viene arrestato.
Il film è bellissimo. L’intrigo si sviluppa destando grande interesse da parte dello spettatore. I sentimenti contrastanti di Gino e di Giovanna vengono magnificamente espressi sia dalla recitazione che dagli eventi che si susseguono. L’ambientazione è stupenda. Non solo, come si è visto all’inizio, viene rievocato un luogo aspro, triste, solitario come il margine del Po, e la rozzezza di una locanda di campagna, ma anche nelle città, di Ancona prima, e poi di Ferrara, l’ambientazione è straordinariamente “vera”: stradine strette fiancheggiate da poveri negozi, rozzi portoni di ingresso; scalinate, che arrampicano con pavimenti in acciottolato; venditori ambulanti, gente che passa indaffarata, tutto molto realistico, ma anche tale da aiutare lo spettatore a sentirsi all’interno delle vicende dolorose narrate dal film.

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