PAISÀ, di Roberto Rossellini (1946)

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Il film è in sei episodi, tutti collegati da un unico tema: la liberazione dell’Italia da parte delle armate alleate e dei partigiani negli anni dal 1943 al 1945 da sud a nord.

Il primo episodio si riferisce alla sbarco in Sicilia, nel luglio del ’43. È notte. Un gruppo di sei soldati americani procede lungo strade a loro sconosciute, finché arrivano a un villaggio. Sono accolti dalla popolazione con diffidenza. Si raggruppano nella chiesa. Cercano informazioni. Sanno che i tedeschi hanno minato il suolo. Vogliono sapere dove passare. L’unica via sembra essere la strada di lava, che si dirige a nord, molto pericolosa a percorrersi di notte. Li accompagna una ragazza, Carmela. Giungono a un castello, diroccato, di cui prendono possesso. Decidono di esplorare il territorio e lasciano la ragazza nel castello assieme a Joe, che accende un fiammifero e mette in guardia un gruppo di tre tedeschi accampato poco distante. L’episodio termina con la morte di Joe, l’uccisione della ragazza da parte dei tedeschi che se ne vanno, e gli americani che, sentendo la sparatoria, rientrano nel castello e incolpano Carmela della morte del commilitone.

Il secondo episodio del settembre 1943: sbarco a Salerno e liberazione di Napoli. Il porto della città è diventato un centro logistico per la distribuzione di materiale militare. Le strade sono piene di saltimbanchi, acrobati, giocolieri che, con i loro spettacoli, attirano l’attenzione dei soldati; e sono piene anche di bambini, privi di genitori, che rubacchiano qua e là, e soprattutto si comprano e si vendono fra loro i soldati americani, soprattutto quelli ubriachi, per estorcere un po’ di soldi. Pasquale compra un soldato afro-americano ubriaco, e con lui se ne va in giro per le strade della città, dove ai lati si ammassano macerie. Vanno a vedere uno spettacolo di Pupi, e Joe, prendendo sul serio la lotta fra i pupazzi, sale sul palco e si mette a tirar pugni. I due chiacchierano, uno in inglese e l’altro in napoletano, ovviamente senza capirsi, finché Pasquale, quando Joe a causa dell’ubriacatura si addormenta, gli ruba le scarpe. Joe, che è un milite della Polizia Militare, lo cerca, lo rintraccia, e lo costringe a restituire il mal tolto. Ma le scarpe non ci sono. Occorre andare nel quartiere dov’è l’abitazione dello scugnizzo: un quartiere di estrema miseria, con casa fatiscenti, molte distrutte dalla guerra o non si sa da che cosa. Pasquale non ha più i genitori, morti sotto le bombe. Joe rinuncia al recupero delle scarpe.

Col terzo episodio siamo a Roma. Dopo la lunga battaglia di Cassino, il 22 febbraio 1944 c’è lo sbarco alleato ad Anzio. Il 4 giugno gli alleati entrano nella città accolti dalla folla con grande entusiasmo. Nei mesi successivi i soldati americani fraternizzano con la popolazione e soprattutto con le ragazze. Frequentazione di prostitute. Una di loro sfugge a una retata della polizia, e incontra un giovane soldato, di bell’aspetto, alquanto ubriaco. Lo porta in camera, e parlando, scopre che quel soldato, proprio il giorno dell’arrivo a Roma degli alleati, è stato quello che sceso da un carro armato, aveva avuto un simpatico rapporto con lei, che ancora non si era data alla prostituzione. Anche il soldato si ricordava di quell’episodio, ma non aveva identificato la donna lì presente con quella di quel primo incontro. Il soldato si addormenta, e la ragazza gli lascia un biglietto col suo indirizzo di casa, sperando di poterlo reincontrare in un’altra condizione. Ma il soldato, il mattino dopo, parte.

Quarto episodio. Inizio di agosto. Le truppe alleate arrivano a Firenze. Nella zona a sud c’è un ospedale militare americano dove vengono accolti partigiani feriti. Fra le infermiere c’è Harriet, che è stata fidanzata di un certo Guido, ora più noto come capopartigiano col nome di Lupo. Viene a sapere che l’uomo, col suo gruppo, combatte a Nord dell’Arno, parte di Firenze ancora in mano ai nazifascisti, e che forse è stato ferito. Assieme a Massimo, altro giovane la cui famiglia è rimasta intrappolata a nord del fiume, decidono di attraversare l’Arno. La cosa è molto difficile, perché l’Arno rappresenta il fronte, dove le sparatorie si susseguono, e tutti i ponti sono stati fatti saltare. L’unica via percorribile è la galleria degli Uffizi, che i tedeschi ignorano. I due la percorrono, arrivano in una zona che i Partigiani sono riusciti a liberare, e qui Harriet viene a sapere che Guido è stato ucciso in combattimento.

Quinto episodio. La linea gotica. Il convento di Savignano di Romagna è stato liberato. I frati ricevono tre militari americani che sono anche cappellani di tre religioni differenti: uno è cattolico, uno protestante e uno di religione ebraica. Quando i frati vengono a sapere che due dei cappellani non sono cattolici, si dimostrano molto preoccupati, per le loro anime, dicono. Si rivolgono al cappellano cattolico per sapere quanto si sia impegnato a riportare le due anime sulle retta strada. Il cappellano cattolico all’inizio reagisce, spiegando che non fa parte delle sua coscienza l’intromettersi nelle convinzioni religiose altrui. Poi capisce che il modo giusto è quello non di entrare in conflitto, ma di ammirare la devozione dei frati che li ospitano, accettando, se non altro, il clima di pace e meditazione che essi hanno loro offerto.

Sesto episodio. Il Po, alle foci. Siamo nell’inverno del 1944. I tedeschi sono schierati su una riva. Hanno ucciso un partigiano e lo hanno legato a un galleggiante con una scritta ingiuriosa e lo affidano alla corrente in modo che tutti vedano. Un partigiano, nascosto fra i canneti sale su una barca e va a ricuperare il corpo, sfidando la reazione nemica. Si apre una battaglia fluviale fra i partigiani, rinforzati da un gruppo di paracadutisti americani, e i tedeschi. Questi non esitano a massacrare la popolazione civile che vive in povere case lungo il fiume. Alla fine comunque hanno la meglio. Partigiani e americani fatti prigionieri saranno uccisi, buttandoli in acqua con le mani legate.
Sono gli ultimi episodi di una guerra crudele. Con la primavera del ’45 la guerra ha fine con la sconfitta dei nazifascisti.

Il film, più che soffermarsi sulla retorica militarista e sugli scontri dai quali truppe alleate e partigiani escono vittoriosi, si sofferma soprattutto sui rapporti fra le truppe alleate liberatrici e la popolazione locale di liberati. Ogni episodio ci mostra diversi modi di rapportarsi, sottolineando la miseria e la povertà della popolazione, e il comportamento civile delle truppe dell’esercito dei liberatori. Il tutto descritto con realismo.

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