E una bambina futurista lancia il sasso


L’autore: ecco come nasce l’opera. «No all’aggressione di giocattoli consumistici»

Il mosaico è una tecnica antica e resistente, sa farsi finissima nel disegno e cangiante grazie all’irregolarità delle tessere. Ecco un rettangolo grigio, color della strada, con la griglia dove si saltava su un piede solo, seguendo certe regole, lanciando un sasso fino a raggiungere la cupola finale. Terra e cielo uniti. Xerra ne dà una versione emotiva, con il profilo di una bambina mosso da un dinamismo futurista (omaggio al centenario del futurismo) e illustra a modo suo un gioco come ha liberamente illustrato le parole di Attilio Bertolucci o di Enzo Cucchi.

In più, c’è cont
entezza per una committenza insolita: «Le committenze sono rare. Ne ho avute pochissime». Il committente deve sapere ciò che vuole. Si discute insieme, si riflette: «per arrivare a un’opera di senso». Ecco il punto. «Oggi la concettualità ha invaso il percorso dell’arte contemporanea, ma l’arte vuol dire lavoro». E significato, che non può essere oscurato o reso incomprensibile, argomenta Xerra. «Io stesso ho attraversato l’arte concettuale, ma ho sempre ritenuto che l senso fosse fondamentale». Dalla Madonna di San Damiano alle lapidi dismesse, dal Dolmen agli “amori” di oggi il filo non si spezza.

Pensando al mondo dei bambini, c’è invece il rammarico di come venano «aggrediti con troppi giocattoli, da un consumismo che è uno sfacelo». Forse solo i giorni della crisi potranno dirci se riusciremo a volar pagine.

Nel mosaico del “cielo” compare il simbolo dell’infinito
ben visibile dentro la campitura definita da una linea incerta, come tracciata con un gessetto sull’asfalto. Protagonista è la bambina tratteggiata con linee snelle e guizzanti nei tre colori fondamentali: blu, rosso e giallo. Si è scelto il mosaico perché duri nel tempo, si è lavorato un po’ come le nuove botteghe dove un “regista” sceglie e mette in scena gli specialisti. Di qui la collaborazione con il mosaicista Maccini.

Il tema è delizioso. «Questo è un bel gioco, perché fa leva sulla potenza interiore e sulla visione grazie alla quale, con un piccolo salto, hai l’illusione di raggiungere il cielo». L’artista del “mento” sceglie la sincerità senza doppio fondo: «Ai bambini non si mente, semmai hanno diritto loro a mentire agli adulti, in un modo comunque puro».



Patrizia Soffientini

Da Libertà, sabato 18 aprile 2009.

 

Il gioco che arriva sino al “cielo”

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Il mosaico della nostalgia

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