POESIA

 
 
 
 
 
 

Amiamo sempre in ciò che abbiamo

ciò che non abbiamo quando amiamo.

La barca si ferma, lascio i remi

e ci diamo le mani.

A chi do le mani?

All’Altra.

I tuoi baci sono di miele di bocca,

sono quelli che sempre pensai di dare,

e ora la mia bocca tocca

la bocca che sognai di baciare.

Di chi è la bocca?

Dell’Altra.

I remi sono già caduti in acqua,

la barca fa ciò che l’acqua vuole,

le mia braccia vendicano la mia pena

nell’abbraccio infine messo in atto.

Chi abbraccio?

L’Altra.

Lo so: sei bella, sei colei che desideravo…

La vita non permette che io desideri

nient’altro che un tuo ipotetico bacio

e che sia solo io a baciarti.

Ti bacio, e a chi penso?

All’Altra.

I remi sono già perduti,

la barca va alla deriva.

Com’è fresco il tuo sorriso,

amoore mio, e cosa nasconde!

Che ne è del sorriso

Dell’Altra?

Ah, forse, morti entrambi,

in un altro fiume senza luogo,

in un’altra barca ancora soli

potremo ricominciare,

ché forse sarai

l’Altra.

Ma no! Nemmeno dove questo paesaggio

è, sotto eterna luce, eterno,

sarai per me nient’altro che qualcuno

che amai con tenera ansia nel viaggio

perché assomigliava

all’Altra.

Ah, per ora, remo e rotta andati,

dammi le mani, la bocca, il tuo essere.

Facciamo di quest’ora un riassunto

di ciò che non potremo mai avere.

In quest’ora, l’unica,

sii l’Altra!


Fernando Pessoa, 28/7/1935


Traduzione di Antonio Tabucchi e

Maria José de Lancastre

 

L'ALTRA

di Fernando Pessoa

Fernando Pessoa, lunedì 13 aprile 2015

 
 
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