POESIA

 
 
 
 
 
 

Eran le sei del pomeriggio, un giorno

chiaro festivo. Dietro al Faro, in quelle

parti ove s'ode beatamente il suono

d'una squilla, la voce d'un fanciullo

che gioca in pace intorno alle carcasse

di vecchie navi, presso all'ampio mare

solo seduto; io giunsi, se non erro,

a un culmine del mio dolore umano.

Tra i sassi che prendevo per lanciare

nell'onda (ed una galleggiante trave

era il bersaglio), un coccio ho rinvenuto,

un bel coccio marrone, un tempo gaia

utile forma nella cucinetta,

con le finestre aperte al sole e al verde

della collina. E fino a questo un uomo

può assomigliarsi, angosciosamente.

Passò una barca con la vela gialla,

che di giallo tingeva il mare sotto;

e il silenzio era estremo. Io della morte

non desiderio provai, ma vergogna

di non averla ancora unica eletta,

d'amare più di lei io qualche cosa

che sulla superficie della terra

si muove, e illude col soave viso.

Umberto Saba (In l’amorosa spina, 1920)

IN RIVA AL MARE

di Umberto Saba

Umberto Saba, mercoledì 30 novembre 2016

 
 
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