POESIA

 
 
 
 
 
 

La neve è alla montagna,

l’inverno s’avvicina;

bellissima Nerina,

che mai sarà di me?

I giorni brevi e rigidi,

le notti aspre e lunghissime,

come potrò mai vivere,

cara, lontan da te?

O la noiosa pioggia,

o l’aer freddo ingrato,

di gire al colle e al prato,

mio ben, t’impedirà:

e il mio desir che pàscesi

sol di tua vista amabile,

dove mirar solevati,

invan mi guiderà.

Quel faggio che tant’aria

co’ verdi rami ingombra

e tanto suol con l’ombra,

le frondi perde già:

l’ore soavi e rapide

ch’ei ne coprí dal fervido

altissimo meriggio,

sol ne rammenterà.

La selva, oh ciel! la selva

che sí spesso ne accolse

quando per noi si svolse

bel tempo di piacer,

o dalle nevi carica

vedremo curva gemere,

o d’aquilone l’impeto

appena sostener.

Oh se la mia capanna

in qualche dì festoso

potesse dar riposo

al tuo leggiadro piè!

D’alghe tessuta e vimini

sia pur campestre e rustica;

non vi sarìa delizia

altra maggior per me.

Perché dal freddo acuto

non fossero toccate

tue membra delicate

tutte spiranti amor,

potrei sul caldo cenere

aride legna ad ardere

con rami di giunipero

e piante d’altro odor.

M’accorsi ove sta un lepre

nel cespo d’una balza,

all’alito che s’alza

qual nebbia sul mattin;

so come vivo prenderlo

e ch’ami di serbartelo;

sì potess’io far cambio

del mio col suo destin.

Un candido capretto

che sugge latte ancora,

farò svernare allora

e cuocer tutto intier:

entro a schidon di frassino

sovra la brace a volgerlo

ci penserà Massilïo,

di capre condottier.

Augusta botte ho piena

di vino generoso,

amabile, odoroso,

e vo’ forarla allor;

e di radice d’acero

ho due ben fatte ciotole,

che a nuova sete invitano

labbra già sazie ancor.

Ninfa o pastore ad esse

non appressò la bocca:

s’una la tua ne tocca,

la prima ella sarà:

dell’altra il dono accettane:

quell’uva io vo’ serbarmela,

né ad altri che a me proprio

i labbri bagnerà.

Soave condimento

daran la tua bellezza,

la grazie e la dolcezza,

a quanto io possa dar:

e i Numi allor, che gustano

in ciel l’ambrosia e il nettare,

il desco e il mio tugurio

potranno invidiar.

Paolo Rolli (da “Canzonette e Cantate”, 1727)

LA NEVE È ALLA MONTAGNA

di Paolo Rolli

Paolo Rolli, sabato 30 settembre 2017

 
 
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