POESIA
POESIA
Sei tornato a me più vecchio e triste nell’assopita
luce d’un sonno tranquillo di marzo, polverose
d’un grigio inatteso le tempie, e quel bronzo
di olivo che la tua magica gioventù sosteneva,
solcato dal segno degli anni, come
se quella vita che non avesti in vita
l’avessi a passo a passo vissuta nella morte.
Non so cos’ahi voluto dirmi stanotte
con la tua visita inaspettata, l’abito fino
di lucido alpaca, cucito di fresco,
la cravatta gialla e i desolati capelli
al vento, come allora
per quei giardini di pioppi studenteschi,
e di caldi oleandri.
Forse hai pensato – cerco di spiegarmelo
ormai nei chiari sobborghi del sogno – che dovevi
venire prima da me dalle tue sotterranee
radici o occulte sorgenti fra cui
penano disperatamente le tue ossa.
Dimmi,
confessami, confessami
che nell’abbraccio muto che m’hai dato, nel tenero
gesto di offrirmi una sedia, nella semplice
maniera di sedermi accanto, di guardarmi,
di sorridere in silenzio, senza una sola parola,
dimmi se non hai voluto intendere con questo
che nonostente le minime zuffe che facemmo,
sèguiti a essere unito a me più che mai nella morte
per quelle volte che forse
– ahi, perdonami! – non lo fummo in vita.
Se non è così, ritorna di nuovo nel sogno
d’un’altra notte a spiegarmelo.
(Traduzione di V. Bodini)
RITORNI DI UN POETA ASSASSINATO
di Rafael Alberti
Rafael Alberti, lunedì 1 gennaio 2018