DINO CAMPANA

 
 
 
 
 

Paolo Sassonelli, venerdì 13 aprile 2018

 

     L’UOMO DEI BOSCHI



Poesia facile


Pace non cerco, guerra non sopporto

tranquillo e solo vo pel mondo in sogno

pieno di canti soffocati. Agogno

la nebbia ed il silenzio in un gran porto.

In un gran porto pien di vele lievi

pronte a salpar per l’orizzonte azzurro

dolci ondulando, mentre che il sussurro

del vento passa con accordi brevi.

E quegli accordi il vento se li porta

lontani sopra il mare sconosciuto.

Sogno. La vita è triste ed io son solo.

O quando o quando in un mattino ardente

l’anima mia si sveglierà nel sole

nel sole eterno, libera e fremente.


(Canti Orfici, 1913)



La petite promenade du poète


Me ne vado per le strade

Strette oscure e misteriose

Vedo dietro le vetrate

Affacciarsi Gemme e Rose.

Dalle scale misteriose

C’è chi scende brancolando:

Dietro i vetri rilucenti

Stan le ciane commentando.

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La stradina è solitaria:

Non c’è un cane: qualche stella

Nella notte sopra i tetti:

E la notte mi par bella.

E cammino poveretto

Nella notte fantasiosa,

Pur mi sento nella bocca

La saliva disgustosa. Via dal tanfo

Via dal tanfo e per le strade

E cammina e via cammina,

Già le case son più rade.

Trovo l’erba, mi ci stendo

A conciarmi come un cane:

Da lontano un ubriaco

Canta amore alle persiane.


(Canti Orfici – Notturni, 1913)


In un momento


In un momento

Sono sfiorite le rose

I petali caduti

Perché io non potevo dimenticare le rose

Le cercavamo insieme

Abbiamo trovato delle rose

Erano le sue rose erano le mie rose

Questo viaggio chiamavamo amore

Col nostro sangue e colle nostre lagrime facevamo le rose

Che brillavano un momento al sole del mattino

Le abbiamo sfiorite sotto il sole tra i rovi

Le rose che non erano le nostre rose

Le mie rose le sue rose.

P.S. E così dimenticammo le rose.

(Per Sibilla Aleramo)


(1917 - Taccuino, 1949)


Marradi


Il vecchio castello che ride sereno sull’alto

La valle canora dove si snoda l’azzurro fiume

Che rotto e muggente a tratti canta epopea

E sereno riposa in larghi specchi d’azzurro:

Vita e sogno che in fondo alla mistica valle

Agitate l’anima dei secoli passati:

Ora per voi la speranza

Nell’aria ininterrottamente

Sopra l’ombra del bosco che la annega

Sale in lontano appello

Insaziabilmente

Batte al mio cuor che trema di vertigine


(Inediti, 1942)


Il canto della tenebra


La luce del crepuscolo si attenua:

Inquieti spiriti sia dolce la tenebra

Al cuore che non ama più!

Sorgenti sorgenti abbiam da ascoltare,

Sorgenti, sorgenti che sanno

Sorgenti che sanno che spiriti stanno

Che spiriti stanno a ascoltare…

Ascolta: la luce del crepuscolo attenua

Ed agli inquieti spiriti è dolce la tenebra:

Ascolta: ti ha vinto la Sorte:

Ma per i cuori leggeri un’altra vita è alle porte:

Non c’è di dolcezza che possa uguagliare la Morte

Più Più Più

Intendi chi ancora ti culla:

Intendi la dolce fanciulla

Che dice all’orecchio: Più Più

Ed ecco si leva e scompare

Il vento: ecco torna dal mare

Ed ecco sentiamo ansimare

Il cuore che ci amò di più!

Guardiamo: di già il paesaggio

Degli alberi e l’acque è notturno

Il fiume va via taciturno…

Pùm! mamma quell’omo lassù!


(Canti Orfici – Notturni, 1913)

 

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