RINALDO, al teatro degli Arcimboldi

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Si tratta di una vecchia (risale a circa 20 anni fa) messa in scena di Pizzi per il Teatro di Reggio Emilia, che ha avuto una notevole fortuna, essendo stata ripresentata numerose volte in diversi teatri. Non si può non fare una critica alla direzione della Scala (ma ormai questo è d’obbligo) per avere scelto, per la rappresentazione della prima opera barocca da qui a oltre vent’anni prima, il teatro degli Arcimboldi invece del Piermarini, decisamente più adatto come ambiente.

La rappresentazione mi è parsa molto bella. Una regia che io definirei soprattutto scenografica, più che drammaturgica.

I personaggi, rivestiti da splendidi costumi, certamente di ispirazione barocca anche se di fantasia, non calcano la scena, ma vengono trasportati ora su  grossi sgabelli ora su fantastiche navicelle, ora su enormi cavalli mossi da gruppi di mimi o comparse, anche loro in costume, rannicchiati al di sotto (bravissimi a muoversi in sinergia). Nessun contatto fisico fra i personaggi (abbracci o cose simili) ma solo avvicinamenti o allontanamenti durante i vari recitativi e arie.

Lo spazio scenico è unico, di diversa ampiezza e diversamente illuminato a seconda dei diversi quadri, incorniciato da pareti mobili, nelle quali si aprono ampie porte rettangolari, sormontate da architravi con ricche decorazioni barocche, frammenti di statue, splendenti colonne di aspetto marmoreo, etc.

I colori vivacissimi dei costumi, si prolungano in serici manti di grande ampiezza e leggerezza, che svolazzano in continuazione, gonfiandosi e sgonfiandosi, manovrati anch’essi dai soliti mimi  o comparse. Nel secondo atto e in parte del terzo il boccascena è percorso in tutta la sua larghezza da una serica, leggera e mobile quinta che rappresenta il mare.

In sostanza una vera festa per gli occhi e le orecchie, in un succedersi di quadri scenici che danno più l’impressione di un libro illustrato in movimento che di un evento drammaturgico.

La versione del Rinaldo rappresentata non è né la prima versione né la seconda, ma un insieme allestito dallo stesso Pizzi, con tagli di molti recitativi, e qualche spostamento di arie per dare, mi si è detto, una maggior continuità al racconto. Ad esempio l’aria “Cara sposa” è stata spostata dalla fine del primo atto a metà del secondo. Manca inoltre il personaggio di Eustazio (fratello di Goffredo) e quasi tutte le sue arie, tranne la prima del secondo atto, “Siam prossimi al porto” che viene cantata da Goffredo.

Goffredo è interpretato da un tenore (Tomislav Muzek) e il mago cristiano da un basso. Per il resto le voci sono quelle classiche: Rinaldo è la Daniela Barcellona, Almirena e Armida sono due soprani, rispettivamente la Annick Massis e la Darina Takova, Argante un basso, Mark Steven Doss.

Il libretto del Rinaldo di Giacomo Rossi è veramente brutto. Uno dei più brutti che io abbia letto.

La musica presenta alcuni momenti di grande fascino e bellezza, come l’aria “Cara sposa” o l’aria “Lascia ch’io pianga“, momenti eccitanti di virtuosismo (“Venti, turbini, prestate“) e due duetti, di cui quello Rinaldo-Almirena del primo atto è molto bello. Interessante e variato l’accompagnamento delle arie: il flauto e l’ottavino per esempio nell’aria di Almirena “Augelletti che cantate“, il fagotto, il clavicembalo, le trombe, le viole, nelle diverse arie.

La direzione di Dantone mi è sembrata molto buona, con la dovuta vivacità o con il dovuto trasporto a seconda dei momenti e della musica.

Il cast ha avuto, secondo me, il suo punto di forza nella Barcellona, che ha dimostrato di poter passare dalle arie virtuosistiche a quelle ricche di sentimento con grande padronanza e con una bellissima voce, calda, sensuale. Anche l’Almirena della Annick Massis è stata molto convincente (la sua aria “Lascia ch’io pianga” è stata la più lungamente – e giustamente – applaudita). Argante è stato all’altezza. Al di sotto delle attese sia il tenore nella parte di Goffredo che l’Armida della Takova.

In complesso è stato uno spettacolo molto bello e godibile che, alla fine, ha suscitato nel pubblico convinti e partecipati applausi.

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