LA DONNA CHE VISSE PER UN SOGNO, di Maria Rosa Cutrufelli

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E’ la storia romanzata degli ultimi quattro mesi (dal luglio al novembre del 1793) di Marie Olympe de Gouges, una delle poche donne che esercitò parte attiva nella Rivoluzione Francese. Ella si è fatta un nome nelle vicende della rivoluzione e poi nella storia per aver scritto la Carta dei diritti delle donne. Legata al gruppo dei Girondini, il 3 novembre 1973 viene ghigliottinata dopo un processo, accusata di attivita’ contro la sovranità del popolo, per avere pubblicato e fatto affiggere un manifesto con il quale si proponeva che i cittadini, mediante voto, decidessero sulla forma di governo da dare ai Francesi: Monarchica, Repubblicana o Federale.

Il libro prende le mosse dai giorni del funerale di Marat, ucciso da Charlotte Corday, e delle esecuzione di quest’ultima. Olympe ha appena scritto un manifesto dal titolo Le tre Urne. Lo fa stampare in più copie che consegna all’attacchino perché venga diffuso sui muri della citta’. L’attacchino è perplesso: manca il visto del Comitato di Salute Pubblica, e il testo non sembra essere troppo ortodosso. Olympe si riprende i manifesti per cercare qualche altro modo di affissione, ma qualcuno l’ha osservata; la giovane figlia dell’attacchino, spinta da ardore patriottico va a denunciarla alla stazione di polizia. Olympe viene arrestata, e tenuta in segregazione per alcuni giorni. Successivamente viene trasferita in due altre prigioni , l’Abbaye e la Petite-Force, dove ha modo di venire a contatto con altre persone condannate e con i suoi famigliari. Tuttavia nessun atto d’accusa ufficiale le e’ stato consegnato. Sembra che il potere si sia dimenticato di lei. Ciò consente a famigliari e amici di procurarle un posto in una specie di clinica, la casa di cura della cittadina Mahaye, diretta dal dott. Lescourbiac, dove gli accusati piu’ ricchi possono trascorrere la prigionia in modo comodo. Qui trascorre tutto il mese di settembre e ottobre, facendo la conoscenza con gli altri ospiti e con le loro storie.

Olympe in quel luogo ricupera salute, mentre tutto fa credere che di lei sia scomparso ogni ricordo. Vive anche una breve storia d’amore con un giovane medico della clinica, che in passato era stato suo segretario nella stesura dei testi politici. Si tenta di farla evadere. Ma Olympe non accetta, rientra nella casa di cura dalla quale viene quasi subito prelevata e trasferita alla Concergerie dove finalmente le viene notificato l’atto d’accusa e ha luogo il processo.

Il pubblico ministero non sarà Fouquier-Tinville, ma un suo discepolo, Naulin. Il processo si rivela una farsa, come già era stato quello a carico dei deputati girondini, avvenuto qualche giorno prima e conclusosi con la loro condanna a morte eseguita il 31 ottobre. Olympe si difende da sola, e la sua arringa appassionata finisce per convincere gran parte del pubblico che non le lesina gli applausi. Ma la giuria ha decretato la colpevolezza della donna e la sua condanna a morte, che viene eseguita il 3 novembre, nonostante la condannata abbia rivelato di essere incinta.

La storia e’ raccontata a più voci. La stessa Olympe, la moglie del figlio Pierre, Hyacinthe, la serva Justine, e una galleria di personaggi che costellano gli eventi di questi quattro mesi (prigioniere, popolane, spie, etc.) testimoniano gli eventi che costruiscono la trama narrativa.

Le voci sono tutte femminili.

Il racconto si snoda attraverso episodi di cui le varie narratrici sono protagoniste, e nel corso di essi viene ricostruito in modo discretamente efficace il clima della Parigi del Terrore: quadri di vita quotidiana, di vita politica, di vita carceraria. Emergono le discussioni della gente comune sui fatti della politica, o sugli eventi della guerra che la Francia sta combattendo ai confini e al suo interno, con l’ingenuità di chi vede i fatti della storia proiettati nei piccoli problemi della sopravvivenza propria e della famiglia. Si partecipa a manifestazioni di massa, come al funerale di Marat, o in occasione di esecuzioni capitali, o nelle tribune della Convenzione o nelle aule dei processi, dove i punti di vista individuali si sommergono reciprocamente formando un coro dove la ragione è affogata dalla passione. Un’occhiata impietosa viene data all’interno delle carceri sovraffollate, buie e sporche; o all’interno di quelle case di cura dove i detenuti più fortunati e più ricchi possono, pagando cifre esorbitanti, trascorrere comodamente la loro detenzione. Tocchi di colore vengono aggiunti dal fascino di novità scientifiche come le dottrine sulle terapie magnetiche del dott. Mesmer, o dallo squallore delle delazioni per danaro o per ottenere un piccolo avanzamento nella scala sociale. Veniamo a contatto anche con una galleria di personaggi e viviamo i rapporti interpersonali in una società in disfacimento-rifacimento in cui convivono la tenacia con la quale gli ex-aristocratici difendono con le unghie e coi denti almeno alcuni dei loro passati privilegi, con la speranza e la delusione della povera gente che vive nell’illusione di uguaglianza e di libertà che la Repubblica non può o non vuole garantire, e con gli intrighi e le astuzie con le quali i soliti furbi si arricchiscono approfittando delle difficoltà nelle quali gli altri versano.

Su tutto domina la personalità di Olympe, scrittrice, autrice di testi teatrali, attiva in politica come strenua difensora dei diritti delle donne che la Rivoluzione Francese, e ancor più il Terrore, non vuol sapere di riconoscere. In questa lotta impegna la sua lucidissima ragione, si richiama ai principi generali che la Rivoluzione ha portato nel mondo e che devono valere per tutti, uomini e donne. Nelle sue rivendicazioni si comporta in modo intransigente con se stessa e con gli altri. Robespierre, che agita il sospetto come forma di lotta politica, che ha creato il comitato di Salute Pubblica, che ha  instaurato uno stato di polizia, e che alla fine si farà eleggere presidente della Convenzione, che manda sotto processo i Girondini, assommando in sé tutto il potere, viene da lei combattuto come un tiranno. E lo fa a faccia aperta, senza ricorrere a sotterfugi, offrendo la propria persona in olocausto pur di smascherarlo e di far valere i principi di base sui quali è nata la Rivoluzione.

Il suo carattere, come ci appare nel racconto, e’ fiero, alieno dai compromessi, incapace di bassezze: potrebbe negare di aver scritto il testo delle Tre urne, e quindi salvarsi, ma preferisce combattere per far prevalere il diritto alla libertà di pensiero. Da prigioniera potrebbe fuggire, ma non lo fa, perché vuole affrontare il processo, accusa il governo di non avere ancora stilato l’atto d’accusa, che deve essere pubblico, e che è un suo diritto. La sua difesa durante il processo è imperniata sulla dimostrazione della illegalità del comportamento dei giudici. Non si piega, non cerca di salvarsi la vita; vuole salvare i principi, per lei infinitamente più importanti.

 Non si creda tuttavia che il suo carattere corrisponda a quello di una donna fredda e insensibile. Al contrario: oltre ad essere una donna combattiva, intransigente con sé e con gli altri, Olympe è una donna riservata, di colta raffinatezza. Il suo comportamento risponde a principi di sobria eleganza; ama la pulizia (di lei, con scandalo, si dice che si lavi tutti i giorni); ha una certa ambizione tipicamente femminile; si picca di nascondere la propria età; cerca di esercitare fascino sugli altri oltre che con la propria intelligenza, anche con il proprio aspetto ricercato, ma sobrio, nel vestire. Il suo carattere è dolce, le compagne di cella l’ammirano e se possono cercano di accaparrarsene l’amicizia. L’Olympe che appare dalle descrizione che ne fa il romanzo, è in realtà una persona affascinante e ammirevole. Basterebbe, a comprenderne la natura, l’episodio della sua evasione dalla casa di cura, e del suo trascorrere quel poco di tempo libero che le è concesso nello stabilimento dei bagni di Port Royal, dove con tutta calma e piacere quasi sensuale si distende in una vasca di bagno caldo. Una pittrice che vive facendo ritratti ai bagnanti e la osserva, ne ammira il portamento, e pensa al suo ritratto come ad un’immagine della Ragione.

Anche le sue pulsioni amorose hanno qualche cosa di limpido e nello stesso tempo di riservato. Il suo attaccamento al giovane medico e’ un intreccio di intesa spirituale e di attrazione fisica. Il romanzo sfiora appena l’argomento, ma sappiamo che questa relazione darà un frutto che, purtroppo, nel momento supremo non verrà riconosciuto, e verrà troncato come la vita della madre.

Anche il ritratto della nuora Hyacinthe risalta con una certa efficacia: la giovane, preoccupata delle vicissitudini del marito Pierre, che trova infiniti ostacoli nella sua carriera militare, subisce l’influsso della suocera, e pur cercando di imporle compromessi necessari per la salvezza, alla fine ne intuisce la forza interiore, l’ammira e ne diventa quasi una discepola.

I capitoli dedicati a questi due personaggi sono i migliori del romanzo.

Gli altri capitoli, che hanno per protagoniste popolane, serve, giovanette, come François-Modeste, la giovane ardente repubblicana che va a denunciare Olympe, o bambine come Thérèse, importanti dal punto di vista narrativo, sono letterariamente meno efficaci. Il loro modo di raccontare si ingegna di richiamare, con scarso successo, l’eloquio ignorante, nel caso delle popolane o delle serve, o quello dell’entusiasmo spinto fino al fanatismo nel caso dell’adolescente, o quello dell’ingenuità un po’ arrogante e curiosa della bambina. In realtà se questi racconti fanno partecipare al clima della città, introducono nei piccoli, a volte drammatici eventi che coinvolgono la gente comune, se descrivono i comportamenti nei rapporti familiari, in quelli di amicizia, e, sotto un altro aspetto aiutano a definire il carattere di Olympe come visto dall’esterno, d’altra parte perdono di efficacia proprio per il tono costruito e scarsamente credibile dello stile con il quale vengono scritti.

In sostanza il libro desta un certo interesse e aiuta il lettore a farsi un quadro abbastanza vivace, anche se una po’ scontato della vita a Parigi nel corso del 1793 e delle contraddizioni che la brusca virata verso il regime del Terrore ha fatto nascere nella rivoluzione francese e del ruolo giocato in questi eventi da una donna di grande ingegno e di grande sensibilità.

 

 

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