LA ZONA CIECA, di Chiara Gamberale.

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 Una banalissima storia d’amore infarcita di luoghi comuni.

Una donna, Lidia, che tiene un programma radiofonico notturno dal significativo titolo “Sentimentalisti anonimi” nel quale ascoltatori si rivolgono a lei per raccontare le proprie disavventure sentimentali e chiedere a lei consigli, si innamora di un certo Lorenzo. Naturalmente anche lui scrittore, e manco a dirlo, importante promessa della letteratura.

 L’amore è tormentatissimo, come tutti gli amori che si incontrano nei romanzi, soprattutto scritti da donne. Qui il tormento deriva dal fatto che l’amore di Lidia è tale da resistere a tutte le difese di Lorenzo, che si basano soprattutto nel cercare di farle capire che lui, sì, la ama, ma non vuole che l’amore di lei limiti le sue libertà. Così egli la tradisce (o finge di tradirla) in continuazione, si fa sorprendere in episodi depressione-assenza, si allontana per poi magari ritornare, mentre lei lo maledice, si arrabbia, esplode di delusione, lo lascia, ma poi non resiste ai suoi richiami e torna. Insomma, ci sono tutti gli ingredienti per i più banali e triti luoghi comuni di una storia d’amore al femminile. Naturalmente c’è anche l’immancabile libro che Lorenzo, l’importante promessa, sta scrivendo, e che, immancabilmente, non riesce a sviluppare in preda ai suoi deliri e alle per lui e per lei contraddittorie vicende amorose.

Per dare un po’ di risalto e cercare di attenuare la noia che si prova a leggere, la scrittrice inventa un escamotage, direi alquanto comico: Lidia manda un’e-mail a Lorenzo fingendosi uno sciamano, Brian, di origini irlandesi, che vive nel monastero buddista di Pomaia (fra parentesi, leggo proprio ora su internet che in questo monastero sta sviluppandosi un grosso incendio – ovviamente ciò non c’entra niente con il libro!). Questo sedicente Brian, naturalmente reduce da una passione omosessuale (c’è anche questo!), fa una pseudo analisi degli stati d’animo irrisolti di Lorenzo e lo invita a dare più intensità al rapporto con Lidia, intravedendo per lui un futuro luminoso. Si stabilisce così una intensa corrispondenza fra il sedicente Brian e Lorenzo. Lorenzo crede alle lettere che riceve e allo sciamano e finirà per seguire i suoi consigli. Questo porterà al lieto fine, che è un lieto-fine per modo di dire. Lorenzo completerà il libro, e riuscirà finalmente a riconoscere che la sua aspirazione è quella di vivere con Lidia, senza più anelare alla libertà e ai deliri che la invocavano. Mentre Lidia riuscirà ad avere una casa nella quale convivere con Lorenzo e ad avere il tanto sospirato figlio, anche se il padre, guarda caso, non sarà Lorenzo.

Libro decisamente noioso, scritto con un linguaggio pseudo-concreto (periodi brevi, frequenti punti a capo, affermazioni perentorie, etc.) I dialoghi sono pochi; tipologia dei caratteri, emozioni, sentimenti etc. dei personaggi sono affidati soprattutto a descrizioni.

Le e-mail del sedicente Brian, che finge di non essere italiano, sono scritte in una lingua sgrammaticata, come, secondo la Gamberale dovrebbe scrivere uno straniero che nonostante la lunga permanenza in Italia ha un’idea approssimativa della nostra lingua: il risultato è l’incomprensibilità di quello che scrive.

Da un punto di vista editoriale, ogni capitolo del racconto è inframmezzato da interventi degli ascoltatori del programma radiofonico Sentimentalisti anonimi: interventi di grande banalità, che in tal modo riescono a far risaltare ancora di più la banalità del romanzo.

 

Ascolta l’intervista di Chiara Gamberale su Fahrenheit a radio3

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