LE NONNE, di Doris Lessing

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Si tratta di tre lunghi racconti raccolti in un unico volume: Le nonne, appunto, Victoria e gli Staveney e Il figlio dell’amore, scritti nel 2003. Poco tempo fa ho letto un’altra raccolta di tre novelle della Lessing, L’altra donna, ma scritte nel 1953. Possiamo dire che le due serie di racconti sono stati scritti l’uno all’inizio della carriera, l’altro quasi alla fine. Vi è una grandissima differenza: io direi che mentre i racconti di L’altra donna sono freschi, denotano una capacità di raccontare eccezionale, trattano argomenti di grande interesse, con trame verosimili e con personaggi vivi, lo stesso non si può dire dei racconti di Le nonne. Le trame sono, secondo me, artificiose, improbabili, alla ricerca di effetti strani, e interpretate da personaggi poco verosimili.

 

Le nonne. Il primo racconto, ambientato in una ricca e deliziosa città costiera del Sud-Africa, descrive una strana coppia di famiglie, basata essenzialmente su un’amicizia (morbosa?) fra le due donne. I mariti dal punto di vista narrativo sono pressoché assenti (uno morto, l’altro lontano per i fatti suoi). Esiste una amicizia, simile a quelle delle madri, fra i figli delle due donne. Il problema è che il figlio di una delle due donne si innamora fisicamente, ricambiato, della mamma dell’altro, e viceversa. Si crea così un rapporto incrociato, un escamotage letterario che ci mette davanti a una struttura narrativa di forte simmetria, ma anche di bassa credibilità. Una struttura ugualmente simmetrica, ad esempio, c’è nel libretto di Così fan tutte, l’opera mozartiana, ma di ben altra efficacia.

Il racconto prosegue con il matrimonio dei due figli, ciascuno con una giovane donna, e con la nascita dei nipoti. Ma per una sbadatezza (al solito) le giovani mogli vengono a conoscere i trascorsi amorosi dei loro mariti, con quelle che ora sono delle nonne, e se ne vanno disgustate portandosi appresso i figli. Che cosa succederà in futuro fra le coppie delle non più giovani madri e i figli ormai adulti, è immaginabile dalla risata che conclude il racconto.

La Lessing cerca di raccontare la vicenda con molto garbo (le sue capacità di raccontare sono fuori discussione); l’approccio di ciascuna delle due madri con il figlio dell’altra passa attraverso fasi di dubbio, di risveglio dei sensi, di erotismo nascosto ma ben presente; i tormenti attraverso i quali passano i due adolescenti davanti a un rapporto amoroso così intenso e carnale sono ben descritti; la necessità dei due giovani di crearsi una famiglia, la rassegnazione delle due madri davanti al progredire dell’età, etc. sono tutte osservazioni che la Lessing sa fare in modo magistrale. Ma la trama è quello che è. E la stessa simmetria non mi sembra rispondere a quello che vorrebbe essere una offerta di virtuosismo letterario.

 

Victoria e gli Staveney. Qui il racconto, ambientato a Londra, gira attorno alla protagonista, Victoria, e ne racconta la storia dall’età scolare fino alla maturità. Victoria è una bambina nera che viene a contatto un po’ casualmente con i rampolli di una ricca famiglia progressista, Edward e Thomas. Victoria è orfana e viene allevata da un’amica di famiglia che la ama e che, col passare degli anni ne nota la bellezza e la stimola ad avere fiducia in se stessa e a farsi una vita autonoma. Victoria entra così in un modo di lavoro riservato alle donne belle, fa la modella, diventa commessa di negozi di lusso, etc. riuscendo (quasi) sempre ad evitare di cader preda dell’ingordigia maschile. In questa nuova condizione reincontra Thomas. I due si riconoscono ed hanno una relazione che dura un’intera estate. Frutto di questa relazione è una figlia che Victoria, donna ingenua e indipendente, tiene per sé senza parlarne al padre.

Victoria successivamente si sposerà con un cantante, dal quale avrà un altro figlio. Dopo la precoce morte del marito, la donna ha problemi di sopravvivenza. I due figli crescono e hanno bisogno di istruzione, etc. Essa è così costretta a rivelare a Thomas la sua, fino a quel momento ignorata, paternità. La famiglia di Thomas accetta (dopo le indispensabili e umilianti per Victoria verifiche biologiche) la bambina, ma non accetta l’altro figlio. Il futuro della bambina non potrà così essere che il suo ingresso nella famiglia del padre e l’allontanamento definitivo dalla madre e dal fratello.

La trama è piuttosto complicata. La vita di Victoria viene narrata in modo dettagliato, nei rapporti con la zia moribonda prima, con l’amica di famiglia dopo, con il mondo dorato delle modelle e dei negozi di lusso in seguito. La sua relazione con Thomas lascia un po’ increduli: Victoria non si sa se è innamorata o cede a Thomas perché abbagliata; Thomas la prende perché gli piacciono le “nere”; la ragazza è abbastanza ingenua da non pretendere nulla; addirittura non gli rivela il figlio che dovrà nascere. La trama, decisamente artificiosa, porterà alla inevitabile, ma improbabile finale.

 

Il terzo racconto, Il figlio dell’amore. Il protagonista qui è un giovane inglese, James, che, allo scoppio della seconda guerra mondiale verrà richiamato. Tutto il racconto descrive le peripezie di James, ragazzo colto, che legge poesie, che accetta disciplinatamente di fare il militare ma rifiuterà di essere ammesso nel corpo degli ufficiali. James passerà da un campo di addestramento all’altro, vedrà la guerra da lontano. Sarà finalmente trasferito in India attraverso un lungo viaggio per nave, dove le sofferenze dei soldati vengono dettagliatamente narrate. La nave farà tappa a Città del Capo, dove i soldati vengono ospitati da famiglie inglesi, che in tal modo, sollevando il morale dei militari affranti da un viaggio per nave disastroso, contribuiscono allo sforzo militare dell’Impero. James, si innamorerà di una signora sposata, Daphne, e farà all’amore con lei in un bungalow sul mare per i quattro giorni della sosta. Poi proseguirà per l’India, dove passerà gli ultimi anni di guerra e dove penserà con dolore alla donna di cui si è innamorato e della quale non ha più notizie.

Alla fine della guerra verrà a sapere che la relazione con la donna a Città del Capo ha avuto come frutto un figlio, un bambino. James è coinvolto emotivamente in modo profondo. Vuole rivedere Daphne e vuole vedere il figlio. Appena possibile torna a Città del Capo, ma non riesce più a trovare la donna. In compenso trova una sua amica, che lo prega di allontanarsi, di non farsi più vivo per non turbare la vita di Daphne. L’unica cosa che gli viene concessa è la fotografia del figlio. James in Inghilterra si sposerà; alla moglie confesserà le sue peripezie amorose e il figlio che ha avuto ma che non ha mai potuto conoscere. La moglie lo comprende, e addirittura lo accompagna in una seconda visita a Città del Capo. Naturalmente non riuscirà a vedere il figlio, questa volta diventato uomo. James si consolerà fra le braccia della moglie comprensiva, illudendosi di aver trovato un vero amore.

Anche questa trama è molto complessa, e nel contempo artificiosa. Le descrizioni della vita militare sono molto lunghe, abbastanza ripetitive e noiose; le sofferenze di James, quelle fisiche di una vita faticosa, e quelle psicologiche, di un amore durato solo quattro giorni e di un figlio mai conosciuto, si intrecciano appesantendo il racconto che non trova mai un momento di leggerezza.

 

In sostanza questi tre racconti, anche confrontati con quelli del 1953, mi fanno sorgere il sospetto che la forza narrativa della Lessing si stia esaurendo, anche se il romanzo Il sogno più dolce, di poco precedente (2001), mi è parso un vero capolavoro.

 

Leggi la prolusione a Premio Nobel di Doris Lessing (Dicembre 2007) 

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