PIANOFORTE VENDESI, di Andrea Vitali

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Piccolo quadretto di vita, carino, ma nulla di più. Il protagonista è un tizio dall’aspetto insignificante e tendenzialmente brutto, chiamato “il Pianista” per le mani sottili, le dita lunghe e affusolate. In realtà è un borseggiatore di piccola taglia che si reca in posti affollati nella speranza che le proprie mani dalle lunghe dita, anziché sfiorare i tasti di un pianoforte, sfilino portafogli, orologi, gioielli a persone distratte e travolte dalla folla festante.

Il 6 gennaio, il giorno dell’Epifania, il nostro pianista si trova a Bellano, la cittadina che Vitali nei suoi romanzi ha reso famosa. Nel paese è la festa dei Re Magi, una grande festa popolare, proprio quella che ci vuole per raggranellare un po’ di roba. Ci sarà la processione e molta confusione per strada, e ci sarà il tempo per qualche bel furtarello prima di prendere il treno per il ritorno. Ma il destino, quella sera è decisamente contrario. A differenza delle precedenti occasioni, quest’anno la festa è rovinata dal mal tempo: freddo, pioggia, neve tratterranno la gente in casa. La processione sarà frettolosa, nessuna confusione per le strade.

Il nostro pianista, deluso, decide di fermarsi in una trattoria, fa una cenetta frugale, fa qualche giro per le vie del paese e, durante quel giro, vede che sul portone di una casa c’è un cartello con la scritta “Pianoforte vendesi”. La parola pianoforte ha come un ritocco magico nel suo spirito, facendo riecheggiare il suo soprannome; così si ferma un attimo a contemplarla sognando chissà che cosa. Dal custode della casa, prontamente accorso, viene a sapere che l’appartamento dove c’è il pianoforte in vendita è disabitato. Questo, per il nostro pianista, è un incentivo a cercare di ricuperare qualche cosa. Quatto quatto, eludendo la sorveglianza del custode, entra nell’appartamento disabitato. Ma non c’è nulla da rubare. C’è solo il pianoforte, che, ovviamente non possibile asportare se non con grande fracasso e grande impegno di uomini.

Ma il nostro pianista non sa che quella è una notte speciale: nel buio più assoluto fa la sua comparsa una vecchietta, la vecchia padrona del pianoforte. È una vecchietta molto dolce, non mostra alcun sospetto e invita il nostro pianista a suonare assieme a lei, cosa che egli, misteriosamente, fa.

Il suono del pianoforte si diffonde, viene sentito da alcuni vicini; il fatto è strano, e oltretutto disturba la quiete serale. Vengono avvertiti i carabinieri che, giunti sul posto, si imbattono nel nostro eroe. Che cosa ci fa a quest’ora in questo appartamento questo sconosciuto? Naturalmente si materializzano sospetti di varia natura, e il Pianista viene sottoposto a un lungo interrogatorio per verificare eventuali furti. La situazione del Pianista si aggrava a seguito del suo racconto e della constatazione che la vecchia padrona del pianoforte è morta da almeno un anno. Si tratta approfondire ulteriori verifiche.

Il risultato di tutto ciò è che egli perde il treno, e passa la notte in cella.

Il mattino dopo si chiarisce che la menzogna non è tutta menzogna. Viene fatta la prova: è vero, la padrona del pianoforte sicuramente non poteva essere stata presente, ma il nostro pianista, contrariamente a ogni logica, seduto al pianoforte, suona nuovamente quei piccoli brani che si erano sentiti durante la notte. I carabinieri lo lasceranno andare.

Forse in quella notte magica, in cui i Re Magi portavano doni a Gesù Bambino, i morti hanno il permesso di fare una capatina sulla terra, e fare qualche dono a qualche mortale smarrito. Forse è così, e forse rubare è un male; ma se si deve far colazione e poi prendere il treno per tornare a casa, e i soldi basano per una sola di questa due cose, forse rubare diventa una necessità.

 

La prosa, lo stile, il modo di scrivere di Vitali è sempre leggero, arguto, tale da ispirare simpatia per i personaggi che popolano i suoi libri.

Questo pianista travolto da fatti strani (il tempo inclemente che gli impedisce di “lavorare”, la coincidenza del pianoforte, la vecchietta che lo fa suonare, l’incontro con i carabinieri, il lungo interrogatorio, i soldi insufficienti per prendere il treno, e così via), nei cui pensieri, dubbi, domande, etc. Vitali ci accompagna con il solito sorriso, ci si offre come un personaggio simpatico, che rende piacevole la lettura del libro.

Anche personaggi secondari attirano le nostre indulgenti simpatie: un brigadiere che cerca di fare il proprio mestiere al meglio, ma senza attardarsi in riflessioni su quello che sta facendo, tutto intento ad obbedire al maresciallo, ed evitare di essere costretto a giocare a carte; un maresciallo nervoso, che non ama perdere al gioco, e che, davanti a questo caso del tutto inconsistente, cerca di montare un indagine che interrompa la monotonia delle giornate, seguendo chimere incredibili, ma lasciandosi sfuggire l’unico fatto reale, e cioè la menzogna del pianista sulle sue generalità; e il custode del palazzo del “pianoforte vendesi” sobrio tutto l’anno ma ubriaco fradicio, chissà perché, la notte dei Re Magi; la moglie che cerca di difenderne l’onore davanti ai carabinieri che lo vogliono interrogare, e portando come giustificazione un malore improvviso. Tutti personaggi che danno una piacevole vivacità al racconto, col fare affiorare le giustificabilissime e diffusissime debolezze del nostro vivere quotidiano.

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