COME PRIMA, MEGLIO DI PRIMA, di Luigi Pirandello

La commedia è stata scritta nel 1919 e trova spunto in due novelle di Novelle per un anno: Vexilla regis… del 1897 nella raccolta “Il viaggio” e La veglia del 1904 nella raccolta “Il silenzio”. La prima rappresentazione avvenne a Napoli, al Teatro Sannazzaro il 14 febbraio 1920 dalla Compagnia di Gemma D’Amora, ma Pirandello giudicò insufficiente la qualità della messa in scena e la rinnegò. La prima ufficiale avvenne a Venezia, al Teatro Goldoni il 24 marzo 1920 con la Compagnia Ferrero-Celli-Paoli. La protagonista Fulvia Gelli era interpretata da Maria Letizia Celli. Gli altri due coprotagonisti, Silvio Gelli e Marco Mauri erano rispettivamente interpretati da Marcello Giorda e Ernesto Ferrero.

Nel primo atto ci troviamo in una pensione della Valdichiana. Fulvia è alloggiata lì, reduce da un intervento chirurgico che le ha salvato la vita. Dalle conversazioni di alcuni presenti nella pensione, si viene a sapere che la donna ha avuto un passato burrascoso; che dopo aver abbandonato il marito, Silvio Gelli, e la figlia di tre anni, è stata l’amante di diversi uomini, buon ultimo Marco Mauri, dai quali è stata ingannata, maltrattata. Per tali ragioni ella ha tentato il suicidio, ed è stata salvata, quasi per miracolo, da un intervento chirurgico del marito, noto professore di medicina, chiamato al suo capezzale mentre la donna sembrava in procinto di morire.
È previsto l’arrivo di Silvio Gelli, che dovrebbe venire a verificare le condizioni della moglie. Mentre tutti sono in attesa, si precipita nella pensione Marco Mauri, gridando di essere libero e quindi che non esistono più ostacoli alla sua unione con Fulvia, che egli chiama Flavia. La donna non ne vuol sapere, cerca di allontanarlo. Marco è stato il suo ultimo amante, e l’ha ingannata tacendogli di essere sposato e di avere dei figli. I proprietari vorrebbero cacciarlo, ben memori delle discussioni che c’erano state fra il marito che voleva salvare la donna e lui che voleva impedirne l’intervento nel timore che ella, una volta ripresasi, l’avrebbe abbandonato e avrebbe scelto di riunirsi al marito. Marco sostiene che Fulvia si sarebbe suicidata per lui, mentre Fulvia lo nega. Mentre è in corso la discussione sopraggiunge Silvio. C’è un inevitabile scontro fra Silvio e Marco, con l’inevitabile invito a Fulvia a scegliere fra i due. Fulvia, con una profonda angoscia nell’animo, sceglie il marito, pur consapevole che per la figlia Livia, che vive col marito, non potrà mai essere e comportarsi da madre, in quanto a Livia, ora sedicenne, è stata taciuta la verità ed è stato raccontato che la sua mamma era morta quando lei era ancora in tenera età.
Nel secondo atto Fulvia è a casa del marito, con il nome di Francesca. I due, pur attraverso la lunga interruzione, sono ancora sposati, ma a Livia è stato fatto credere che la donna che è venuta a vivere nella casa del padre sia la sua nuova moglie. La ragazza, attaccatissima al ricordo della madre che non ha mai conosciuto, non le nasconde fin da subito la sua antipatia e la sua ostilità. Il giorno anniversario della morte della madre la fanciulla fa dire una messa di suffragio alla quale si presenta con il padre e la governante. Un ulteriore motivo di ostilità per Livia è il fatto che Fulvia attende la nascita di un nuovo figlio. Fulvia vive una situazione angosciante, da una parte nel terrore che qualcuno la riconosca, dall’altro nella inutilità degli sforzi che ella fa per accattivarsi se non l’affetto almeno la benevolenza della figlia. Doppia identità alla Pirandello: madre non madre e figlia non figlia. A complicare le cose arriva inattesa la zia Ernestina, una lontana parente che, assente da diversi anni, lì per lì, non riconoscendo Fulvia, crede alla storia della morte della madre di Livia e la compiange teneramente; poi, riconoscendo la nipote, cerca di aiutarla a riconquistarsi la benevolenza della figlia, pur mancando della sagacità necessaria. Alla fine, la situazione si complica, e anche su pressione di Silvio, zia Ernestina deciderà di andarsene, e per questo Livia troverà una nuova scusa per incolpare la madre.
Nel terzo atto la vicenda trova una conclusione drammatica. Mentre Silvio e Fulvia sono andati in un’altra città per il parto, al fine di mantenere il segreto sulla identità di Francesca-Fulvia, Livia, con la complicità della governante fa delle indagini in parrocchia sul matrimonio della supposta matrigna, e scopre che in parrocchia non esiste nessun certificato. Questa è l’arma che Livia intende usare contro Fulvia al suo ritorno, quando, inatteso, si presenta Marco Mauri a rivendicare il “possesso” di Fulvia. Rivela a zia Ernestina e a Livia il rapporto che lo lega a Fulvia e che nulla, né la nuova convivenza con Silvio, né la nascita del nuovo bambino lo potrà interrompere.
Quando Silvio e Fulvia arrivano, Livia si scaglia contro di lei accusandola di non essere una vera matrigna, ma solo l’amante del padre, quindi niente di più di una concubina, mentre il figlio non è un fratellastro, ma solo un volgare bastardo. Davanti a questi insulti Fulvia non regge, rivela a Livia la verità, facendola svenire, e se ne va con Marco e il nuovo bambino, gridando che finalmente potrà essere una vera mamma senza più sotterfugi. Abbandonerà ancora una volta il marito: come prima, ma meglio di prima, perché potrà portare con sé la nuova figlia.
Nella commedia l’elemento pirandelliano centrale è proprio questa duplice identità della protagonista.

La rappresentazione in DVD di cui dispongo è quella con la regia di Luigi Squarzina, interpretata da Marina Malfatti, trasmessa dalla RAI nel 1996. Altri interpreti: Edoardo Siravo è Silvio Gelli, Carlo Cartier è Marco Mauri, e Selvaggia Quattrini è Livia. Marina Malfatti ha interpretazione veramente emozionante, intensa, nella quale sofferenza ed erotismo si mescolano in continuazione. Molto buona anche l’interpretazione di Edoardo Siravo, che interpreta un professore freddo, sempre padrone delle situazioni, il cui moralismo è sopraffatto dall’erotismo che sprigiona della moglie. Meno efficiaci, secondo me, sono le interpretazioni di Carlo Cartier e di Selvaggia Quattrini: in entrambi i casi sono interpreti a senso unico: Cartier con atteggiamenti pazzoidi, forsennati; la Quattrini con atteggiamenti di fredda ostilità.

1 Commento a “COME PRIMA, MEGLIO DI PRIMA, di Luigi Pirandello”

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