BERNADETTE NON CI HA INGANNATI, di Vittorio Messori, 2012

Ho comprato e letto questo libro, immaginando quale potesse essere il contenuto: e cioè una difesa assoluta della veridicità delle apparizioni di Maria Vergine a Bernadette Soubrous, ma interessato a conoscere gli strumenti con i quali questa difesa viene argomentata. E Messori, giornalista molto coinvolto nella dogmatica ecclesiastica, mi è sembrata una fonte interessante. Personalmente non credo a questo tipo di devozione, come non credo ai miracoli. Magari i fatti sono anche avvenuti, e magari sono in molti a crederlo, ma sono convinto della reale lontananza fra questi fatti, che hanno molto sentore di idolatria, e la vera fede.

La storia delle apparizioni è notissima: l’11 febbraio 1858 la giovanissima Bernadette, dell’età di 14 anni, mentre nei pressi di Lourdes, a poca distanza da una grotta, nota col nome di grotta di Massabielle, si toglie i calzini per attraversare il torrente assieme a due compagne (una sorella minore e un’amica) per raccogliere rami e ossa di animali, scorge in una nicchia della grotta una figura femminile, di piccola statura, che indossa una veste bianca con una cintura azzurra, con in mano un rosario e i piedi nudi coperti da una rosa gialla. Bernadette si inginocchia e recita il rosario (che tiene sempre in una tasca del vestito). La figura sorride e recita anch’ella il rosario. Questa è stata la prima delle 18 apparizioni che la storia ci riferisce. Nella seconda apparizione, domenica 14 febbraio, la figura ancora non parla con la fanciulla, e si limita a sorridere e recitare il rosario. Durante questa apparizione Bernadette spruzza sulla visione dell’acqua benedetta, nel tentativo di sincerarsi che essa non fosse di natura diabolica. La terza apparizione avviene il 18 febbraio. In questa apparizione per la prima volta la “signorina” (el petito Damiselo, così la chiama nel suo dialetto Bernadette) parla, e chiede alla fanciulla di recarsi ogni giorno per 15 giorni alla grotta, cosa che Bernadette farà. Inoltre le fa la promessa di non renderla felice in questo mondo ma nell’altro. Dal 19 febbraio al 4 marzo ci sono altre 12 apparizioni (il 22 e il 26 febbraio l’apparizione non avviene). Al’ottava apparizione, il 24 febbraio, l’apparizione (Aqueró, “quella là” la chiama Bernadette nel suo dialetto) la invita a fare penitenza, a pregare Iddio e a baciare la terra per i peccatori. Alla nona apparizione Bernadette viene invitata ad abbeverarsi a una fonte che in quel momento comincia a sgorgare e che darà vita alla famosa vasca delle guarigioni. Il 2 marzo, alla tredicesima apparizione Bernadette viene invitata a riferire ai preti di costruire in quel luogo una cappella e di farvi arrivare la gente in processione. Il 4 marzo è la quindicesima, ultima apparizione della sequenza dei 15 giorni. In tutte queste apparizioni Aqueró non dice mai il proprio nome o la propria identità. Poi ci sono altre tre apparizioni: una il 25 marzo (la sedicesima) nella quale per la prima volta el petito damiselo dice il suo nome: Io sono l’Immacolata Concezione (nel dialetto: Que soy era Immaculada Councepciou). Da osservare che quattro anni prima, Pio IX promulgò proprio il dogma della Immacolata Concezione. Le altre due apparizioni avvengono il 7 aprile, e il 16 luglio. Questa è l’ultima, la diciottesima, nella quale la Madonna non parla, come se si trattasse di una forma di addio.

Da osservare che questa storia ebbe un impatto molto forte con la comunità e con le autorità, sia quelle civili che quelle religiose. Anzitutto vi fu un affollamento di gente sempre crescente, nei momenti delle apparizioni, che circondava la ragazza. Il suo comportamento, come riportato da vari testimoni che l’avevano vista da vicino, era considerato estatico. Le autorità civili, soprattutto quelle giudiziarie, sottoposero Bernadette a prolungati e pressanti interrogatori, nei quali la fanciulla, rispondendo a tutte le domande, riferiva i fatti così come le erano capitati, non cambiando versione neppure davanti alla minaccia della prigione. Presso le autorità ecclesiastiche, all’inizio vi fu molta incredulità che, tuttavia, venne gradualmente ad attenuarsi, fino al giorno in cui il vescovo di Tarbes, dopo 4 anni di profonde indagini, il 18 gennaio 1862, emise un documento in cui si dichiarava che le apparizioni della Immacolata Vergine Maria a Bernadette Soubirou erano realmente avvenute.
Come è noto Bernadette, dopo le apparizioni trascorse diversi anni in umili lavori presso la scuola-ospizio delle Suore della Carità di Nevers, e all’età di 22 anni si ritirò nel loro convento a Nevers, dove all’età di 35 anni morì (18 aprile 1879).

Le discussioni su questi avvenimenti iniziarono quasi subito. Vi furono studiosi che cercarono di identificare nei fatti dei segnali che tutto fosse un imbroglio; vi furono altri studiosi che cercarono di smontare queste teorie di incredulità. Il libro di Messori, basato anche sulle ricerche dell’abate René Laurentin, si sofferma soprattutto ad analizzare le varie ipotesi sulle quali si basa l’incredulità di molti studiosi, e a smontarle una per una. Il punto di partenza sono le ipotesi avanzati dalle autorità civili (il commisario di polizia di Lourdes Dominique Jacomet, il procuratore presso il tribunale locale Vital Dutour e il maresciallo della stazione della gendarmeria Adolphe D’Angla). In sostanza venivano fatte tre ipotesi: che il tutto fosse istigato da qualcuno (in particolare i genitori di Bernadette, per lucro, oppure il clero per ragioni ovvie); che la vicenda fosse una commedia inscenata da Bernadette per vanità; che la vicenda fosse frutto di allucinazioni isteriche. A partire da queste tre ipotesi, innumerevole produzione letteraria è seguita per dimostrare la falsità dell’evento. In particolare la pubblicazione che sembra preoccupare di più Messori, alla quale ha anche dedicato un apposito articolo sul Corriere della Sera, è il libro di Zola, Mon voyage à Lourdes.
È pressoché impossibile riassumere tutte le argomentazioni di Messori. Quella che mi sembra la chiave di lettura del libro è che la veridicità delle apparizioni deriva come conseguenza dal fatto che tutti i tentativi per dimostrarne la non veridicità non starebbero in piedi, sarebbero facilmente confutabili e confutati. Si possono fare alcuni esempi: non è vero che vi sia stata istigazione da parte dei genitori perché tutte le prove testimoniali dimostrano che i genitori, almeno nei primi tempi si opponevano al fatto che Bernadette andasse alla grotta. Non è vero neppure che vi sia stata istigazione da parte di preti: anzi, all’inizio i preti giudicavano negativamente il racconto di Bernadette, come dimostra la reazione quasi violenta di don Dominique Peyramale, il curato della parrocchia di Bernadette, che la cacciò in malo modo quando questa si recò da lui per chiedere, secondo l’invito di Aqueró, di costruire la cappella e di organizzare le processioni. D’altra parte tutta la vicenda, sulla base degli interessamenti di altri sacerdoti e di diversi vescovi, sta a dimostrare come il clero fosse estraneo, e abbia giudicato le vicende con molta prudenza prima di accettare la veridicità dei fatti, come fece il vescovo di Tarbes nel 1862.

Sulla seconda ipotesi, cioè la vanità di Bernadette, Messori ha campo libero e facilitato: tutte le testimonianze sul comportamento, il modo di sentire, di reagire di Bernadette dimostrano come fosse lontana da lei ogni idea di vanità; anzi, ogni tentativo di offrirle dei soldi, di aiutarla finanziariamente, la vedeva respingere le opportunità offerte. Non solo, ma alle insistenti domande, rispondeva sempre con assoluta tranquillità e coerenza, limitandosi a riportare gli inviti fattile da Aqueró; anche l’attribuzione del nome di Beata Vergine è sempre stato assente dalle sue parole. Solo dopo la sedicesima apparizione l’Aquerò ha detto il suo nome, nome totalmente sconosciuto a Bernadette. Quindi anche questa ipotesi viene smontata con abbondanza di argomenti e testimonianze.

L’ultima ipotesi, cioè quella che le apparizioni siano state solo un’allucinazione, è smontata da tutte le testimonianze di medici e specialisti che hanno avuto occasione di avvicinare Bernadette, nella quale non sono mai riusciti a trovare segni che potessero far percepire alterazioni mentali causa di allucinazioni.
Un argomento che occupa un certo spazio nel libro è quello delle “imitazioni”. In quel periodo si sono verificati diversi casi di fanciulle che hanno dichiarato di aver visto la Madonna. Naturalmente si tratta di apparizioni fasulle, smentite da tutti gli osservatori e soprattutto dalla Chiesa che ne ha vietato il culto. Messori, sempre per sostenere l’autenticità delle affermazioni di Bernadette, fa il confronto, dimostrando come tutte queste imitazioni avvenissero o in ragazze con accertati problemi mentali o con dichiarata volontà di apparire, trasparente nei comportamenti; cose in Bernadette del tutto assenti.
Nel libro poi si prendono in considerazione anche altri argomenti addotti dagli increduli, come dubbi emersi, per esempio, nella madre superiora del convento dove Bernadette ha trascorso gli ultimi anni della sua vita, madre Marie-Thérèse Vauzou, dubbi che Messori non nega, ma che considera praticamente come comportamenti rigidi per evitare il nascere, nella fanciulla, di forme di autocompiacimento, etc. E così in altre occasioni, dubbi appena manifestati, ma mai in termini ultimativi, da sacerdoti, medici, e persone che hanno cercato di capire il fenomeno delle apparizioni, vengono sottovalutati. Un capitolo è dedicato perfino al diavolo: che tali apparizioni potessero essere frutto del maligno, dice Messori, è un’ipotesi che è rimasta in piedi per poco tempo, data l’assenza di tutti i presupposti, compresa qualche forma che, allora si riteneva, non poteva non avere la manifestazione diabolica, come i piedi caprini o cose simili.
Il capitolo che riguarda le guarigioni miracolose non ha uno spazio apposito. Si dice solo che queste guarigioni ci sono state, anche se, dal punto ufficiale, non sono state moltissime: per l’esattezza solo 67 sono state riconosciute ufficialmente dalla Chiesa. Pochissime, se si paragonano all’enorme numero di pellegrini. Ma Messori ci ammonisce: le guarigioni riconosciute sono quelle che sono state studiate espressamente; ma non è impossibile che molte altre guarigioni miracolose siano avvenute senza che si sia reso palese l’evento.

Il libro è decisamente noioso. Il fine apologetico lo si avverte ad ogni pagina. Smontare le infinite dimostrazione addotte dagli increduli contro la veridicità delle apparizioni, oltre ad essere un lavoro noioso, è ben lontano dalla dimostrazione che le apparizioni siano avvenute e che siano un fatto religioso. Anzi, è proprio il fatto “apparizioni” che ha in sé la somma di tutte le incredulità che l’hanno accompagnato. Che poi si siano voluti trovare argomenti capaci di dar corpo all’incredulità con fatti, considerazioni, testimonianze che potevano assumere un ruolo dimostrativo, è quanto di più inutile io riesca ad immaginare. Il fatto in sé non ha gli elementi per essere logicamente credibile, come non sono logicamente credibili tutte le altre apparizioni o tutte le altre manifestazioni legate alla madonna (tipo le lacrime di sangue, etc.). È la figura stessa della madonna che in una fede che non sia la proiezione di dogmi, ma solo ricerca di un rapporto con Dio, è discutibile. Forse può avere un senso come simbolo nella ricerca della moralità nei rapporti fra i due sessi, ma certamente non come entità divina. Il tipo di venerazione cui è sottoposta dalla grande maggioranza di cattolici, in questo modo, assume un sapore indubbiamente idolatrico.
In conclusione: libro che non ha nessuna forza di convinzione in direzione degli increduli, e che non migliora il rapporto con la madonna nei fedeli. In sostanza libro inutile, ovvero utile solo per un laico come me, che ha una volta di più capito che non esistono argomentazioni “laiche” per spiegare il fenomeno delle apparizioni, ma solo spiegazioni legate ai dogmi provenienti dall’autorità ecclesiale.

6 Commenti a “BERNADETTE NON CI HA INGANNATI, di Vittorio Messori, 2012”

  1. Luca scrive:

    Scusa ma perché, hai comprato il libro di un bigotto come Vittorio Messori.
    Ti risparmiavi quei soldi per un altro libro più interessante e non buttavi via il tuo tempo a leggere libri da pattumiera!

  2. Luca scrive:

    Bernadette ti ha fregato dei soldi… .-)))

  3. Rudy scrive:

    Una mia curiosità.

  4. Mariella Canaletti scrive:

    Come prima reazione, mi è venuta la domanda se la “signora” che vedeva Bernadette diceva il rosario davvero: ma la Madonna poteva pregare se stessa? A parte gli scherzi, pensando al fenomeno Lourdes, mi pare che Messori, come tantissimi altri, cerchi sempre il “realismo”, e lo esprima con un linguaggio che, a mio avviso, alla fede nulla aggiunge, mentre contrasta con la ragione. Rifletto sulla moltitudine che va in quel posto, sono persone ammalate, e portano là il loro dolore, lo gridano a Dio, con rabbia che si chiede perché a me, e con la speranza di trovare la guarigione, o almeno un senso alla sofferenza. E forse il vero miracolo é in chi torna a casa rasserenato, e capace di ringraziare anche della propria vita faticosa, e capace di farla diventare significativa, per sé e per altri. C’è, in questi pellegrinaggi, l’aspirazione all’oltre, c’é l’uomo che vive”non di solo pane”. E tutto ciò è davvero meritevole di rispetto. Penso che troppe volte si dimentica il valore simbolico di quanto accade, si dimentica che simbolico “riunisce” più signficati, è molto più di quanto i nostri occhi e le nostre orecchie riescano a percepire. E qui si apre il discorso sul necessario cambiamento del linguaggio della fede…..

  5. Orazio Pecci scrive:

    Legga “Inchiesta su Maria” di Augias, lo troverà senz’altro più innovativo e interessante.

  6. Rudy scrive:

    Orazio, grazie del consiglio. Su Maria ho letto l’interessantissimo libro di Michela Murgia “Ave Mary”.

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