EYES WIDE SHUT (Stanley Kubrick, 1999)

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Ultimo film del grandissimo regista, che morì subito il montaggio, ma non fece tempo a completare elementi importanti come la colonna sonora, che fu affidata a Steven Spielberg. Già il titolo ci mette in apprensione: deriva dall’espressione Eyes wide open, in italiano “occhi spalancati”, espressione che ci fa pensare alla meraviglia che colpisce una persona quando vede qualche cosa di molto insolito, attraente o stimolante. Il titolo del film rovescia l’immagine. Gli occhi non sono più “open”, ma “shut” cioè chiusi. Questo contrasta con l’aggettivo wide (largo) che associato a open è comprensibile, ma associato a shut entra in contraddizione. E proprio a questo il film allude: alla contraddizione che emerge nel rapporto di coppia quando l’ordinarietà della convivenza quotidiana si alterna alla ricerca di vie d’uscita che sembrano essere solo espressioni di desiderio erotico, ma che incidono nella reciproca sensibilità come veri tradimenti e quindi come fonti di gelosia.

Proprio il dialogo finale del film fra la coppia dei protagonisti, Bill Harford (Tom Cruise) e la moglie Alice (Nicole Kidman), sembra essere la chiave di lettura del film:
I due sono in un illuminatissimo negozio di giocattoli dove la figlia, con allegria, cerca quello che sarà il suo regale per Natale. Bill ha appena raccontato alla moglie la sua allucinante avventura.

B. = Alice, cosa pensi che dobbiamo fare?
A. = Che cosa dobbiamo fare? Che cosa penso io, non lo so. Penso che prima dobbiamo ringraziare il destino. Ringraziarlo per averci fatto uscire senza danno da tutte le nostre avventure. Sia da quelle vere che da quelle solo sognate.
B. = Sei sicura, senza danno?
A. = Se sono sicura? Io lo sono solo tanto quanto sono sicura che la realtà di una sola notte, senza contare quella di un’intera vita, corrisponde alla verità.
B. = E nessun sogno è mai soltanto sogno.
A. = L’importante è che ora siamo svegli. E spero tanto che lo resteremo a lungo.
B. = Per sempre.
A. = Per sempre?
B. = Per sempre.
A. = No, non usiamo quella parola. Mi spaventa. Ma io ti voglio molto bene. E sai? C’è una cosa molto importante che noi dobbiamo fare prima possibile.
B. = Cosa?
A. = Scopare.

Mi sembra che si possa interpretare così questa conclusione: siamo stati attratti in queste avventure perché i nostri occhi erano wide shut. Ora li abbiamo aperti, e sappiamo quello che dobbiamo fare.

 

Il film inizia con la coppia del protagonisti, che si stanno preparando per andare a un ricevimento da una persona importante, Victor Ziegler. Fin dalle prime scene il film ci immedesima negli elementi costitutivi dell’attrazione sessuale. Alice, mentre si cambia per vestirsi, mostra un magnifico corpo nudo, e l’obiettivo della cinepresa si sofferma su di esso quel tanto che basta per permettere di ammirarlo. Ma per Bill sembra essere ordinaria amministrazione. Egli in smoking gira per la casa per le ultime incombenze prima di uscire. Se la bellezza di Alice per Bill sembra ordinaria amministrazione, non lo è, alla festa, per un bellimbusto che ballando le fa una corte insistente, alla quale ella non sembra del tutto insensibile, anche se non permette all’uomo di andare oltre il lecito. Intanto Bill riconosce nel pianista dell’orchestrina un suo vecchio amico di università, Nick Nightingale, che tuttavia ha interrotto gli studi. I due, ritrovandosi, esprimono gioia e si propongono di rincontrarsi.  Nel corso della festa Bill aggancia due fanciulle molto carine, due modelle, ma l’approccio viene interrotto. Viktor, l’amico che lo ha invitato, lo manda a chiamare. È alle prese con una bellissima fanciulla (Mandy) che giace nuda in bagno in stato di incoscienza. Ha fatto uso eccessivo di un miscuglio di droghe. Bill da medico e riesce a ricuperare la donna, con gratitudine di Viktor che, ovviamente lo prega di non rivelare l’accaduto.

Al ritorno, il clima della festa fa rivivere nei due il senso di erotismo, e fanno l’amore senza alludere tuttavia agli incontri che entrambi hanno avuto.

La sera successiva marito e moglie, dopo una giornata passata nell’ordinaria amministrazione, in camera da letto fumano marijuana, si scambiano confidenze sugli incontri avuti alla festa della sera prima. Il discorso si allarga. Alice vuol sapere quali siano le sensazioni che un uomo prova davanti a una bella donna nuda. Bill dà per scontato che l’uomo, stimolato dal desiderio sessuale, esprima l’istinto del cacciatore, e la donna venga vista come preda. Alice rifiuta questo ruolo passivo. Anche la donna è stimolata da desiderio sessuale, che può essere perfino più forte che nell’uomo. E racconta, nel corso di una loro vacanza, di essere stata guardata quasi di sfuggita da un uomo, un ufficiale di marina, e che quello sguardo, per quanto fugace, ha suscitato in lei una tensione tale che – confessa – se l’uomo le avesse fatto una proposta, lo avrebbe accettato senza pensare ad altro. A Bill si apre un mondo che non conosceva e che lo lascia stordito: il senso della gelosia si fa strada in lui.

Nel frattempo arriva una telefonata. È morto un suo paziente. Mentre si reca a dargli l’ultimo saluto, le immagini del racconto della moglie prendono forma concreta nella sua mente e lo sconvolgono sempre di più. A casa del defunto la figlia, Marion, pur nel pianto per la perdita del padre, non resiste a dichiarare il suo amore per lui, Tutti questi eventi creano in Bill un crescente senso di frustrazione. Uscito dalla casa dell’amico morto, una prostituta, Domino, lo aggancia. Egli accetta l’approccio e si reca nella sua casa; ma poi non ne fa nulla. Mentre è per strada, e le immagini della moglie in preda a un desiderio erotico a lui sconosciuto lo stimolano, si reca dove l’amico incontrato dai Viktor suona il piano. Qui apprende una cosa che scuote la sua curiosità: l’amico gli confessa di suonare in una casa privata, dove viene condotto ad occhi bendati, ma dove, sbirciando, è riuscito a vedere una sontuosa festa con donne di rara bellezza. Bill, ormai in preda a una smania sessuale crescente, decide di andarci. Riesce a sapere la parola d’ordine, l’indirizzo e il modo in cui deve mascherarsi. In un negozio dove sa che noleggiano costumi per feste mascherate si imbatte in un altro episodio che lo stimola ulteriormente: la figlia del gestore viene scoperta dal padre mentre dietro un divano se la fa con due uomini. Alle urla del padre ella risponde con sorrisi ammiccanti all’indirizzo di Bill.

Completato il mascheramento si fa portare in taxi all’indirizzo di una villa sontuosa fuori città. Entra nella villa dando la parola d’ordine. L’accoglie uno strano ambiente dove sembra svolgersi un rito. I mezzo a un sontuoso salone, affollato da persone mascherate, un cerchio di donne avvolte da neri manti segue le istruzione di una specie di sacerdote che sta al centro. Poi le donne, a un segnale, lasciano cadere i manti e restano nude. Sono tutte giovani e molto belle. Via via si allontanano dal cerchio e vanno ad accoppiarsi con uno dei soggetti mascherati. Bill guarda con estrema meraviglia quello che sta succedendo. Inaspettatamente una delle donne gli si avvicina, come se volesse accoppiarsi con lui, ma in realtà lo avverte che sta correndo gravissimo pericolo, e lo invita a uscire al più presto. Bill non le dà retta, e si aggira per le stanze dove vede orge di uomini e donne. All’improvviso viene avvicinato da un servitore che lo invita a scendere al piano inferiore, dove è stato imbastito una specie di tribunale da un gruppo di uomini mascherati. Bill deve togliersi la maschera, viene giudicato come intruso ed avvertito che per questa infrazione è prevista la morte. L’atmosfera è terrorizzante, ma sul più bello viene salvato dalla fanciulla che lo aveva avvertito (che poi, sapremo, non è altro che Mandy, quella da lui salvata a casa di Viktor). Secondo le regole, sarà la fanciulla a morire al suo posto. Bill può tornare a casa non prima di essere stato avvertito di non far parola a nessuno di quanto a visto.

A casa trova la moglie addormentata in preda ad un incubo terribile. Bill la sveglia e la donna glielo racconta disperata e in lacrime. In sogno rivede quell’ufficiale di marina che le aveva destato quell’improvvisa passione di cui aveva parlato al marito, aveva fatto all’amore con lui, mentre attorno c’era tantissima gente che scopava, e poi lei a sua volta si faceva scopare da tanti uomini e rideva in faccia al marito che la guardava. Il racconto sembra saldarsi con gli eventi della notte precedente, e ci instrada verso la chiusura del cerchio nel quale il racconto sembra iscriversi.

Il giorno successivo Bill scopre che l’amico Nick è stato duramente punito per avergli rivelato ciò che non poteva. La restituzione del costume lo fa nuovamente incontrare con la figlia del gestore che rinnova i silenziosi inviti, che Bill tuttavia anche questa volta ignora. Con sua sorpresa si rende conto che fra i vestiti non è presente la maschera, forse andata persa. Decide quindi di tornare alla villa dove è stato testimone dell’orgia notturna, ma ancora una volta viene avvertito categoricamente di star lontano da quel luogo.

Alla sera Bill è di nuovo in pista. La tensione erotica, ulteriormente stimolata dall’incubo della moglie, non molla. Telefona a Marion, ma non la trova. Si reca a casa di Domino ma anch’ella non c’è. C’è invece l’amica, Sally, evidentemente disponibile. Ma anche questa avventura ha termine senza concludersi. Con irritazione, scopre di essere pedinato. Da un giornale apprende la morte di una celebra modella. Gli sembra che questa modella sia Mandy, quella che ha salvato a casa di Viktor e che è stata a sua volta da lei salvato alla villa delle orge. Si reca all’obitorio e la riconosce. Ovviamente in lui si fa strada il sospetto che ella sia stata uccisa come conseguenza del suo gesto.

All’uscita dall’obitorio, viene convocato da Viktor che gli rivela i retroscena dell’avventura alla villa, lo invita a stare tranquillo, gli rivela che le minacce di morte erano solo per spaventarlo e che la morte di Mandy non ha niente a che fare col suo salvataggio. La modella, come egli stesso ha constatato a suo tempo, era assuefatta alla droga ed è morta, come prevedibile, per overdose.

Dopo il colloquio Bill torna a casa. La moglie dorme, e nel letto sul cuscino accanto a quello della moglie vede la maschera. Il segnale è esplicito. Bill è preso dallo sconforto, piange, sveglia la moglie e decide di raccontare tutto. Così i percorsi dei tradimenti immaginari, anche solo desiderati o sognati, e delle gelosie reali si incrociano, e il cerchio si chiude. Tutto questo mentre nel negozio di giocattoli la figlioletta cerca il suo regalo di Natale e fra i due c’è il dialogo conclusivo riportato all’inizio.

Il film si basa ancora una volta su una fotografia estremamente efficace: la casa degli Harford, casa borghese di benestanti, con arredamento elegante, e luminoso; la casa di Viktor, persona ricca, la cui casa offre ambienti lussuosi, brillanti di luci, soprattutto le sale delle danze; la villa, ambiente sontuoso ma decisamente volgare dove tutto sembra essere organizzato per orge e riti di carattere erotico; le strade di New York, di notte, con la loro illuminazione rutilante, i negozi con vetrine colorate, i fari delle automobili, etc. oppure di giorno, strade affiancate dai grattacieli che nel disegnano l’architettura sotto un cielo azzurro. Assieme alla fotografia, molto efficace è la colonna sonora. Le musiche sono state montate da Spielberg, ma vale la pena di citare il sonoro dei riti orgiastici della villa, che richiamano una specie di atmosfera diabolica; certe forme di accompagnamento pianistico preso da Ligeti che accompagnano i sensi di ricerca e gelosia di Bill lungo le strade della città; e addirittura frammenti presi dal Requiem di Mozart. La recitazione si basa fondamentalmente su Tom Cruise e su Nicole Kidman, entrambi eccezionali nel rendere i turbamenti interiori con i quali le avventure di quei due giorni hanno sconvolto i loro animi.

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