FIESTA – IL SOLE SORGERÀ ANCORA (The Sun Also Rises), di Ernest Hemingway, 1926

hemingway

È il primo romanzo di Hemingway, scritto durante il suo soggiorno parigino negli anni Venti. È stato un grande successo, anche se all’inizio vi furono critiche a volte anche aspre. A me è piaciuto solo dopo la seconda lettura. È un romanzo apparentemente senza una trama definita. Non è un racconto con un inizio e una fine, ma trasmette al lettore vicende, emozioni, rapporti reciproci che riguardano alcuni personaggi fra loro amici, tutti di nazionalità americana o inglese, che si ritrovano a Parigi e che, ad un certo punto decidono di fare un viaggio in Spagna, a Pamplona. Decidono di recarvisi in occasione della fiesta, di quella settimana nella quale le corride si succedono quotidianamente e hanno il fascino di accendere l’entusiasmo della gente. I tori vengono spediti all’arena attraverso le vie della città in mezzo alla gente che li fugge, li insegue, li provoca e a volte si lascia calpestare e incornare. Il romanzo si articola in due parti, nelle quali l’ambiente svolge un ruolo fondamentale: Parigi nella prima parte, Pamplona, o forse direi meglio, la Spagna nella seconda.


Il romando è raccontato in prima persona dal personaggio protagonista, Jacob (o Jake, come viene comunemente chiamato nel romanzo) Barnes. Nella prima parte, quella parigina facciamo la conoscenza con tutti i protagonisti, col loro modo di vivere, le loro abitudini, le loro passioni. Si incontrano nei diversi bar della città, amano bere, spesso si ubriacano; condividono gioie, si scontrano aspramente su punti di vista diversi, si amano, ma anche a volte si odiano. E la città che li accoglie, da alcuni molto amata, da altri meno, scorre nelle loro vite con le sue Avenue, i suoi lungo Senna, il suo traffico, i suoi parchi; e poi i suoi bar sempre affollati, i suoi ristoranti che offrono cibi prelibati e squisiti vini d’annata, le sue serate e le sue notti illuminate dalle variopinte luci dei negozi, e la Senna, percorsa da barche con diversi carichi, etc.
Tutti gli amici hanno una loro storia. Jake è stato in guerra, ha subito una ferita che l‘ha reso impotente. Nell’ospedale o successivamente durante il suo trasferimento in Inghilterra ha conosciuto e si è innamorato di una infermiera volontaria, Brett, donna di grandissima bellezza e grande fascino, che a sua volta si è innamorata di lui. Ma la sua impotenza rende la loro unione un inferno e finisce per diventare impossibile. L’amore, da entrambe le parti, tuttavia, è proseguito senza avere perso di intensità anche dopo la loro separazione. Jake fa il giornalista e vive a Parigi, città che ama per la sua vitalità: vitalità che in lui sembra mancare a causa della sua ferita che gli preclude ciò che a ogni uomo è un complemento indispensabile. Anche Brett è a Parigi, e fa la sua vita, allegra, spensierata apparentemente, anche se il distacco dal grande amore della sua vita macera nel suo interiore un dolore insopprimibile. Durante la guerra, prima di conoscere Jake, era rimasta vedova. Successivamente alla breve e intollerabile convivenza con Jake, si sposò con un Lord, Lord Ashley; matrimonio infelice per incompatibilità di carattere. Il Lord non sopportava l’insopprimibile desiderio di libertà di Brett, e reagiva con maltrattamenti. Per tale ragione Brett pensò bene di separarsi. Ora è fidanzata con Mike Campbell, discendente da una ricca famiglia, anche se di fatto è un fallito sia nella vita sia finanziariamente; ha sperperato una fortuna e potrà ricuperare i soldi solo alla morte della madre. Brett comunque rimane una persona totalmente libera e vive la propria vita consumando rapporti con diversi uomini, come una ninfomane, senza tuttavia impegnarsi mai con nessuno.
Fra gli amici parigini di Jake, un ruolo importante lo ricopre Robert Cohn, un ebreo cresciuto a Princeton in una famiglia ricca. Di carattere timido e introverso fin dall’adolescenza, per ricuperare un po’ di credibilità fra i compagni, si è esercitato nello sport del pugilato, diventando anche un campione nella sua categoria. Troppo timido per sviluppare rapporti amorosi, ha finito per sposare la prima donna che gli ha mostrato un po’ d’affetto. Dopo qualche anno e dopo aver avuto tre figli, la moglie lo ha lasciato. Dopo questo primo matrimonio, l’incontro con un’altra donna, Frances, che gli ha dimostrato tenerezza lo ha conquistato. Così è andato a vivere con lei. Anche in questo caso non si può parlare di innamoramento, ma solo di un rapporto per reciproco senso di sicurezza. Robert, con a fianco Frances si sente più sicuro, Frances, spera di contrarre un buon matrimonio. Con lei Robert si è trasferito a Parigi ed è entrato nel giro degli amici di Jake. Il ruolo di questo personaggio nel romanzo è legato soprattutto al suo carattere, schivo, timido, poco disponibile alle aperture coraggiose. Gli amici da una parte lo accettano e non si nascondono di sopportarlo, dall’altra lo detestano e non sono rari i casi di accese discussioni. La sua timidezza e il suo solipsismo si complicano nel momento in cui conosce Brett e se ne innamora pazzamente. Brett se ne rende conto e verso di lui manifesta uno di quei suoi comportamenti che stanno fra la ninfomania e la compassione. Passa con lui una settimana a San Sebastiano, dove il rapporto per Cohn sembra preludere a una vita in comune, mentre per Brett è solo una breve e, alla fine, noiosa perentesi. La notizia comunque fa scalpore fra gli amici, non tanto per la notoria fame di uomini da cui Brett è affetta, quanto per la scelta giudicata abbastanza insolita per una donna col suo carattere, e soprattutto per il fatto che Robert non cesserà di far pesare sui rapporti d’amicizia questa sua passione.
Altri due amici ravvivano i rapporti di Jake con la città: uno è Mike, l’eterno fidanzato di Brett; l’altro è Bill Gorton, uno scrittore di buona fama, viaggiatore. Bill Raggiunge Jake a Parigi con l’obiettivo di fare un viaggio in Spagna: intendono andare a Pamplona, ma prima si impegneranno in una stagione di pesca alle trote nel torrente Irati a Burguete.
Al viaggio vogliono unirsi Mike e Brett e successivamente anche Robert. Mentre la coppia di fidanzati è molto bene accetta dai due amici, altrettanto non lo è la compagnia di Robert, che tutti capiscono che vuole unirsi al viaggio solo per star vicino a Brett. Infatti quando tutti e cinque si incontrano a Pamplona, dopo che Jake e Bill hanno trascorso la settimana a pescare, Mike non può fare a meno di insultare pesantemente Cohn, accusandolo di mancare di dignità a inseguire perennemente Brett che dimostra di non sopportarlo, e di non capire quanto la sua presenza sia sgradita. L’episodio provoca in Jake una riflessione sul suo rapporto con la donna e con l’amore che forse potrebbe essere una riflessione dello stesso scrittore sulla propria vita e forse una chiave di lettura del romanzo stesso.

«Le donne possono essere anche meravigliose. Ma prima di tutto, perché l’amicizia abbia una base, bisogna che di una donna tu sia innamorato. Io avevo Brett come amica. Non avevo mai pensato al suo punto di vista. Ottenevo qualcosa per niente. Ma questo ritardava soltanto la presentazione del conto. Il conto arrivava sempre. Era una delle cose meravigliose su cui potevi pensare.
Pensai di aver già pagato tutto. Non come paga e paga e paga una donna. Nessuna idea di giusta punizione o di castigo. Un mero scambio di valori. Tu davi qualcosa e ricevevi qualcos’altro. O lavoravi per qualcosa. In un modo o nell’altro pagavi per tutto quello che ti capitava di buono. Io avevo pagato la mia parte per un sufficiente numero di cose che mi piacevano, e di conseguenza me l’era passata bene. O pagavi imparando o con l’esperienza o correndo rischi o con i soldi. Godersi la vita significava imparare a spendere bene i propri soldi e sapere quando ci si era risusciti. Potevi sempre spendere bene i tuoi soldi. Il mondo era un buon posto per fare acquisti. Sembrava una bella filosofia. Fra cinque anni, pensai, sembrerà stupida come tutte le altre belle filosofie che ho avuto.
Ma forse non era vero. Forse man mano che andavi avanti, imparavi realmente qualcosa. Non m’importava che cosa fosse il mondo. Volevo soltanto sapere come viverci. Forse, se scoprivi come viverci, imparavi anche che cos’era.»

Comunque il gruppo alla fine rimane compatto per godere la vita nella settimana tanto attesa da tutti.
La settimana a Pamplona comincia con la visita al recinto dei tori due giorni prima dell’inizio vero e proprio della fiesta. Poi comincia la festa. «La fiesta esplose a mezzogiorno di domenica 6 luglio. Non c’è altro modo di descrivere ciò che avvenne». E la fiesta, che durerà una settimana, è una marea di gente che si riversa in strada: fuochi d’artificio che solcano il cielo, la grande processione di San Firmino, suonatori di tamburi e di pifferi che percorrono le strade, danzatori che li seguono e che roteano attorno, i bar traboccanti di folla, gente che canta, che beve il vino nei famosi otri, tutto ciò che può essere di più vitale, di più allegro, spensierato diventa la sostanza, la spina dorsale della fiesta. Poi finalmente i tori vengono liberati, percorrono le strade che portano all’arena, la gente fugge, li provoca, qualcuno con un panno qualsiasi imita il torero, qualcuno viene colpito dai corni, qualcuno viene calpestato.
Jake conosce uno dei toreri, un giovane di poco meno di venti anni, Pedro Romero, bellissimo e soprattutto molto elegante sia nel vestiario, sia nelle movenze mentre combatte il toro. Farà bella mostra di sé nelle corride dei primi giorni. Brett è straordinariamente colpita da quel ragazzo che riesce finalmente a conoscere. Fra i due nasce una corrente di attrazione. Cohn cerca ancora di interferire, creando una reazione ancora in Mike, che non solo è infastidito da lui, ma si sente anche molto geloso del giovane torero. Alla corrida Pedro Romero, nella tradizione classica, dedica a Brett il toro, e alla fine i due escono assieme. È l’inizio di una storia. L’atmosfera di conseguenza si fa sempre più tesa. Fra gli amici nascono discussioni. Cohn, gelosissimo di Brett, si lascia andare a scenate furiose, picchia duramente Jack che va a terra, e poi si reca all’albergo dove picchia duramente anche Pedro Romero; salvo poi pentirsi e piangere, chiedere perdono a Jack al torero e finalmente decidere di partire.
L’ultimo giorno ci sarà una corrida con i tre toreri più in auge del momento: sono Belmonte, Pedro Romero e Marcial. Gli ultimi capitoli della fiesta sono dedicati a questa corrida, che viene descritta in modo magistrale nei particolari. La figura di Pedro Romero è illuminata in modo particolare, con la descrizione della sua eleganza, del suo coraggio e della sua verità nell’affrontare il toro.
Alla fine della fiesta la compagnia si scioglie. Cohn se ne è andato noleggiando una macchina. Brett è col torero. Bill decide di tornare a Parigi per poi salpare per l’America, Mike si ferma a Saint-Jean-de-Luz e Jake decide di passare una settimana rilassante a San Sebastiano. Questi capitoli, dopo il fragore della fiesta, aprono un’atmosfera di tranquilla quotidianità. Ma un telegramma disperato da Madrid di Brett lo costringe a raggiungerla. Brett ha deciso di separarsi dal torero. Si è resa conto che la sua vicinanza avrebbe nuociuto al giovane, che aveva davanti una luminosa carriera. La differenza d’età sarebbe stata una grave fonte di difficoltà per lui e di sconcerto per lei. L’incontro con Jake riapre nella donna ricordi dolorosi, ma che la fanno ritornare alla vita. Nel taxi che li porta in giro per Madrid si tengono abbracciati. La felicità è tutta interiore. Le parole che si scambiano nell’ultima riga del romanzo non la denunciano se non nel sottointendimento. «Saremmo stati così bene insieme» gli dice lei. «Già. Non è bello pensarlo?» le risponde lui.

Il romanzo è straordinario. Alla base stanno le idee di Hemingway in merito alla costruzione di una storia: l’idea che lo scrittore deve creare gente viva e non personaggi, l’idea che la prosa è architettura e non arredamento; l’idea della differenza fra la descrizione giornalistica di un’emozione e la scoperta dei fatti che hanno prodotto l’emozione. Tutto questo dà al libro quel sapore di verità che si trasferisce nella mente del lettore come una forma di conoscenza. Mentre leggo il libro mi sento come uno degli amici di Jack, seduto al bar con lui, che ne ascolta le confidenze, che si pone le sue stesse domande, che cerca di ottenerne le risposte. E questo è ottenuto con un linguaggio diretto, con pochi aggettivi, con dialoghi brevi che vanno direttamente allo scopo, senza cercare di suscitare quell’emozione che sono invece i fatti a provocare. Questo è Hemingway che ci accompagna per le strade di Parigi, che ci immerge nella confusione della fiesta di Pamplona, ma mai da solo: sempre in compagnia di quella allegra, brillante, vera accozzaglia di amici che escono dal libro, ti circondano e ti fanno sentire uno di loro.

2 Commenti a “FIESTA – IL SOLE SORGERÀ ANCORA (The Sun Also Rises), di Ernest Hemingway, 1926”

  1. sillvia scrive:

    il romanzo si, è ambientato a Parigi ma in che anno??

  2. Rudy scrive:

    Non viene specificato. Ma c’è un indizio. Si parla della fiesta di Pamplona di domenica 6 luglio cui da Parigi si reca il gruppo di amici. La guerra è finita, quindi siamo dopo il 1918; il romanzo è stato pubblicato nel 1926. Quindi ci sono due anni compatibili con quella data: il 1919 e il 1924. Dalla descrizione, sarei più propenso a pensare che l’anno in cui si svolge il romanzo sia il 1919 (il nome dei toreri Belmonte e Marcial), le riflessioni sulla guerra terminata da poco etc.)

Scrivi un commento