I BUDDENBROOK, di Thomas Mann, 1901

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È il primo romanzo di Thomas Mann: la saga di una ricca famiglia di commercianti di Lubecca in un periodo che va dal 1835 al 1875. Sulla scena scorrono quattro generazioni: Il vecchio Johann Buddenbrook; suo figlio Johann junior, il console; il nipote Thomas, il senatore; e il piccolo Hanno, figlio di quest’ultimo. È opportuno dire subito che la famiglia protagonista del romanzo è il ritratto della famiglia di Mann. Questa identificazione, anche se è certa dal punto di vista storico, non sembra influenzare lo scorrere del romanzo, che dei personaggi, dell’ambiente e delle vicende fa una ricostruzione compiuta con uno sviluppo autonomo. Il romanzo, accolto con diffidenza alla sua uscita, ha acquistato via via sempre maggio popolarità, ponendosi come uno dei maggiori successi editoriali.

Nell’arco della struttura principale il romanzo descrive l’ascendere, lo svilupparsi e alla fine il decadere di una famiglia di ricchi e potenti commercianti, i Buddenbrook (premessa, sviluppo e conclusione). A suo interno si dipanano episodi e vicende minori, a loro volta racconti che si inseriscono e sorreggono l’arco principale. Ne esce così il ritratto di una famiglia che affronta i problemi, più o meno complessi, del vivere quotidiano in un ambiente un po’ particolare rispetto alle altre città della Germania; un ambiente nel quale la nobiltà nel senso tradizionale, quella che ancora nell’Ottocento nel resto della Germania, e altrove, è considerata la classe superiore, è di fatto esclusa, ed è sostituita da una classe sociale che appartiene al mondo del grande commercio. Rispetto alle altre professioni o attività essa si pone come la classe dominante, quella che detiene il potere. Questa sua caratteristica, ovvero il senso di austerità che coinvolge l’ambiente, finisce per influenzare il modo di vivere, e soprattutto lo sviluppo dei rapporti sociali, dove solo a pochi scapoli impenitenti, rigorosamente rinchiusi in un circolo, è consentito dedicarsi al gioco, al teatro, alle scorribande amorose e ad altre piacevolezze. Altrimenti, l’inquadramento famigliare, l’albero genealogico, le cariche ufficiali, il rispetto delle tradizioni, i matrimoni di interesse regolano la vita di questa classe dominante. E proprio problemi di questo genere sono la materia del racconto lungo il quale si svolge la saga della famiglia Buddenbrook.
Fra questi problemi ovviamente ci sono quelli sentimentali, i matrimoni più o meno fortunati, le necessità economiche, i problemi legati al commercio, le scelte delle amicizie, le feste per le diverse ricorrenze, i problemi dell’eredità, i problemi della fede religiosa, questi soprattutto in rapporto alle due forme di religione prevalenti, quella luterana, più diffusa e alla quale la famiglia è dedita da sempre in ordine con l’ambiente sociale cui appartiene, e quella cattolica che in un modo o nell’altro tende a invadere il campo. E poi i rapporti con le persone: per prima cosa i rapporti fra i componenti interni alla famiglia, dove accanto a personaggi che hanno a cuore la prosperità e il buon nome della famiglia e si dedicano a tempo pieno all’attività commerciale e accumulano titoli onorifici, come quello di console, o di potere, come quello di Senatore, vivono altri personaggi, con tendenze libertine, frequentatori di circoli di persone gaudenti, spesso addirittura scialacquatori di cospicue sostanze. Ma anche, in secondo luogo, i rapporti delle persone della famiglia con le persone delle altre famiglie, dove deve prevalere il senso dell’onore, il rispetto, l’orgoglio di appartenere a una borghesia potente e ricca, che guarda con disprezzo la piccola borghesia dei bottegai e degli artigiani, e che ignora del tutto la classe nobiliare.
Fra i vari personaggi un posto particolare occupano i capifamiglia delle varie generazioni. Il vecchio Johann, che appare solo all’inizio e ci si presenta come un uomo molto avanti negli anni, ma pieno di vitalità, consapevole di lasciare al primo dei figli un’azienda fertile e ricca. Poi il figlio maggiore, pure di nome Johann, console, sposatosi due volte. La prima moglie, della quale era innamoratissimo, muore ben presto senza lasciare figli. La seconda moglie, proveniente da una famiglia molto ricca, portatrice quindi di un’ingente dote, gli dà quattro figli: due maschi e due femmine. Il console Johann è una persona di grande serietà: Mann descrive bene il suo carattere e anche il suo aspetto che col carattere si integra perfettamente. Guida la famiglia con mano sicura, e fa in modo che la famiglia nella Lubecca bigotta e pettegola, sia quella più rispettata. Nel 1848, una sommossa popolare con il dichiarato obiettivo della rivoluzione, che aveva creato grandissimo timore fra la classe dei commercianti, viene almeno parzialmente domata dal comportamento sicuro e autorevole di Johann.
I suoi figli sono protagonisti di varie vicende che arricchiscono il romanzo di episodi. La figlia Toni o Antonie, in giovanissima età è costretta a interrompere un rapporto sentimentale non all’altezza della sua classe e dedicarsi invece a un matrimonio con una persona, Bendix Grünlich, giudicata idonea dai genitori, anche se da lei non gradita. In questo frangente si rivela il carattere della donna, capace di calpestare i propri sentimenti per obbedire all’impulso di contribuire al prestigio della famiglia. Questo impulso guiderà fino alla fine il suo modo di essere. In questa occasione, tuttavia, emerge un errore di giudizio (il primo?) che coinvolge la famiglia in una situazione imbarazzante. Il marito si rivela un truffatore. Ha sposato Toni solo nella speranza di poter ripianare ingenti debiti. Il divorzio, molto traumatico anche per la presenza di una figlia, Erika, diventa una conseguenza inevitabile, e Toni rientra a casa. Per evitare gli inevitabili spiacevoli pettegolezzi, la fanciulla, ancora giovane e piacente, contrae un nuovo matrimonio con un commerciante di Monaco, Alois Permander. Anche questo tuttavia si rivelerà una scelta infelice e culminerà in un nuovo divorzio. Le disavventure matrimoniali di Toni, con sua grande angoscia, pesano sulla famiglia, che tuttavia riesce a mantenere ancora alto il prestigio.
Thomas, il primo genito, eredita la serietà e le capacità commerciali del padre, e alla sua morte assume il comando della famiglia. Le situazioni, nel corso di una storia complessa come quella del XIX secolo, cambiano rapidamente. Thomas, altamente stimato nella società, acquisisce oltre al titolo di console, anche la qualifica di senatore. È protagonista di sontuose manifestazioni, come i festeggiamenti del centenario della ditta. Contrae matrimonio con una fanciulla olandese di grande famiglia, Gerda, amante della musica e provetta violinista, dalla quale ha un figlio, Hanno. Acquista una nuova grande casa che diventa il centro dell’attività commerciale e della vita famigliare. Ma alle grandi avventure, ben presto succedono anche le disavventure. Le guerre del ’66 contro gli austriaci, e quella del ’70 contro la Francia, anche se vinte per l’alleanza con la Prussia, mettono in difficoltà l’azienda a causa di fallimenti di ditte collegate. Colleghi commercianti provenienti da classi inferiori, da sempre guardati con disprezzo dall’alto al basso, emergono e acquisiscono forza e finiscono per dominare nella concorrenza. Il fratello di Thomas, Christian, si dimostra un personaggio inaffidabile, improduttivo, frequentatore del circolo di persone gaudenti, dedito al gioco e alle donne, e finisce per diventare lo zimbello della sua amante che lo fa rinchiudere in una clinica psichiatrica portandogli via tutti i soldi dell’eredità. Ma l’aspetto più grave, che preoccupa e deprime l’orgoglio di Thomas, è il carattere del figlio, Hanno, che invece di ereditare la forza del padre e dei vari antenati e di dimostrarsi ansioso di prendere il controllo dell’azienda, si dimostra un essere timido, pauroso di tutto, grande amante della musica, invogliato in questo dalla madre che gli fa studiare il pianoforte.
Tutti questi fattori, assieme ad altri minori, come una speculazione dalla dubbia moralità che finisce per rivelarsi una grande perdita; i sospetti sulla fedeltà della moglie che intrattiene rapporti musicali con un giovane ufficiale, giudicati da Thomas troppo frequenti; il matrimonio della più giovane sorella, Klara, con un ecclesiastico il quale, alla morte precoce della moglie, finisce per impadronirsi di una cospicua parte dell’eredità della madre; il matrimonio della figlia di Toni, Erika, con un funzionario statale che, accusato di truffa ai danni dello stato, sarà condannato alla galera; tutti questi fattori determinano una lenta decadenza della famiglia, costretta a vendere sottocosto le splendide case dalle quali ha dominato la società lubecchina.
In concomitanza con la decadenza della famiglia, anche Thomas si sente sempre più travolto da incapacità a ricuperare l’orgoglio perduto, e alla fine la morte improvvisa e poco spiegabile metterà fine ai suoi giorni, alla stessa orgogliosa famiglia e alla ditta. Anche il piccolo Hanno non farà a tempo a crescere e morirà per avere contratto il tifo. Degli altri componenti la famiglia, la vedova di Thomas, Gerda, tornerà ad Amsterdam, mentre Toni e la figlia Erika, si ritireranno un una piccola villetta.
La scrittura di Mann è intrigante e ricostruisce ambiente e personaggi con efficacia. Anzi, è possibile affermare che le descrizioni sono l’anima del romanzo. I fatti, gli episodi che costituiscono il nerbo del romanzo vivono anche delle singole descrizioni dell’aspetto, del modo di vestire, di parlare dei personaggi; delle descrizioni delle strade della città, delle case, dei grandi interni dove si svolge la vita familiare. Quello che risulta è una vero proprio quadro in movimento, e il lettore ripercorre il quadro vedendone, apprezzandone e scoprendone i particolari che, messi assieme dalle vicende, ne costituiscono l’aspetto unitario.

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