I RACCONTI DI CANTERBURY, PierPaolo Pasolini, 1972

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È il secondo film della Trilogia della vita di Pasolini. È tratto del libro I racconti di Canterbury di Geoffrey Chaucer. La struttura del film è molto simile a quella del Decameron. I racconti si susseguono l’un l‘altro, tutti portatori di un sano e gioioso erotismo; ovviamente, cambia l’ambientazione. Qui siamo in Inghilterra: un gruppo di persone si raccoglie in un villaggio; case di legno, strade in terra, venditori ambulanti, animali di cortile, giovani che fanno la lotta; un grande ambiente a colonne ospita i futuri pellegrini. Arriva anche Chaucer, interpretato dallo stesso Pasolini. L’oste, colui che gestisce il salone, dà il segnale della partenza. Si andrà tutti a Canterbury, ma per vincere la noia ognuno dei componenti dovrà raccontare una storia. L’oste, alla fine darà il premio alla più bella.
Le storie rappresentate nel film sono otto. Come per il Decameron, non è rispettato l’ordine in cui compaiono nel libro, ma seguono un ordine proprio.


La prima storia è quella del Ser Gennaro e Maggio, che nel libro ha come titolo Il racconto del mercante (Frammento IV). Ser Gennaro (Hugh Griffith), ricco e gaudente crapulone di una certa età ha deciso di sposarsi. È certo che solo nella famiglia, con la fedeltà reciproca degli sposi, possa esistere la vera felicità. Vuole una sposa giovane e bella. La trova nel borgo che circonda il suo castello. Durante il banchetto di nozze, la promessa sposa, Maggio o Maggiolina di nome, intravede fra la folla un bel giovane, lo scudiero Damiano, che la guarda con occhi rapiti. Quel giovane entrerà nel suo cuore. Ser Gennaro finalmente, dopo le danze e dopo la benedizione del letto, dà sfogo alla sua irruenza su Maggio. Ma Maggio non si turba. Pensa sempre al giovane. I due si scambiano messaggi appassionati e decidono di incontrarsi nel bellissimo giardino annesso al castello, del quale ser Gennaro è l’unico a possedere la chiave. Marito e moglie spesso si recano in quel giardino. Succede che un brutto giorno Ser Gennaro perda la vista. È l’occasione buona. Maggio fa entrare Damiano nel giardino. Il giovane si apposta su un albero di more, e Maggio, con l’aiuto del marito, che non può vedere, vi si arrampica e finalmente può dar sfogo alla propria passione. Ma Plutone, il dio degli inferi, sposo di Proserpina, vede la scena e decide di punire l’infedeltà della donna. Ser Gennaro riacquista improvvisamente la vista e vede l’adulterio. Ma Maggio, aiutata da Proserpina che si schiera dalla sua parte, ha prontamente gli argomenti necessari a calmare il vecchio, al quale fa credere che il miracolo della vista riacquistata, gli ha fatto vedere, a causa della sua inutile gelosia, cose inesistenti. I due coniugi così si rappacificano.

Il secondo racconto è quello del Diavolo e l’inquisitore. Nel libro Il Racconto del frate (Frammento III) Un inquisitore è alla ricerca di persone lussuriose da denunciare all’autorità ecclesiastica, in modo che vengano punite e messe al rogo. Naturalmente la denuncia viene strappata se il lussurioso colto in fragrante, gli versa una congrua cifra. Un diavolo (interpretato da Franco Citti) lo sorprende mentre trova due lussuriosi. Di questi, uno è ricco e si salva esborsando molti danari; il secondo, invece, essendo povero, viene e messo al rogo in una cerimonia pubblica sontuosamente allestita nel cortile della curia, alla presenza del vescovo e di tutte le autorità. L’inquisitore si appresta ad altre denunce, e il diavolo lo affianca. I due si giurano fedeltà assoluta: saranno fratelli. Fanno un patto: faranno le denunce e l’inquisitore si prenderà tutto, tranne quello che la vittima indicherà che venga dato al diavolo. Questo se lo prenderà lui. Ora è la volta di una vecchietta, che l’inquisitore accusa falsamente. Egli vuole dodici denari, che la vecchietta non ha. L’inquisitore la minaccia di portarla sotto processo, e la vecchietta gli risponde di andare al diavolo. Così il diavolo, secondo i patti, si impadronisce del corpo dell’inquisitore e lo porterà con sé all’inferno.

Il terzo racconto è quella di Perkins il festaiolo. Nel libro è il Racconto del cuoco (Frammento I) Nel libro il racconto è brevissimo. Perkins viene licenziato perché invece di lavorare gioca ai dadi, va alle feste. Pasolini ampia il racconto, approfittando della splendida interpretazione di Ninetto Davoli. Perkins, fannullone più volte licenziato, ne fa di tutti i colori: si mangia un biscotto dalle mani di una bambina; in fila per un piatto di minestra, cerca di imbrogliare; va a una festa di nozze, e fa la corte alla sposa. Naturalmente è costretto sempre a scappare, inseguito da poliziotti, o dalle persone che ha cercato di imbrogliare. A casa il padre è furibondo contro di lui per i suoi licenziamenti, mentre la madre lo protegge e lo incita a cercare un nuovo posto di lavoro, cosa che Perkins fa, ma ancora una volta si fa licenziare. Questa volta i trucchi non gli riescono e viene messo alla gogna. Ma neppure la gogna spegne la sua voglia di allegria, e camminando con mani e testa imprigionate, canta e ride come è suo costume.

Il quarto racconto racconta la storia di Nicola e Allison. Nel libro è il Racconto del mugnaio (Frammento I) Nicola è uno studente che ha affittato unna camera presso un falegname che ha una moglie giovane e bella, Allison. Inutile dire che Nicola si innamora della donna, che lo ricambia. Per riuscire a incontrare la donna, Nicola riferisce di avere avuto una visione terribile: il mondo sarà sepolta da un altro diluvio universale. Suggerisce quindi al falegname di procurarsi tre grandi tini dove i tre potranno galleggiare quando l’acqua avrà sommerso il mondo. I tre così vi entrano, e mentre il falegname si addormenta nell’attesa, Nicola e Allison corrono in camera da letto dove fanno l’amore. Ma nella strada c’è un altro giovane innamorato di Allison, Assalonne, che ogni notte canta serenate sotto la sua finestra. Anche in quella circostanza fa sentire la sua voce. Allison risponde alla sua richiesta di un bacio, facendogli una scorreggia sul muso. Assalonne si vendica bruciando con un ferro arroventato il cula di Nicola che, in preda a un bruciore terribile, scappa, gridando, in cerca di acqua. Il falegname viene svegliato dalle urla, crede che sia arrivato il diluvio, taglia la corda che tiene sospeso il tino e precipita a terra urtando la testa e perdendo i sensi.

Il quinto racconto è quello della donna di Bath. Nel film non viene riportato il racconto ma il prologo della Comare di Bath (Frammento III). La donna è interpretata da Laura Betti, che racconta di avere avuto 4 mariti. L’ultimo muore di esaurimento in seguito alle eccessive richieste della donna. Questa allora, prende di mira un giovane studente, Giannozzo (Tom Baker), e rimane abbagliata dal suo uccello, che vede dal buco della serratura. Gli fa la corte e lo costringe a sposarla durante una bella festa all’aria aperto, dove tutti giocano, ballano e mangiano. Ma Giannozzo non è così facilmente disponibile. Ha la passione dello studio, e mentre la donna nel letto aspetta di essere presa, lui si siede su una sedia e legge quello che i grandi scrittori del passato dicono delle donne troppo avide. La donna si infuria, lo picchia, gli brucia i libri. Lui la respinge facendola cadere. La donna sembra morta. Giannozzo le si avvicina preoccupato e pentito, cerca di rianimarla, fa per baciarla e questa gli addenta il naso.

Il sesto racconto è quello degli Studenti e il mugnaio. Nel libro è Il racconto del fattore (Frammento I). Due studenti decidono di recarsi al mulino per far macinare il grano della scuola. Sanno che il mugnaio è un ladro e ruba, per cui intendono stare attenti a non farsi fregare. Ma il mugnaio è furbo e si impegna a fregarli ugualmente: fa scappare il loro cavallo e sottrae farina dal loro sacco, sostituendola con crusca. I due studenti devono correre a cercare il loro cavallo, e lo trovano che è ormai notte. Chiedono allora ospitalità nella casa del mugnaio, che li accoglie. Durante la notte i due studenti, mentre il mugnaio russa, si fanno uno la figlia e l’altro la moglie. Al mattino, mentre il mugnaio, scoperto il fatto, sfoga la sua ira, i due fuggono, ricuperando anche la farina rubata.

Il settimo racconto è quello dei Tre amici e la “Morte”. Nel libro è il Racconto dell’Indulgenziere (Frammento VI). Il racconto inizia con le immagini di un bordello dove in diverse stanze, giovani si danno da fare con le puttane. Nella grande sala sottostante una folla allegra gioca, danza, mangia e si diverte in allegria. Nel frattempo, sulla strada si sente passare un carro che trasporta un giovane morto. Tre giovani suoi amici vengono a sapere che egli è stato ucciso da un personaggio chiamato Morte. I tre amici decidono di vendicarlo. Vagano per la campagna e incontrano un vecchio che li mette sull’avviso. Il personaggio che essi cercano si trova sotto una grande quercia ai margini del bosco. I giovani sotto la grande quercia trovano un ingente tesoro. Dimenticano l’amico e la vendetta. Porteranno a casa il tesoro. Lo faranno durante la notte, senza essere visti. Ma già l’imbroglio li strega. Due di loro decidono di uccidere il giovane inviato in città a raccogliere provviste, mentre a sua volta questi decide di avvelenare i due rimasti a guardia del tesoro. Il risultato sarà la morte di tutti e tre, proprio sotto la quercia indicata dal vecchio.

L’ottavo e ultimo racconto, quello del Frate avido coinvolge sia il prologo che il racconto del Cursore (Frammento III). Un frate questuante cerca di farsi dare molti soldi da un vecchio a letto malato. Il vecchio capisce l’avidità del frate e lo illude. Invita il frate a mettere la mano sotto il suo culo, dove – gli dice – troverà un tesoro nascosto, e quindi lascerà partire una sonora scoreggia. Il frate, irritato e deluso, a casa trova un angelo che lo conduce all’inferno per mostrargli cosa succede in quell’ambiente. All’inferno sembra che non ci siano frati. Possibile? Infatti i frati ci sono, e sono tantissimi, e sono alloggiati nel culo di satanasso, che, alzando la coda, li precipita fuori a migliaia con enormi scorregge.

Il film è molto bello. La musica di accompagnamento è fatta quasi tutta da canzonette in stile inglese, canate dai protagonisti, o da comparse che riempiono le scene. Gli ambienti sono quelli di villaggi inglesi, con case di legno, pareti a righe chiare e scure, tetti spioventi, passanti vestiti secondo lo stile medievale, spesso con colori accesi. Tutto crea un ambiente di grande e gioioso erotismo,
Il film ha vinto l’Orso d’oro per il miglior film al festival internazionale del cinema di Berlino nel 1972.

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