ASYLUM – Follia, di David McKenzie –2005

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Film tratto da un libro di Patrick Mc Grath che mi è stato ripetutamente consigliato, e che non ho letto. Il film narra di una passione violenta nata fra la moglie di un medico di un manicomio inglese, Stella, e un paziente, Charlie Raphael, uno scultore travolto dalla malattia. Il vero protagonista è comunque Peter, un collega del marito, animo meschino, che ha in “cura” Charlie, interpretato da Ian McKellen lo straordinario interprete shakespeariano.

La passione che travolge Charlie e Stella, viene conosciuta nell’ambiente e crea un grande scompiglio, soprattutto dopo che Charlie è riuscito ad evadere e di questo viene considerata responsabile la donna.
Ma Stella non demorde, e abbandona marito e figlio per andare a vivere in un luogo squallidissimo, rifugio di Charlie. La passione violenta, soprattutto da parte di lui, non tarda a manifestarsi con scenate di gelosia durante le quali percuote selvaggiamente la donna, che ne rimane terrorizzata (l’uomo era in manicomio per avere seviziato e ucciso la moglie, sempre per crisi di gelosia).
Peter, segue con una sorta di cinismo le vicende di questa passione. Fa carriera ai danni del marito di Stella, coinvolto suo malgrado dal rumore della vicenda, è impotentemente innamorato della donna, la rintraccia, cerca di strapparle il luogo del nascondiglio di Charlie, ovviamente senza successo.
Il marito, licenziato dal manicomio, trova un posto nel Galles, dove si trasferisce dopo avere perdonato la moglie che, dopo la brutale aggressione di Charlie, sembra riprendere interesse per la famiglia e soprattutto per il figlio.
Con un trucco Charlie riesce a sapere dove Stella vive col marito, e si ripresenta a lei riaccendendone la passione. Ma questa volta l’incontro sarà brevissimo. Le indagini di Peter metteranno fine alla vicenda con la cattura di Charlie.
Stella ne rimarrà sconvolta. Il suo interesse per la famiglia verrà nuovamente travolto dal rivivere della passione e dalla lacerazione indotta dall’imprigionamento di Charlie. Assisterà inerte alla morte del figlio per un incidente che avrebbe potuto prevenire. Viene giudicata pazza e quindi ricoverata nello stesso manicomio che ha visto nascere la tragica passione e dove è ricoverato ancora Charlie.
In lei nasce la speranza di poterlo rivedere, e per questo asseconda le viscide profferte matrimoniali di Peter, Ma ancora una volta Stella rimarrà delusa. La possibilità di rivedere l’uomo, in un primo tempo promessale da Peter si rivelerà un’amara beffa. Stella si toglierà così la vita buttandosi dal tetto dell’edificio, mentre la follia di Charlie sprofonderà definitivamente.
Il film è angosciante. Sa far rivivere nello spettatore la passione che annulla ogni altro sentimento, ogni considerazione logica, ogni barlume di razionalità. L’ambiente è claustrofobico, non tanto e non solo per il luogo dove in gran parte si svolge la vicenda, un manicomio prima, lo squallido rifugio di Charlie dopo. Ma la claustrofobia va oltre l’ambiente ed è rappresentata soprattutto dall’ambiente interiore, potentemente richiuso all’interno delle mura della passione. La scena drammatica della cattura di Charlie mentre sta per verificarsi l’incontro della rinnovata passione, in un una landa desolata del Galles, ha al centro uno strano edificio squallidamente diroccato, le cui finestre sembrano vuote occhiaie che si aprono su un mondo che non ha più nulla. Sono un richiamo grottesco agli occhi della donna mentre assiste inerte alla morte del figlio, o mentre, nell’ultima scena, si dirige come un automa sul tetto dell’edificio per fare il salto nel vuoto.
La regia sa coinvolgere fino alla fine lo spettatore. Bel film, ma molto, forse troppo angosciante.

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