LA STAGIONE ALLA SCALA 2009-2010

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 Titolo dell’Opera

Direttore d’orchestra

Regista

Interpreti

Allestimento

Carmen

Daniel Barenboim

Emma Dante

Jonal Kaufman, Erwein Schrott, Anita Rachvelishvili, Adriana Damato

Nuovo allestimento

Rigoletto

James Conlon

Gilbert Deflo

Leo Nucci, Stefano Secco, Jessica Pratt, Maria Pentcheva

Vecchio allestimento scaligero

Don Giovanni

Luis Langée

Peter Mussbach

Erwein Schrott, Carmela Remigio, Emmas Bell, Juan Francisco Gatell Veronica Cangemi, Alez Esposito, Mirco Palazzi

Vecchio allestimento scaligero

Da una casa di morti

Esa-Pekka Salonen

Patrick Chéreau

Wlliard White, Eric Stoklossa, etc.

in coproduzione

Tannhäuser

Zubin Mehta

La Fura del Baus

Robert Dean Smith, Anja Harteros, Julia Gertseva, Roman Treckel, Georg Zeppenfeld

Nuovo allestimento

Lulu

Daniele Gatti

Peter Stein

Laura Aikin, Natascha Petrinsky

Stephen West, Thomas Piffka, Franz Masura

in coproduzione

Simon Boccanegra

Daniel Bartenboim

Federico Tiezzi

Placido Domingo, Ferruccio Furlanetto, Anja Harteros, Fabio Sartori

in coproduzione

Das Rheingold

Daniel Bartenboim

Guy Cassiers

René Pape, Stephan Ruegamer, Johannes Martin Kraenzie, Wolfgang Ablinger Sperrack, Anna Samuil

in coproduzione

Faust

Stéphane Denève

Eimuntas Nekrosius

Marcello Giordani, Roberto Scandiuzzi, Irina Lungu

in coproduzione

Il barbiere di Siviglia

Jean-Christophe Spinosi

Jean Pierre Ponnelle

Juan Diego Florez, Joyce DiDonato, Franco Vassallo, Alessandro Corbelli

Vecchio allestimento scaligero

L’occasione fa il ladro

Daniele Rustioni

Jean Pierre Ponnelle

 

Vecchio allestimento scaligero

L’elisir d’amore

Donato Renzetti

Laurent Pelly

Nino Machaidze, Rolando Villazon, Gabriele Viviani, Ambrogio Maestri

In coproduzione

La dichiarazione, riportata dai giornali, di Lissner, alla presentazione della stagione scaligera 2009-2010, è che questa stagione è «quella più vicina alla mia idea della Scala, un punto d’arrivo che apre una seconda fase del nostro percorso». Non l’ho ben capita. E soprattutto non ho capito a che cosa, questa stagione, si avvicini di più.

Non saprei dire quale potrebbe essere la funzione attuale della Scala. Se nel passato è stata uno dei teatri di punta nella produzione dell’opera lirica italiana, con le sue produzioni di Rossini, Donizetti, Bellini, Verdi, Puccini, il verismo post-pucciniano, etc. oggi direi che tale ruolo non è più attuale. L’affermazione che la Scala dovrebbe aprirsi al futuro senza trascurare il suo passato, è riassunta nella citazione che sempre Lissner ha fatto di Verdi: «Scriveva: torniamo all’antico, sarà un progresso». La Scala ha una tradizione come teatro capace di offrire rappresentazioni di elevata qualità e nello stesso tempo ha la possibilità di offrire al pubblico la scoperta di nuove opere o opere antiche ma erroneamente trascurate. Insomma oggi il suo ruolo dovrebbe essere soprattutto quello di un grande teatro europeo, capace di essere un punto di riferimento nelle produzioni e nelle realizzazioni.

La stagione del 2009-2010 presenta alcuni aspetti che mi paiono altamente positivi accanto ad aspetti meno convincenti.

Sui titoli.

Accanto a titoli di grande interesse, penso a Da una casa di morti che completa la rappresentazione delle ultime, splendide opere di Janacek, penso a Lulu, opera straordinaria e ancora attualissima del grande Berg, penso al progetto della rappresentazione del Ring di Wagner, che inizia quest’anno con Das Rheingold, vi sono titoli un po’ meno convincenti. Ad esempio, la Carmen: si tratta dell’opera più rappresentata in assoluto nel mondo. Riproporla in apertura di stagione non mi sembra un segnale forte, a meno che non si pensi ad una messa in scena e una rappresentazione eccezionale dal punto di vista della qualità e di grande novità per quanto concerne l’interpretazione. Il direttore sarà Barenboim, e certamente questo è un un punto di forza. Interrogativi da sciogliere sono invece la regia, questa Emma Dante, e la protagonista, Anita Rachvelishvili. Se ne parla molto bene, ma offriranno quel salto di qualità che, secondo me, giustifica la rappresentazione in apertura di stagione di un’opera così inflazionata?

Quelli che invece, secondo me, ancora latitano, sono titoli di musica novecentesca. Per esempio, mi sembra che sarebbe interessante, dopo il Sogno di una notte di mezza estate, proseguire nella realizzazione di opere di Britten (Da Billy Bud a The Rape of Lucretia, a The Turn of the Screw, etc.); oppure offrire qualche opera di John Adams (Nixon in China, ad esempio), o di Adès, o anche l’opera di Kaija Saariaho, L’amour de loin, che sembra trovare apprezzamenti un po’ dovunque sia stata rappresentata. E inoltre proseguire con le commissioni d’opera presso compositori contemporanei. Forse si tratta di problemi di bilancio.

Un altro settore che credo che sia giusto che La Scala esplori, se vogliamo valorizzare la musica italiana, potrebbe essere, come è stato fatto nella stagione in corso con l’opera l’Assassinio nella cattedrale di Ildebrando Pizzetti, la riproposta di lavori della generazione dell’Ottanta: ad esempio Gian Francesco Malipiero, oppure Ottorino Respighi. In conclusione, la stagione entrante mi sembra ancora un po’ troppo aggrappata ai titoli “sicuri”: due opere di Verdi, due opere di Rossini e due opere di Wagner in una sola stagione mi sembrano un po’ eccessivi.

Sugli interpreti.

Qui il discorso si fa più libero: la stagione propone direttori di fama internazionale, oppure direttori nuovi, nel senso che alla Scala non hanno mai diretto, uscendo un po’ dalla logica del passato che si basava solo sulla rotazione di alcuni nomi, anche se certamente di prestigio.

Anche nelle messe in scena vi sono alcune novità di notevole interesse, almeno per me: fra tutte, la Fura del Baus, cui è stata affidata la messa in scena del Tannhäuser; Eimuntas Nekrosius, regista che ha ottenuto un successo enorme con la sua messa in scena del Macbeth a Firenze nel 2002, cui è stata affidata la regia del Faust di Charles Gounod; Patrick Chéreau in Da una casa di morti, trasmessa oltretutto dalla TV, in occasione della realizzazione dell’opera al Festiva di Aix-en-Provence nel 2007 diretta da Pierre Boulez.

Di grande interesse è anche la regia del prologo della Tetralogia wagneriana. Vedremo cosa ne sortirà sotto la direzione di Barenboim. Come è noto, i due precedenti tentativi di rappresentarla alla Scala, sia pure distribuita in quattro diverse stagioni, ha incontrato grandi difficoltà: il primo è stato nel 1973 il tentativo di Sawallisch con la regia di Ronconi, interrotto dopo la rappresentazione della Walkiria per dissensi fra direttore e regista. Il secondo è stato il tentativo di Muti iniziato con la rappresentazione della Walkiria nel 1994, e realizzato solo in parte, proprio per le difficoltà della messa in scena: la realizzazione era stata affidata a André Engel come regista e a Nicky Rieti come scenografo, che furono criticatissimi, e che non riuscirono a realizzare Das Rheingold per insufficienze del palcoscenico. Per questi motivi l’ultima giornata, il Götterdämmerung, nel 1988, venne affidata a Yannis Kokkos. Ora vedremo se il progetto, sotto la direzione di Barenboim potrà andare in porto senza inciampi.

Per quanto riguarda i cantanti, mi sembra che le scelte non offrano novità di rilievo. Rivedremo Juan Diego Florez nel Barbiere di Siviglia, e i grandi vecchi: Leo Nucci nel Rigoletto e Placido Domingo nel Simon Boccanegra, al quale sarà dedicata una serata di gala. Notevole interesse secondo me desta la presenza della Laura Aikin nella Lulu. Ho visto una sua splendida interpretazione del personaggio berghiano nella rappresentazione zurighese del 2002 diretta da Franz Welser-Möst con la regia di Sven Eric Bechtolf. In quella occasione venne rappresentata l’opera limitatamente ai primi due atti. Anche se non specificamente affermato sul sito scaligero, mi sembra di capire che, comunque, questa rappresentazione prevederà l’esecuzione dell’opera in tre atti. Non c’è traccia invece di presenza di star canore che si sono affermate in questi ultimi anni, come la Netrebko, etc., mentre Rolando Villazon sarà presente a fine staglione nell’Elisir d’Amore.

In sostanza potrei dire che la stagione si presenta con punte di interesse, anche se mio avviso manca quel colpo d’ala che potrebbe riportare La Scala fra i principali teatri europei e mondiali.

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