1984, di George Orwell

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Occasione di leggere il romanzo di Orwell è la prossima rappresentazione alla Scala dell’opera di Lorin Maazel, dal titolo appunto, 1984.
Orwell scrive il romanzo nel 1947, alla fine di una devastante guerra mondiale in un’Europa che egli ha (e tutti noi abbiamo) visto percorsa da regimi totalitari e oppressivi come il nazismo e vari fascismi, e, dalla parte dei vincitori, regimi altrettanto tirannici come i diversi stati comunisti. E immagina una evoluzione della storia che, attraverso una serie di conflitti distruttivi, in cui viene usata anche la bomba atomica, approda, come conclusione di rivoluzioni ispirate all’egualitarismo socialista, a un regime mostruoso, fortemente gerarchizzato, caratterizzato da una stratificazione sociale rigida e irreversibile, e dalla totale assenza della libertà.

La struttura coinvolgente e dominante la società è il Partito, che ha come base ideologica il Socing (contrazione nella nuova lingua dell’espressione “Socialismo inglese”): una struttura-istituzione sulla cui natura nessuno sa nulla di preciso. Si sa però che esercita un potere assoluto e che alla sua testa domina una figura (un personaggio reale?) cui viene attribuito il nome di Grande Fratello. La sua effige è riprodotta ovunque e veicola, assieme a un terrificante messaggio: “Il Grande fratello ti guarda”, gli slogan sui quali si basa l’ideologia del Partito e quindi la società:
La guerra è pace
La libertà è schiavitù
L’ignoranza è forza
Le stratificazioni sociali si dispiegano in rapporto al Partito: gli alti, quelli che nelle società tradizionali erano rappresentati dalla nobiltà, o dalla classe politico-imprenditoriale dominante, in numero ristretto, sono i membri del Partito Interno. Vestono una tuta nera e raramente compaiono in mezzo alla gente qualunque. Si potrebbero definire i dirigenti veri e propri, quelli che assumono le decisioni. I medi, (quelli che nelle società tradizionali sono, appunto, i ceti medi: commercianti, artigiani, professionisti, ecc.) in numero un po’ più grande, sono i membri del partito esterno. Vestono una tuta blu e sono gli esecutori materiali degli ordini che provengono dal partito. Lo strato basso (gli operai e i contadini, o anche il sottoproletariato delle società tradizionali) è costituito dai prolet, persone miserande, prive di ogni diritto, impegnate quotidianamente a procurarsi di che sopravvivere. Essi sono la grandissima maggioranza della popolazione, fino all’80% e non appartengono al partito. Diciamo che sono una specie di zavorra sociale di cui il partito sostanzialmente non si occupa, ridotta ad una condizione tale da rendere impossibile non solo la comparsa di tensioni rivoluzionarie, ma anche le più semplici velleità di ribellione.
Non si può non notare la feroce ironia nella contrapposizione fra i due termini (ovviamente deformati) che hanno dominato la prima metà del secolo XX: socialismo e proletariato.

Come funzioni questa struttura societaria e come sia riuscita a raggiungere l’immobilismo che la rende refrattaria ad ogni cambiamento, democratico o violento che sia, del sistema di potere, lo apprendiamo seguendo le vicende del protagonista della storia, Winston Smith.
Winston è un membro del partito esterno e lavora al ministero della Verità. Alla guida del paese vi sono altri tre ministeri: il ministero della Pace, il ministero dell’Abbondanza, e il ministero dell’Amore.
Come apparirà chiaro fin dalle prime vicende, le parole in questo tipo di società hanno un significato fluttuante. Anzi il significato delle parole tende a restringersi sempre più, ad escludere sfumature di pensiero, di sentimento, di logica o di razionalità che potrebbero stimolare nelle persone l’istinto a riflettere. Il membro di partito non deve pensare individualmente, ma il suo pensiero, le sue convinzioni, la sua verità deve essere sempre e solo espressione del pensiero collettivo, cioè del Partito, quale viene costantemente espresso attraverso i sistemi di comunicazione.
La lingua stessa viene sottoposta ad un trattamento di semplificazione e omologazione, con drastica diminuzione del numero dei vocaboli utilizzati, semplificazione dei concetti da esprimere, ma fluttuazione del significato dei termini in funzione delle circostanze, in modo che lo stesso termine possa significare un concetto o il suo contrario a seconda delle direttive del partito. Questa instabilità, fatta passare come apparente stabilità, in neolingua è espressa da un termine fondamentale: il bipensiero. Il bipensiero è il modo con il quale gli uomini del partito devono interpretare le direttive, e utilizzare il significato dei vari termini.

Winston, si è detto, lavora al ministero della Verità. Il suo compito è quello di sfogliare numeri vecchi del quotidiano d’informazione, il Times, e di riscrivere articoli che lo stato attuale del potere giudica contradditori nel merito della politica in atto; per esempio una previsione economica sbagliata, o un affermazione che si è rivelata non corretta, o il riferimento positivo a una persona successivamente condannata per crimini contro il partito, non possono restare negli archivi come prove di errori commessi dal potere. Il potere non può commettere errori, quindi questi articoli vanno distrutti e sostituiti con altri articoli che dimostrano invece che il potere non sbaglia mai. Questa logica viene applicata in modo puntiglioso e investe anche un passato remoto. Il risultato è una vera e propria riscrittura della storia che dimostra alla fine che al tipo di società in atto non solo non esiste alternativa, ma non ne sono mai esistite neppure nel passato.
Winston fa il suo lavoro con diligenza. Riceve dagli archivi l’articolo sbagliato, e rimanda agli archivi l’articolo corretto. L’articolo sbagliato cessa semplicemente di esistere. Da notare che questo è uno dei compiti fondamentali del ministero della Verità, e qui l’uso del termine Verità esprime compiutamente il bipensiero. La verità è quella depositata negli archivi in quel dato momento. A seconda delle circostanze può essere modificata, ma sempre Verità è, anche se per ottenerla occorre ricorrere alla modifica della verità precedente, e quindi fare un’operazione che è l’esatto contrario della Verità.
Il bipensiero è alla base anche degli altri ministeri dell’amministrazione dello Stato.

Il ministero della Pace. All’evoluzione sociale che ha portato all’affermarsi di una società fortemente gerarchizzata, immobilistica, governata dal Partito, corrisponde anche una evoluzione nelle geografia politica, che ha portato al consolidarsi di tre Stati sovrani nati dalla fusione dei più piccoli e disaggregati Stati esistenti alla fine della Seconda guerra mondiale: l’Oceania, che è lo stato dove vive Winston, e che è costituito dall’Inghilterra e dall’America; l’Eurasia, che comprende tutta la Russia europea e asiatica e gli altri stati dell’Europa; l’Estasia, che comprende gli stati dell’estremo oriente, fino all’India e al medio oriente).
I tre stati sono in stato di guerra permanente, cambiando periodicamente l’alleato e il nemico da combattere. Lo stato di guerra permanente è di fatto la condizione che preserva la pace, nel senso (comune a tutte le società) che un pericolo esterno contribuisce a compattare la società interna, e quindi a garantire la Pace entro i confini. Si scopre infatti che la guerra è costituita soprattutto da scaramucce di confine; che i confini fra i tre grandi stati sono indistinti; che le azioni militari sono solo raccontate, spesso con toni trionfalistici per grandi vittorie riportate, ma non esiste alcuna documentazione di ciò che realmente avviene in ambito militare.
Tutto è indistinto e mutevole da un giorno all’altro, e il termine Pace e Guerra formano una dicotomia portante del bipensiero, che viene categoricamente espressa nel primo slogan alla base dell’ideologia del Socing: La guerra è pace.

Analogo bipensiero si riscontra nella gestione del ministero dell’Abbondanza. La situazione economica dell’Oceania (ma verosimilmente anche negli altri due stati) è grave. La produzione viene spinta all’eccesso affinché il prodotto possa essere distrutto (in parte questa è anche la funzione della guerra permanente). La popolazione non gode di abbondanza, anzi: il vitto è razionato, i generi di conforto sono rari e scadenti, e spesso avvengono riduzioni della merce disponibile, in contrasto con i trionfalistici comunicati, ad esempio, di un aumento oltre le previsioni della produzione di stringhe da scarpe o di altri generi di assoluta inutilità.

La situazione più terrificante è rappresentata dal Ministero dell’Amore. Si tratta del luogo dove vengono portate le persone arrestate per essere interrogate, ed è a tutti noto che gli interrogatori vengono effettuati mediante feroci torture sia di natura fisica, che di natura psicologica.

Il romanzo è strutturato in tre parti. Nella prima parte Winston, apparentemente ligio al proprio dovere, si rivela invece essere un persona inquieta. Avverte la mancanza di libertà. Soprattutto, lavorando là dove si falsifica la storia, vorrebbe cercare di capire come era la società nel passato, e stenta a credere che la società sia sempre stata quella in cui è costretto a vivere, nel più assoluto immobilismo. E allora prova a fare una delle cose più vietate dal partito: scrivere su un quaderno i propri pensieri. Il reato è gravissimo, ed espone al pericolo di essere intercettati dalla psicopolizia, la polizia più temibile poiché è quella che deve controllare il modo di pensare dei membri del partito, pronta ad intervenire ad arrestare e se è il caso ad eliminare coloro che tendono a svincolarsi dall’uniformità dei pensieri e dei sentimenti.
Ma Winston, per quanto timoroso, è troppo attratto dalla sua avventura per desistere. Già per la psicopolizia è reato non solo scrivere i propri pensieri, ma anche solo averne l’intenzione. Molte persone vengono scovate ree di tali reati, arrestate, portate al Ministero dell’Amore, e poi fatte sparire. La sparizione non è solo fisica, ma viene distrutto tutto ciò che riguarda la loro storia personale, la loro attività: tutto ciò che potrebbe essere una prova, anche minima della loro esistenza. Come si dice, queste persone vengono vaporizzate.
Winston, per scrivere i propri pensieri nel chiuso della sua stanza, deve trovare il modo di sfuggire ad un infernale strumento di cui ogni ambente, ogni luogo frequentato, privato o pubblico che sia, è dotato: un teleschermo. Questo è lo strumento di comunicazione del partito con ogni singolo individuo. Il teleschermo trasmette notizie, ordini, avvertimenti, insomma tutto, ma funziona anche il senso inverso: il teleschermo riceve le immagini della persona che lo guarda, registra le parole che pronuncia, e quindi si comporta come un sorvegliante sempre acceso e sempre attivo. Infatti non è possibile spegnerlo.
Comunque Winston riesce a compiere i primi passi di un strada che, nelle sue intenzioni, dovrebbe portarlo a scoprire la verità e forse a scuotere l’immobilismo della società nella quale si sente soffocare.
Al ministero della Verità, come in tutti gli uffici pubblici vengono celebrati dei riti per mantenere alta l’adesione ai principi del Partito. Uno di questi è costituito dai “Due minuti di odio” durante i quali viene mostrata l’immagine di un personaggio abbietto (il suo nome è Goldstein, non a caso un ebreo) che si permetterebbe di minare attraverso una lotta subdola e reclutando traditori privi di scrupoli, la stabilità della società. Viene presentato come il “nemico” per antonomasia, e contro di lui viene scatenato l’odio. In un una di queste occasioni Winston individua due persone, che assumeranno un fondamentale importanza nel resto della sua vita.
Una di esse è Julia, una ragazza che all’apparenza sembra essere la più integrata e la più omologata. Ma in realtà si scoprirà essere una ribelle nel profondo e si manifesterà a Winston confessandogli il suo amore. L’altra persona, O’Brien, è un membro del partito interno, con la sua tuta nera, uomo dal fare rude e sbrigativo, ma che in un istante, che apre Winston a speranze indicibili, scambia con lui un fugacissimo sguardo interpretato come uno sguardo di intelligenza, o se vogliamo di reciproco riconoscimento se non di complicità.
La seconda parte del libro è tutta dedicata al tormentatissimo amore fra Winston e Julia. L’amore fra i due è vietato dalle leggi del Partito, che considera l’accoppiamento solo in funzione procreativa, ed esclude il sentimento come una pericolosa eresia. Essi, con grande difficoltà, cercano luoghi dove si possano impunemente incontrare, finché riescono a trovare un rifugio stabile in una vecchia camera rimediata nel sottomondo dei prolet. La vita in comune accresce il loro coraggio; e lo spirito di ribellione, già messo in opera nei loro incontri clandestini, trova un motivo di consolidamento nel corso di un incontro proprio con O’Brien, che si manifesta loro come un emissario di Goldstein, e che li recluta nell’organizzazione cospirativa clandestina.
La terza parte del romanzo si apre con un crudele colpo di scena. La vita clandestina dei due, le loro velleità di ribellione sono ben note fin dall’inizio alla psicopolizia, e O’Brien, ben lungi dall’essere un rivoluzionario clandestino, si rivela essere colui che prenderà in mano le miserevoli sorti di Winston, arrestato e rinchiuso nel ministero dell’Amore.
Winston viene giudicato affetto da una malattia gravissima: quella di avere pensieri, giudizi, sentimenti propri, indipendenti o addirittura contrastanti con quelli del Partito. O’Brien ha il compito di curarlo e lo fa attraverso una serie di procedimenti di tortura che alternano dolore fisico a pressioni di natura psicologica. In questa terza parte il romanzo ci fa seguire tutti i diversi cedimenti della personalità di Winston, costretto via via alla ricerca di un’omologazione, raggiunta la quale potrà essere dichiarato guarito. E tutte le barriere che una persona umana erige a difesa della propria individualità cadranno ad una ad una, fino all’annientamento dell’ultima risorsa, quella più resistente, l’amore di Winston per Julia.
La conclusione ci mostra un Winston liberato. Ma ora non è più il Winston che abbiamo conosciuto nel corso del romanzo: pauroso, timido, ma uomo con i suoi sentimenti, la sua curiosità, la sua volontà. Ora Winston è solo una larva, priva di sentimenti, di capacità di giudizio. Ha più soldi di prima e il lavoro è meno gravoso; è il premio per la guarigione; ma accanto al premio c’è il costo: la rinunzia, ovvero l’impossibilità di essere se stesso. E questo si manifesta in modo drammatico nell’ultimo incontro con Julia. Anche Julia ha subito lo stesso trattamento. Anche Julia è stata liberata guarita. I due si riconoscono fisicamente, ma fra di loro quel contatto che aveva dato loro l’illusione di vivere è definitivamente spento. Tutto si è vaporizzato. La società può proseguire nel suo assoluto immobilismo come sempre, ignorando l’esistenza di due persone che per un attimo avevano avuto l’illusione di poterla cambiare.
Il romanzo ha una struttura efficacissima; è scritto in modo incalzante, riesce ad interessare il lettore intrecciando in modo sapiente le vicende umane del protagonista con la descrizione di una realtà sociale animata da una logica difficile da capire, ma efficacissima nella rappresentazione di un potere assoluto, che non si limita al controllo delle azioni ma si estende al controllo dei pensieri e dei sentimenti.
Di particolare interesse è l’aspetto linguistico, non completamente percepibile nella traduzione: tutti gli accenni alla neolingua, ai termini composti da frammenti di parole dell’archeolingua, che assumono significati semplificati ma fluttuanti, nella traduzione perdono della incisività che i termini originali in lingua inglese riescono ad esprimere. Comunque il discorso è chiaro e convincente.

Inoltre il romanzo sconvolge per i suoi contenuti profetici.
Al di là di quella che è la struttura della società, ovviamente fantasticamente costruita, si possono evincere una serie di aspetti che riguardano la conservazione del potere, le logiche di governo, i rapporti fra gli strati sociali che, fatte salve le differenze ambientali, si possono riscontrare anche nelle società del XXI secolo.
Uno di questi, forse il più importante, soprattutto in Italia, è l’informazione e il suo rapporto con il potere. Non si può ad esempio non notare, ad esempio la coincidenza fra il teleschermo del romanzo e la televisione e il suo ruolo nella società. Non si tratta solo, attraverso questo mezzo, di veicolare informazioni, ma anche di influenzare il modo di pensare, il livello culturale dei telespettatori attraverso programmi di intrattenimento che appiattiscono le sensibilità, riducono i campi delle possibili riflessioni, tengono lontano dai luoghi, come i teatri, le conferenze, dove la gente si riunisce e può socializzare e comunicare le proprie riflessioni.
E si possono osservare anche veri e propri tentativi di riscrivere la storia in funzione di una malintesa pacificazione: per esempio trasformare la resistenza da guerra di liberazione in guerra civile; la trasformazione di latitanti condannati in via definitiva in esuli; di persone prescritte (quindi colpevoli) in innocenti; di mafiosi assassini in eroi. E questo tentativo di riscrivere la storia non viene neppure sottaciuto per esempio da personalità come Dell’Utri appartenenti allo schieramento berlusconiano e condannati in primo grado per associazione mafiosa.
L’uso dell’informazione può influenzare il modo di pensare e di sentire della gente: un esempio recente è dato ad esempio dall’enfasi data al rischio rappresentato dalla malavita spicciola di extracomunitari e del silenzio invece della ben più grave fonte di malavita tipicamente italiana rappresentata da Mafia, Camorra, ‘Ndrangheta. Naturalmente lo scopo di queste deformazioni è evidentemente quello di convogliare il senso di insicurezza della gente contro l’immigrazione, ignorando e lasciando vivere indisturbata la vera malavita, quella che influisce negativamente addirittura sull’economia nazionale.
Forme di bipensiero nell’utilizzo delle parole. Si pensi all’uso della parola libertà fatto da Berlusconi e accoliti: Popolo della Libertà, Televisione della libertà, Circoli della libertà, come se in Italia esistesse un problema di libertà da difendere contro altre formazioni politiche. Quello che sfugge è il vero significato della parola libertà in queste espressioni.
Anche il Goldstein, il nemico numero uno dello stato di Oceania che serve a compattare la gente veicolandone le tensioni e le frustrazioni in direzioni controllate, ha un corrispettivo nella nostra società: il nome è ben noto, è quello di Osama bin Laden, e il pericolo che rappresenta è il terrorismo. La lotta al terrorismo è la mobilitazione ormai permanente delle nostre società, e garantisce una compattazione capace di isolare ogni forma di buon senso e di analisi approfondita. E, proprio per la sua dimostrata efficacia, la lotta la terrorismo si dilata in modo da comprendere situazioni che col terrorismo vero non hanno nulla a che fare, ma che è utile, economicamente e dal punto di vista del potere che possano esserne equiparate.
Infine la guerra. Mai come in questa società la guerra e la pace sono termini equivalenti, se non coincidenti. I soldati italiani sono andati, ovviamente armati, in missione di pace in Iraq, in Afganistan, in Kossovo, ecc. dove muoiono in continuazione civili, militari italiani e di altri paesi. Trionfo del bipensiero e dello slogan del Socing: La guerra è pace.
Ma di che guerra si tratta? Anche qui, come nello stato di Oceania, della guerra si sente parlare, i TG sono ripieni di notizie e informazioni, ma di questa guerra non si sa nulla se non qualche immagine di lampi ed esplosioni in una notte in cui ogni panorama è indistinto.

In conclusione, leggere il libro, entrare nella logica di una società oppressiva, straniante, sembra rassicurarci. Il 1984 è passato, la storia procede, e gli esisti ipotizzati nel 1947 da Orwell non si sono affatto realizzati, anzi, viviamo in una società in cui possiamo godere della libertà, forse di una libertà mai raggiunta nella storia dell’umanità. Ma quei segnali che abbiamo visto?

1 Commento a “1984, di George Orwell”

  1. ascehossy scrive:

    Good text.., man

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