Legalizzazione delle coppie di fatto e documento CEI

Non volevo scrivere nulla su questo argomento per diversi motivi:
uno si riferisce al fatto che ho in mente di scrivere qualche cosa sul libro di Veronesi Occhio per occhio, che mi ha particolarmente colpito per il tema trattato (la pena di morte) e per la struttura del libro, che si basa sulla costruzione di un racconto (in realtà 4 racconti) non-fiction, richiamandosi a quello splendido romanzo di Truman Capote che è A sangue freddo.
Poi sono anche interessato a scrivere qualche cosa su Sei personaggi in cerca di autore, che ho da poco visto in DVD nel quadro di acquisti delle commedie di Pirandello che stanno uscendo in edicola.

Infine un ultimo motivo è la noia di partecipare, sia pure in modo molto defilato, a un dibattito che del dibattito ha solo l’apparenza, mentre nella sostanza si configura come uno scontro fra benpensanti e progressisti e, come tutti i dibattiti-scontro, pieno di luoghi comuni, di posizioni preconcette, e spesso anche solo di ricerca di una visibilità presso un pubblico che potrebbe essere potenziale elettore.

Ma oggi è successo qualche cosa di nuovo (non troppo, ma vale la pena di sottolinearlo): la scesa in campo ufficiale della Chiesa attraverso la Conferenza Episcopale Permanente e la pubblicazione di un suo documento contro il riconoscimento giuridico delle coppie di fatto. E, quello che è più grave, è l’imposizione (sia pure attraverso espressioni “soft” tipiche del linguaggio episcopale e tali comunque da caricare di ambiguità le varie affermazioni) ai deputati cattolici di votare contro qualsiasi legge che portasse a una legalizzazione delle coppie di fatto.

Il documento è molto verboso: si richiama al Vangelo, alla storia, alla biologia, alla struttura della Stato e alla Costituzione per affermare che il riconoscimento delle coppie di fatto “sarebbe inevitabilmente deleterio per la famiglia”, considerata “vera cellula della società perché garantisce la continuità e la cura delle generazioni”.
Una società in cui la famiglia fosse indebolita sarebbe una società che non risponde agli insegnamenti del Vangelo e quindi alla concezione di una società che si definisca cristiana.
Per questo motivo i vescovi si sentono in diritto di ricordare che “il diritto non esiste allo scopo di dar forma giuridica a qualsiasi tipo di convivenza o di fornire riconoscimenti ideologici: ha invece il fine di garantire risposte pubbliche a esigenze sociali che vanno al di là della dimensione privata dell’esistenza”.
Ai deputati cristiani (o cattolici?) viene quindi presentato il dovere morale di opporsi a qualsiasi legge che vada in questa direzione, tanto più se questa legge ammette fra le coppie di fatto coppie omosessuali “perché in questo caso si negherebbe la differenza sessuale che è innegabile”(???)

Non vi è dubbio che in questo documento vi è una visione di una società “giusta”, quella che viene sia pure sinteticamente espressa, e nella quale la famiglia (quella considerata tradizionale o naturale, e che naturale non è come hanno ampiamente dimostrato storici) svolge un ruolo determinante, e una società sbagliata, quella in cui non viene riconosciuto questo ruolo.
E fin qui nulla da eccepire.
Quello che non funziona proprio, e fa parlare di pesante condizionamento, è la pretesa che questa visione di società debba essere perseguita non per convinzione politica (come quella che, ad esempio, fa sì che un deputato si iscriva a un partito piuttosto che a un altro; che si faccia riconoscere in un programma piuttosto che un altro; che su questa basa chieda di essere eletto, etc.), ma per adesione ad una ben determinata concezione della società che ha origine in una fede religiosa. È vero che questa concezione di società viene anche spiegata in termini che potrebbero essere razionali (e quindi, direbbe qualcuno, anche laici); ma è anche vero che la differenza tra convinzione laica e convinzione religiosa è che la prima può modificarsi nel corso di una discussione o di un dibattito; la seconda no. Cioè, la prima è un’opinione; la seconda è verità.

Allora viene un sospetto: la tanto vituperata organizzazione degli stati islamici in teocrazie, la tanto vituperata sharia, sta penetrando, magari surrettiziamente, anche nella nostra società? In termini meno violenti, certo, magari anche più limitati e problematici. Ma la direzione è quella?
Forse richiamarsi a questo pericolo può sembrare eccessivo. Ma in una situazione in cui non esiste più un partito cattolico che, come tale, cioè come partito, portasse avanti istanze che avessero una rispondenza nelle visioni del Vaticano, la Chiesa deve rompere gli indugi e presentarsi in prima persona.
Con effetti a mio avviso devastanti, come lo sono stati i suoi interventi di invito all’astensione al tempo del referendum per respingere la famigerata legge sulle limitazioni alla procreazione medicalmente assistita.
Quello che ne risulterà, oltre ai danni specifici che ne deriveranno a decine e decine di migliaia di coppie, saranno effetti che riguarderanno la politica interna e la guerra fra poli, con appropriazioni di vittorie (da una parte o dall’altra: le mosche cocchiere) e arretramento ulteriore della ricerca di un modus viventi che non sia aprioristicamente conflittuale.

Fa molta specie che nei dibattiti televisivi sull’argomento (questa sera c’era Otto e mezzo) si sorvoli su tutti questi problemi e ci si limiti alla discussione se i vescovi hanno commesso un’ingerenza nella vita politica italiana con:
(1) da una parte i cattolici dichiarati (ma credenti?) che dicono di no, che la chiesa esprime una propria opinione sulla politica del nostro paese come è suo diritto in un paese che si dichiara laico; e che si appellano al linguaggio contorto e ambiguo per dimostrare che l’imposizione ai deputati di votare contro non è imposizione ma richiesta di coerenza (alla stato confessionale?);
(2) dall’altra parte i laici pavidi e rispettosi che invece insistono per il sì, dimostrando che questa presa di posizione non si è verificata in altri paesi dove il riconoscimento delle coppie di fatto si è verificato senza eccessive proteste da parte dei religiosi.
Tutto qui.

Dibattito fasullo, che, questa è la mia opinione, spiega perché la società italiana sia così arretrata da far fallire prima un referendum di abrogazione di una legge vergognosa, poi da presumibilmente far fallire il riconoscimento legale delle coppie di fatto, che, mi pare abbastanza certo, al Senato non passerà.

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