Archivio di aprile 2013

MAMMA ROMA (Pier Paolo Pasolini, 1962)

venerdì 12 aprile 2013

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È il secondo film di Pasolini. Anche questo, come Accattone è girato in bianco e nero e ha come ambiente la periferia di Roma. Non il territorio delle bidonville infestate da sottoproletari come nel film precedente. L’ambiente è la periferia dove i grandi, bianchi palazzoni dei quartieri di case popolari rappresentano il confine della città, oltre i quali si apre una campagna brulla popolata da antichi acquedotti romani, arcate, ruderi e frammenti di arcate. Si tratta del quartiere Don Bosco, dominato dalla cupola della basilica di San Giovanni Bosco, e di contro, il parco degli acquedotti dove dominano le arcate dell’Acqua Claudia.
È la storia del tentativo di una battona di risalire la china in cui è precipitata con il suo mestiere, e raggiungere un minimo di benessere gestendo una bancarella al mercato; e in tal modo assicurare al figlio una collocazione sociale dignitosa. Ma il tentativo non le riesce, la vita è crudele e non c’è spazio per tentativi individuali di riscatto. Le circostanze ti tireranno di nuovo giù, al livello da cui sei partita, dopo aver pagato un prezzo altissimo.

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LA CITTÀ E I CANI, di Mario Vargas Llosa, 1963

martedì 9 aprile 2013

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È il primo romanzo del premio Nobel per la letteratura 2010 Mario Vargas Llosa. È un romanzo non facile da leggere. Attorno al racconto principale si intrecciano episodi che riguardano la vita passata dei principali personaggi, come veri e propri flashback, alcuni descritti in terza persona, da voce narrante esterna, altri in prima persona per bocca del protagonista. In questo modo emerge con maggior vivacità l’ambiente caratteristicamente sudamericano di una società in costruzione dove etnie diverse convivono in stretta vicinanza, e così le classi sociali, le lingue, i modi di interpretare la vita, le stesse culture più o meno avanzate o più o meno arretrate.

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MISTERO BUFFO di Dario Fo, 1969

martedì 2 aprile 2013

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È forse il capolavoro di Dario Fo. Si tratta di una serie di monologhi che richiamano, sia come argomenti, sia come linguaggio, la commedia dell’arte di origine medioevale-rinascimentale. Questi monologhi vengono definiti “giullarate” cioè forme rappresentative che richiamano quelle svolte da una sola persona, il giullare appunto, in pubblico, spesso davanti a una chiesa alla fine di una funzione quando la gente era numerosa e poteva fermarsi ad ascoltarle. A volte si trattava di vere e proprie rappresentazioni con più personaggi, che tuttavia erano impersonati dal solo giullare che interpretava i diversi ruoli.

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